Vito Mancuso: Per Bologna sintonia inedita tra il vescovo e il pontefice
Diffondiamo da Repubblica del 28 ottobre 2015 l’intervista di Valerio Varesi a Vito Mancuso sulla recente nomina di Matteo Zuppi (nella foto in alto) a nuovo arcivescovo della Chiesa bolognese da parte di Bergoglio: “Cercherà di adottare un linguaggio capace di parlare a una città abituata alla discussione e al pluralismo”
D. La nomina di Matteo Zuppi, il prete degli ultimi, è quindi una rottura molto forte col passato. Cosa succederà?
“Che il nuovo arcivescovo avvierà una pastorale concreta secondo l’indirizzo della Chiesa bergogliana. Francesco non predica conversioni, ma si mette al servizio di qualcosa di più grande di lui camminando tra la gente. Sarà un pastore con addosso ‘l’odore delle pecorè in linea con la visione accudente di una Chiesa ‘ospedale da campo’. Finora abbiamo avuto a Bologna una Chiesa-fortezza che si è sentita assediata dalla società e dalla modernità, a cui piaceva essere popolata di cavalieri che sfidano il loro tempo. Nella vecchia gestione vaticana non si sarebbe mai pensato a uno come Zuppi. Così come non si sarebbe pensato al parroco antimafia Corrado Lorefice a Palermo”.
D. Il clero bolognese lo seguirà o incontrerà resistenze?
“Il clero ha una parte conservatrice e una parte progressista, ma in mezzo c’è il grande centro che si adegua e segue il suo vescovo. A Milano i preti che erano con Martini sono in gran parte passati poi con Scola “.
D. E i fedeli? I cattolici bolognesi cresciuti con Biffi, Caffarra e Vecchi?
“Credo che in maggioranza seguiranno anch’essi il nuovo corso perché percepiranno la nuova ricomposizione pastorale nella sintonia tra il loro vescovo e il Papa. Prima questa uniformità non c’era visto che Caffarra è uno dei tredici firmatari della lettera dei contestatori nei confronti dell’impostazione del Sinodo”.
D. A suo parere il rapporto tra la Curia e il potere laico sarà meno invasivo?
“Zuppi cercherà il dialogo. Non è un esponente di quel cattolicesimo che si erge in opposizione alla cultura dominante. Almeno sulla carta mi pare che il nuovo presule adotterà questo rapporto. Ma soprattutto credo che cercherà di adottare un linguaggio capace di intercettare la sensibilità diffusa di una città abituata alla discussione e al pluralismo”.
D. Rivitalizzando una società ‘sazia e disperatà secondo l’espressione biffiana?
“Bologna non è più disperata di altre città. Il compito di un vescovo è restituire passione verso l’umanità. Oggi non crediamo più in noi stessi e quindi nemmeno nell’umanità. Dev’essere un buon Samaritano che non cura solo il corpo, ma l’anima “.
D. Intende dire che deve restituire speranza, ciò di cui oggi si ha forse più bisogno?
“Sì, è ciò di cui ha più bisogno il nostro tempo. Occorre individuare un orizzonte oltre la dimensione economica. Abbracciare ideali che ci permettano di ritrovare il valore dello stare assieme. È necessario un ordito che tenga unita la comunità e la Chiesa deve contribuire a tutto ciò, ma senza contrapporsi ai politici bensì infondendo speranza con azioni concrete”.
D. La provenienza di Zuppi dalla Comunità di Sant’Egidio che significato ha?
“Sant’Egidio è molte cose: è la mensa a fianco dei poveri, ma anche la diplomazia di monsignor Vincenzo Paglia”.
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