Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Maria Grazia Ruggerini: Il lato oscuro degli uomini
Maria Merelli ci ha inviato questa segnalazione.
La violenza maschile contro le donne costituisce, in tutti i paesi del mondo, sia pure in forme e proporzioni differenti, un problema grave e diffuso. Una condizione che porta a soprusi e discriminazioni, ad una limitazione della libertà femminile che diviene anche impedimento nell’esercizio dei diritti di cittadinanza. Essa rappresenta una sorta di indicatore del permanere di una condizione storicamente ineguale, di profonda disparità nei rapporti tra uomini e donne, determinata dal “resistere” di culture patriarcali magari rese all’apparenza meno anacronistiche da un rivestimento di modernità. E’ stato questo il filo conduttore che ha guidato uno studio (il cui nucleo iniziale è stato realizzato con il contributo del Dipartimento Pari Opportunità) recentemente pubblicato sulle esperienze nazionali e internazionali nei confronti degli autori di violenze contro le donne.1 Esso ha ricostruito un segmento del contrasto alla violenza di genere ancora poco conosciuto, soprattutto scarsamente messo in pratica nel nostro Paese. Un vuoto tanto più stridente se si pensa che gli interventi rivolti alle donne hanno una lunga e forte storia, frutto delle lotte dei movimenti femminili e femministi dagli anni ottanta a oggi.
E’ acquisizione sempre più diffusa, infatti, che la violenza di genere non può essere rubricata semplicemente come un problema delle donne. Né si può ridurre in maniera semplificata il fenomeno alla coppia “patologica” donne vittime/uomini malati-devianti. Essa richiama invece una serie di questioni complesse che afferiscono alla sfera privata e pubblica tra cui ineluttabilmente la questione maschile, in termini di presa di coscienza del permanere di una cultura patriarcale talvolta insinuata negli strati inconsci della società e dei singoli; ma anche di responsabilità. Assumendo la prospettiva di genere (gender oriented), la ricerca ha quindi inteso puntare lo sguardo sulla variabile maschile all’interno del fenomeno della violenza che si esercita nelle relazioni di intimità (IPV Intimate Partner Violence). Una condizione, quella che concerne gli autori della violenza, che deve essere affrontata con urgenza, ancor più di fronte al moltiplicarsi di uccisioni di donne soprattutto da parte di uomini legati da relazioni affettive, ma anche dall’impressionante dilagare di un linguaggio violento e sessista, in particolare sul web. Anche la Convenzione di Istanbul per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, ratificata dal Parlamento italiano nel giugno 2013, prevede che le nazioni che la sottoscrivono adottino misure necessarie per prevenire, indagare, punire i responsabili e risarcire le vittime di atti di violenza subiti.
In Italia, le strutture rivolte agli autori di violenza contro le donne sono all’incirca una ventina, operanti solo da qualche anno, molto dopo le principali esperienze internazionali al riguardo: il primo centro, il CAM/Centro Uomini Maltrattanti di Firenze apre nel 2009, Emerge a Boston alla fine degli anni settanta. Come analizzato nello studio, diversi i percorsi e i modelli di intervento – terapeutici o psicoeducativi – gestiti soprattutto da associazioni del privato (eccetto un unico caso sorto all’interno di un ente pubblico) con il sostegno, in genere di diversa entità, delle istituzioni; dislocati soprattutto al centro nord; rivolti a uomini che si presentano volontariamente o sono in carcere ( sex offenders). Un panorama assai vario, quindi, anche se riconducibile a una cornice comune di principi e modi di operare internazionalmente riconosciuti, quali ad esempio l’ orientamento culturale secondo il quale la violenza è espressione di una cultura patriarcale di potere e controllo dell’uomo, la cui responsabilizzazione è condizione prioritaria del percorso da seguire.
Un’analisi, quella effettuata, che mostra con tutta evidenza come nel nostro paese, benché ci sia una nuova sensibilità sociale e un’attenzione prima inesistente al versante degli autori, sia mancato fino ad ora un disegno complessivo di costruzione di servizi rivolti a uomini violenti nelle relazioni di intimità. Soprattutto da parte delle istituzioni e delle politiche pubbliche. Che sia invece un investimento ad un tempo culturale, progettuale e finanziario nell’agenda pubblica lo dimostrano i paesi europei e d’oltre oceano che da molti anni, e all’interno di politiche complesse e integrate rivolte al contrasto della violenza di genere, hanno messo in campo sia interventi organici in collaborazione e a sostegno di Ong che hanno elaborato e sviluppato programmi di intervento nei confronti degli uomini violenti (perpetrators), sia forti campagne di educazione e sensibilizzazione rivolte agli uomini e in particolare ai giovani
Urge dunque che le istituzioni centrali e locali si facciano carico di questo nuovo segmento della attività di prevenzione alla violenza di genere per estendere ad altre aree del paese questo tipo di servizi e per rendere più efficaci quelli già attivi o in via di costruzione, con una particolare attenzione al Sud dove ci sono alcuni progetti in attesa di realizzazione. Istituire centri, consultori, luoghi di trattamento per uomini violenti/abusanti è una base indispensabile – da qui dunque in Italia occorre iniziare quale condizione preliminare e prioritaria – sia pure non sufficiente. Perché poi, per sviluppare in maniera adeguata queste strutture, occorre dare vita a vere e proprie azioni di sistema che abbiano al centro il “punto di vista” delle donne sulla violenza e dunque un investimento prima di tutto culturale oltre che progettuale e finanziario, nel quale già da diversi anni è impegnata un’associazione come Maschile Plurale che ritiene sia giunto il momento di una chiara presa di parola pubblica e di assunzione di responsabilità da parte maschile. Ci si augura che nuovi servizi riguardanti gli autori coinvolgenti anche operatori, comunità, città e territorio decidano di farsi carico del problema della violenza maschile sulle donne.
1 Lenove – studi e ricerche e’ il nome del gruppo che dal 1980 ha condotto ricerche sulle trasformazioni della soggettivita’ delle donne e delle loro condizioni di vita in ottica di genere, come documentato in www.lenove.org . Sui temi della violenza lavorano Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Stefania Pizzonia, Maria Grazia Ruggerini con la partecipazione di Monica Mancini.
Il lato oscuro degli uomini. La violenza maschile contro le donne: modelli culturali e di intervento, a cura di Alessandra Bozzoli, Maria Merelli, Maria Grazia Ruggerini, Roma, Ediesse, 2013. Collana sessismo&razzismo. Questo l’indice del volume che raccoglie nella seconda parte contributi di riflessione di esperti e operatori – uomini e donne – sulla maschilità; questo l’indice del volume: Presentazione
PARTE PRIMA Alessandra Bozzoli, Monica Mancini, Maria Merelli Maria Grazia Ruggerini, Le esperienze in Italia e all’estero dei Centri per autori di violenze contro le donne, Cap. 1 Violenza di genere: il focus sugli autori, Cap. 2 Cosa si fa nel resto del mondo per i maltrattanti, Cap. 3 Panorama italiano: iniziative e centri rivolti agli autori di violenze, Cap. 4 Contrastare la violenza: responsabilità maschili e politiche pubbliche. Appendice
PARTE SECONDA Marco Deriu, Cambiamenti di frame. La prospettiva culturale e politica del lavoro sulla violenza maschile; Chantal Podio, L’invidia maschile e la sua violenza; Michele Poli, Custodire l’umano oltre bene e male; Barbara Mapelli, Il conflitto necessario: un contrasto alla violenza?; Claudio Vedovati, Violenza e libertà. Il cambiamento è nelle relazioni; Bruno Guazzaloca, Maria (Milli) Virgilio, Il trattamento penale degli uomini violenti contro le donne. Profili giuridici; Cristina Oddone, Gli uomini e la comunicazione sulla violenza maschile contro le donne; Mario Sgambato, Il richiamo dei figli. L’epigenesi di un pensiero e di un’azione sul possibile trattamento della violenza maschile; Michela Bonora, Massimo Mery, L’esperienza del training antiviolenza in un consultorio per uomini; Alessandra Pauncz, Verso il luogo delle origini: riflessioni di una operatrice di eretica; Monica Dotti, Giorgio Penuti, La “cura” degli autori di violenza in ambito sanitario pubblico ; Anna Costanza Baldry, Amalia Rodontini, Il modello socio – educativo per detenuti di reati commessi a danno delle donne. Un’esperienza sul territorio campano e pugliese ; Francesca Garbarino, Paolo Giulini, Il trattamento del reo violento fuori dal carcere; Roberto Poggi, Un’antenna nel sommerso. L’esperienza del Cerchio degli uomini.
Appendice a cura di Maria (Milli) Virgilio, Una lettura critica del decreto legge n. 93/2013 (Focus sul contrasto alla violenza di genere), convertito nella legge 15 ottobre 2013, n. 119.
Category: Donne, lavoro, femminismi, Libri e librerie