Alessandra Mecozzi: Viaggiare, scoprire, raccontare. Un dialogo tra culture palestinese e italiana
La Palestina, si sa, non fa “notizia”, se non quando avvengono massacri, attentati, distruzioni, attraverso i quali la popolazione palestinese viene presentata o come vivaio di terroristi o, nei casi migliori, come vittima della aggressiva e violenta politica israeliana. Quando, recentemente, sono salite all’onore delle cronache le rivoluzioni arabe, con vicende positive come la recente nuova costituzione tunisina, o tragiche, come la repressione dei manifestanti da parte del nuovo, si fa per dire, Governo militare egiziano, si era pensato che questi avvenimenti avrebbero portato un cambiamento positivo anche per la situazione palestinese.
Invece, involontariamente, sono state motivo di un suo ulteriore oscuramento. E’ raro, soprattutto in Italia, che “palestinese” voglia dire protagonista e alla storia del Mediterraneo e dell’umanità in generale, di creazione di cultura in molteplici aspetti. Sono ben più frequenti, e con giuste ragioni, le denunce e le azioni nei confronti della politica israeliana, le sue violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani.
Eppure, come ebbe a dire alla presentazione della campagna al Museo Nazionale di arte orientale, il prof. dell’Università di Cagliari, Wasim Dahmash, instancabile diffusore della cultura palestinese, la cultura è la forma più alta di resistenza. Si oppone alla politica israeliana che cerca di cancellare non solo la società palestinese, ma anche la sua storia e la sua memoria. Proprio contro il “memoricidio” e per far valere la soggettività ricca di questo popolo, un gruppo di volenterose e volenterosi di varie città, ha dato avvio ad una campagna nazionale (costituendo poi un’associazione con lo stesso nome) per scoprire e far conoscere aspetti della cultura palestinese, crocevia mediterraneo, alimentata da altre culture, attraverso la diaspora, mescolata a diversi apporti, nutrita dalla determinazione di una popolazione che resiste, vive, crea. Il motto “cultura è libertà” è sembrato il più adatto.
Basta guardare a quello che succede nei territori palestinesi occupati, a Gerusalemme, a Gaza, per comprenderne il perché. Qui la cultura è libertà quando riesce ad esprimersi, superando infiniti ostacoli, con la volontà di non arrendersi all’occupazione militare ed economica, alla discriminazione, al razzismo, esercitato da Israele nei confronti della popolazione palestinese, e non solo. Rappresentazione fisica più chiara ne è quel lunghissimo muro di “separazione”, che serve ad appropriarsi di terra, dividendo i contadini dai propri campi, gli scolari dalle proprie scuole, intere famiglie dai rispettivi villaggi. E d’altra parte che la cultura come libera espressione di sé sia invisa a regimi e occupanti, lo dicono anche quei militari che sadicamente sparano alle gambe di ragazzi che vogliono diventare calciatori! Lo sport non è anch’esso cultura, strumento di comunicazione tra persone e popolazioni? Una bella, indiretta, risposta è venuta da loro coetanei, cinquanta giovanissimi liceali israeliani che hanno deciso e scritto al Governo di Israele, di rifiutare una divisa troppo spesso macchiata di sangue palestinese e sempre dell’ingiustizia dell’occupazione.
La campagna Cultura è Libertà ha già fatto tappe in diverse città: a Roma, a Napoli, a Salerno, andrà a Palermo, e adesso arriva a Torino, grazie alla collaborazione con le Università di Betlemme e della stessa Torino.
Infatti si deve alla competenza e alla fantasia di una prof. universitaria di Torino, Ada Lonni, l’approdo in questa città con il ricco programma di “Palestina raccontata. Viaggi dall’occidente, viaggi dell’interno”. Il 18 marzo questo “viaggio” prenderà il via nell’Aula magna del rettorato dell’Università, con la sua ideatrice e con il prof. dell’Università di Betlemme, Walid Atallah, la segretaria generale dell’UNRWA, Marina Calvino e il prof. Angelo D’Orsi. Fino al 12 aprile si svolgerà il filo del viaggio in sette incontri e molteplici iniziative parallele (vedi date degli incontri).
Protagonisti del progetto Palestina raccontata sono donne e uomini che creano e trasmettono cultura, resistendo alla politica coloniale israeliana, distruttiva della memoria, storia, cultura e società palestinesi; resistendo ad uno strisciante oblio internazionale che tende a rendere invisibile quell’area di conflitto, richiamando periodicamente l’attenzione su improbabili negoziati di pace. Voci della cultura italiana si alterneranno a quelle palestinesi, nel Museo di arte orientale e al Teatro Regio. Tra gli e le ospiti: Elias Sanbar, Rami Kassis, Sahera Dirbas, Susan Abulhawa, Rula Khoury, Wasim Dahmash, Sami Hallach, Michel Warshawski, Murid Barghouti, Jeff Halper, Raed Saadeh, Raji Sourani.
Il viaggio, il più affascinante strumento di comunicazione e conoscenza di ogni tempo, è il filo conduttore del progetto, che si snoderà dalla Bibbia alle guide di viaggio palestinesi del XXI secolo, dai racconti occidentali che hanno contribuito a creare un immaginario “orientalista”, criticato da Edward Said, per il suo spirito quasi coloniale, alle nuove guide turistiche e agli itinerari di viaggio alternativi ideati dai palestinesi, per offrire al visitatore una rappresentazione originale della Palestina.
Saranno i palestinesi a raccontare i “viaggi in casa mia e alla ricerca della mia storia”: itinerari attraverso paesaggi in continuo cambiamento, dove sono state cancellate le tracce del passato, dove la natura, stravolta e rimodellata, rende talvolta difficile riconoscere anche i luoghi della quotidianità, zone un tempo frequentate e oggi inaccessibili, cancellate o sfigurate dai segni dell’occupazione israeliana.
Nei nostri tempi il viaggio in Palestina/Israele ha assunto un’altra dimensione quella della solidarietà. E’ il viaggio, nato nella seconda metà del XX secolo, quando alla violenza dell’occupazione israeliana e alla violazione del diritto internazionale e dei diritti fondamentali, la popolazione palestinese ha opposto la propria intifada e internazionalizzato la questione palestinese coinvolgendo la società civile globale, inclusa quella israeliana. Sono itinerari di incontro e scambio, viaggi intrapresi da nuovi soggetti per conoscere e condividere, per sostenere la lotta per la pace e la giustizia. Questa sessione sarà simbolicamente dedicata a Vittorio Arrigoni, viaggiatore pacifista, della solidarietà, ucciso a Gaza nel 2011.
Ogni incontro torinese sarà scandito da letture dei brani, musiche e proposte sceniche a cura della compagnia torinese Anticamera Teatro. Parallelamente, nel periodo degli incontri, verranno presentati libri e proiettati film poco conosciuti in Italia, come Straniero in casa mia di Sahera Dirbas, Il sale di questo mare, di Annemarie Jacir, Melograni e Mirra, di Najwa Najjar, e perfino una nuova produzione dell’UNRWA sull’avventuroso viaggio da Gaza verso Silverstone, di un gruppo di giovani meccanici che portano un prototipo di macchina da corsa da loro costruito, per Formula 1! Ci saranno mostre di calligrafia e fotografia, presentazioni di libri italiani e palestinesi.
E infine, dopo un confronto sulle culture del cibo tra una giovane attivista e food blogger Fidè Abuhamdiya, un’ italiana esperta di erbe e vini palestinesi, un rappresentante di Slow Food, si farà grande festa con adeguata cena e musica mediterranea, al Teatro Regio.
Il programma completo è in www.palestinaraccontata.it e quanto accade negli otto incontri previsti a Torino è presentato anche in www.inchiestaonline.it
Category: Culture e Religioni, Osservatorio Palestina