Luisa Muraro: Chiusura delle rivista “Via Dogana”. Noi femministe distanti dalle donne
Diffondiamo da www. 27esimaora.corriere.it del 7 dicembre questo intervista di Giovanna Pezzuoli a Luisa Muraro
Non è da tutti. Chiudere dopo 25 anni una rivista di qualità, che gode di una costante attenzione, ha un bilancio in attivo e soprattutto è un punto di riferimento per il femminismo della differenza — corrente di pensiero che smonta la pretesa neutralità e universalità del linguaggio, ponendo l’accento sulla realtà incontrovertibile della differenza più radicale, ovvero la differenza sessuale — in Italia e non solo. Eppure accade, sceglie di fare un passo indietro la filosofa Luisa Muraro, classe 1940, fondatrice della rivista Via Dogana e da sempre tra le sue ispiratrici. «Non è da tutti. La indicibile fortuna di nascere donna» era il titolo di uno dei tanti libri che ha scritto. «Era una frase di un’operaia romena immigrata — ricorda Luisa Muraro nella Libreria delle donne di via Calvi 29 —, ribaltava il malheur, la sventura di cui parla Simone Weil. E invece la sua inquietudine nutrirà il XX secolo trasformandosi in bonheur per tutte noi».
Come mai questa decisione di chiudere «Via Dogana»?
«La mia esigenza è di fare vuoto, fare silenzio. La ragione principale emersa durante un’affollata assemblea è la mancata rispondenza tra la rivista e quello che siamo oggi. Ecco perché ci siamo fermate, per pensare. Siamo consapevoli di avere lanciato idee buone, dobbiamo aspettare che si radichino. Lia Cigarini, donna di grande autorità, ha detto: “Non siamo rimaste indietro, siamo andate troppo avanti”. Ha ragione, ci sono idee incarnate nelle nostre esperienze che non si sono diffuse».
Per esempio?
«L’idea che con l’autorità si possano sgretolare certe istituzioni del potere politico, religioso, massmediatico. Come dice Vita Cosentino, che firma l’editoriale dell’ultimo numero, “massima autorità con minimo di potere”. O l’idea che l’equiparazione all’uomo non salva la ricchezza potenziale delle donne. O ancora, l’idea della potenza simbolica: non ci sono solo soldi, armi, successo. Non sono spiritualista ma conta l’efficacia di certe parole, si vede con papa Francesco, non è certo femminista, ma ha forza spirituale, il Vangelo nel cuore».
«Le donne sono ovunque» si intitola il numero 111, l’ultimo. Che cosa significa?
«Che c’è bisogno di ascoltare, di capire. Un mese fa sono stata a Rabat, a un convegno internazionale di donne nel cuore dei monoteismi, ebraico, cristiano e musulmano. Queste donne si trovano nella stretta tra l’emancipazionismo occidentale, spesso pretesto per portare la guerra in quei Paesi, e il fanatismo armato. A loro corrisponde e dà parola il femminismo della differenza».
E le giovani donne che oggi vanno avanti, acquistano visibilità, potere?
«Danno lustro a una baracca che sta crollando. Manca in loro una vera volontà di affermarsi se non come puntelli, riflessi, eterne seconde, manca un protagonismo di qualità. Nilde Iotti o Tina Anselmi erano un’altra cosa. Oggi prevale l’accontentarsi, sei ministra, sottosegretaria, ti basta. Del resto il criterio per gli uomini è scegliere le più “addomesticabili”. La domanda è: siamo noi a mancare di fiducia e aspettative nei confronti di queste donne o sono loro davvero deludenti? Certo, noi nate tra il 1935 e il 1955 siamo una “generazione fortunata”, come ha scritto Serena Zoli. Quelle venute dopo hanno davanti un cammino in salita. A loro cerchiamo di dare sostegno e incoraggiamento, lo ha fatto Renzi in quel modo lì, noi abbiamo altri mezzi e altri orizzonti».
Un passo indietro al 1991: come nasce «Via Dogana»?
«Nasce perché un’amica romana, Rosetta Stella, mi dà 20 milioni di lire per un’impresa politica. La Libreria era già consolidata, esisteva dal ‘75, così proviamo a mettere insieme le nuove idee e le nostre pratiche. Da quella dell’affidamento, che superava l’idea logora della sorellanza, alla riscoperta della relazione con le madri biologiche o all’esplorazione del passato e delle grandi madri simboliche, scrittrici e mistiche. Sempre avendo in testa che se c’è una politica è la politica delle donne».
Ma gli uomini?
«Non li abbiamo mai esclusi, né abbiamo mai creduto nel separatismo. Il primo uomo a comparire su Via Dogana è stato uno storico del Medioevo, Paolo Golinelli, che ha scritto un articolo sulla genealogia femminile di Matilde di Canossa. È importante che gli uomini prendano coscienza della differenza sessuale. Solo così viene meno quella sorda omosessualità mentale che poi sfocia nel politically correct verso le donne, quanto mai fastidioso».
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