Antonella Ceccagno: La violenza simbolica nascosta nella tecnologia. Qualche nota sulla discriminazione di genere nei programmi di scrittura in cinese
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La macchina da scrivere cinese Double Pigeon del 1971 è diventata lo standard per le macchine da scrivere cinesi. Comprende un vassoio mobile su quale sono collocati 2.500 caratteri. Myung J. Chun / Los Angeles Times
Antonella Ceccagno
La violenza simbolica nascosta nella tecnologia: qualche nota sulla discriminazione di genere nei programmi di scrittura in cinese
Fino a tutti gli anni 1980 per scrivere in cinese serviva una ‘macchina da scrivere’ di dimensioni gigantesche e di peso considerevole, che, essendo priva di tastiera, aveva caratteristiche simili al sistema di stampa. Su un’enorme griglia rettangolare profonda solo pochi centimetri venivano sistemati circa 2500 piccoli cubi di piombo (Makinen 2016) su ognuno dei quali si trovava in rilievo un carattere, cioe’ l’unita’ di scrittura della lingua cinese.
Come per la composizione tipografica tradizionale, ogni carattere era collocato a rovescio, in modo tale che quando sarebbe stato rovesciato sulla pagina il carattere sarebbe risultato diritto. Un braccio di metallo veniva mosso lungo la grande griglia per scegliere i caratteri. Dal momento che il cinese non ha alfabeto, e che quindi non esiste un ordine alfabetico, bisognava memorizzare la posizione di ogni singolo carattere. Per scrivere servivano quindi persone con conoscenze specialistiche.
In Italia, in quegli anni, molti imprenditori iniziavano a vendere alle prime delegazioni cinesi in visita in Italia macchinari per la lavorazione delle pelli, la produzione di scarpe, la lavorazione delle mattonelle e altro. Erano gli albori del periodo delle riforme in Cina, l’inizio dell’epoca dell’economia di mercato (cosiddetta ‘socialista’) che nel corso dei decenni avrebbe contribuito a trasformare la Cina in una superpotenza.
Tutto questo pero’ negli anni 1980 era al di la’ dal venire. Allora, piccoli imprenditori del Veneto, della Toscana, della Lombardia non pensavano al futuro lontano ma a un futuro molto vicino: a loro serviva qualcuno che potesse preparare brochures in cinese per i nuovi clienti cinesi che arrivavano in folte delegazioni in cerca di tecnologie …
In maniera rocambolesca, una giovane studentessa molto intraprendente porto’ in Italia dalla Cina una di quelle gigantesche ‘macchine da scrivere’ e offri’ il servizio di scrittura in cinese sul mercato italiano. Per quanto ne so, era l’unica macchina per scrivere in cinese in Italia. L’affare della macchina da scrivere duro’ poco (per fortuna, perche’ si perdeva la vista a scegliere minuscoli caratteri a rovescio) e comparvero i primi programmi di scrittura in cinese per computer.
Tra i diversi metodi, quello forse piu’ facile per chi ha imparato la lingua cinese da adulto era il metodo che usava e tuttora usa il pinyin (cioe’ la trascrizione fonetica della lingua cinese) che consiste nel digitare sulla tastiera con scrittura alfabetica la trascrizione fonetica del carattere per poi scegliere sullo schermo il carattere o i caratteri desiderati tra tutti i possibili omofoni che compaiono sullo schermo (la lingua cinese ha una grande quantita’ di omofoni). Ad esempio se si vuole scrivere ‘lei’ -che in trascrizione pinyin si scrive ta – si digitano le lettere t e a sulla tastiera; sullo schermo compaiono i caratteri ta 他 = lui, ta 她= lei, ta 它 = esso/essa e altri caratteri omofoni, tra cui scegliere. La cosa interessante e’ che il software per la scrittura in cinese fin dagli inizi offre suggerimenti sia per la scelta dei caratteri (offrendo per primi quelli maggiormente diffusi, come ad esempio i pronomi personali che abbiamo appena visto), sia per il completamento di parole costituite da due o piu’ caratteri (la maggioranza delle parole in cinese sono formate da due o piu’ caratteri), in maniera simile a quello che succede ora quando si scrive al computer in altre lingue.
Nel 2004, proprio vent’anni fa, quando i programmi di scrittura in cinese erano ormai diffusi, ho scritto un articolo, frutto di un esperimento teso a gettare luce sul tema del rapporto tra lingua e societa’ (Ceccagno 2006). Siamo dunque nell’ambito della sociologia del linguaggio, la quale studia il modo in cui le strutture della societa’ e le diseguaglianze sociali si riflettono sulla lingua, ma anche come – in maniera forse meno evidente ma non meno incisiva- la lingua a sua volta contribuisca a modellare la nostra percezione di noi stess* e del mondo intorno a noi.
L’esperimento che ho fatto allora era articolato perche’ analizzava sia il modo in cui i pronomi personali vengono proposti dal programma di scrittura in cinese sia i cosiddetti ‘falsi generici’ (Hellinger and Bussman 2002) e i nomi ‘dal genere nascosto’ (Brown 2001). In questo contesto, pero’ vorrei riproporre solo l’esperimento e le riflessioni relative al divario di genere che era emerso dall’analisi del piu’ diffuso programma di scrittura dell’epoca (si trattava di Microsoft Word 2003 con Microsoft Pinyin IME 2023). Volevo capire in quali condizioni quel programma proponeva un pronome femminile o maschile e se questo contribuisse a ridurre o rafforzare le discriminazioni di genere.
Non so che impatto abbia avuto il mio articolo all’epoca. Ricordo che le riviste di linguistica (e non di sociologia del linguaggio) che conoscevo allora non erano affatto interessate a temi come questo. Le mie riflessioni sul genere nascosto, ad esempio, venivano liquidate da qualche linguista con la frase ‘ma il maschile e’ il genere non marcato!’ e questo chiudeva il dibattito, come se il fatto stesso che il maschile venisse considerato ‘non marcato’ ci esimesse da riflettere sul perche’ di questo stato di cose, linguistiche e non (il paragone che mi viene in mente qui e’ quello dell’uso in Italia dell’espressione ‘di colore’ mutuata dall’inglese ‘colored’, che parte dal presupposto che tutt* siano ‘di colore’ salvo i cosiddetti ‘bianchi’). Poco tempo fa, pero’, ho scoperto che ancor oggi quel mio articolo viene proposto come testo d’esame da un’universita’ statunitense.
L’esempio di uso del software di scrittura con i pronomi personali che ho proposto poco sopra non e’ stato fatto a caso. Come abbiamo visto, in cinese i pronomi personali femminile, maschile e neutro si pronunciano allo stesso modo, ma si scrivono con caratteri diversi. Il mio esperimento del 2004 consisteva nel digitare alcune proposizioni composte da pronome personale + verbo per vedere quale pronome il programma mi avrebbe suggerito. Riporto qui sotto i risultati: nel primo gruppo sono elencato le azioni per le quali il software proponeva un pronome personale maschile, nel secondo gruppo le azioni per cui veniva proposto un pronome personale femminile.
Pronomi proposti dal sistema di scrittura: MASCHILI | Pronomi proposti dal sistema di scrittura: FEMMINILI |
他拜访ta baifang lui fa visita
他开车ta kaiche lui guida 他讲课 ta jiangke lui insegna 他喊 ta han lui grida 他看 ta kan lui guarda 他做饭 ta zuofan lui prepara il cibo 他希望 ta xiwang lui spera 他睡觉 ta shuijiao lui dorme 他呼吸 ta huxi lui respira 他划船 ta huachuan lui rema |
她唱歌 ta changge lei canta 她跳舞 ta tiaowu lei balla 她笑 ta xiao lei ride 她走路 ta zoulu lei cammina 她洗衣服 ta xiyifu lei lava la biancheria 她炒菜 ta chaocai lei salta le verdure 她哭 ta ku lei piange 她体贴 ta titie lei bada con grande cura 她 温情wenqing lei ha un buon cuore 她扫地 ta saodi lei pulisce il pavimento
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Ho messo prima i verbi preceduti da pronome maschile (secondo la tradizione) perche’ qui torniamo al concetto che il maschile sarebbe il genere non marcato, cioe’ il genere che per convenzione indica entrambi i generi. E in effetti dormire, guidare e sperare non sono prerogativa di un genere solo. Ma se davvero fosse cosi, se cioe’ davvero non ci trovassimo davanti a casi eclatanti di ‘falsi generici’, perche’ allora davanti a ‘ballare’, ‘piangere’ e ‘pulire il pavimento’ non c’e’ il pronome maschile visto che sono azioni che potrebbero essere fatte sia da maschi che da femmine? Dobbiamo quindi riconoscere che la semantica dei caratteri che seguono il pronome conta, e che questo riflette il fatto le azioni e le attitudini umane vengono sostanzialmente divise in due grandi gruppi: quelle che si considerano universali e quindi, per convenzione (una convenzione tutt’altro che neutrale!) sono comprese sotto il genere maschile; e quelle che sono altrettanto universali – tutt* piangiamo, tutt* ridiamo- ma che una convenzione basata sulla discriminazione di genere considera femminili. Un’antropologa – o forse dovrei dire un antropologo? -venuta da Marte che provasse a scrivere con un programma di scrittura in cinese sarebbe indotta a pensare che in un’ambiente in cui si parla cinese i maschi dormono, sperano e guidano mentre le donne cantano, badano alle persone con grande cura e puliscono il pavimento. Non e’ cosi, vero????
Quello che emerge dall’esperimento, dunque, e’ che il programma software ripropone e quindi rafforza una costante discriminazione di genere.
Immagino gia’ che qualcuno pensi che sto descrivendo qualcosa di vecchio, qualcosa che succedeva vent’anni fa … Lo pensavo anch’io. Per questo ho rifatto lo stesso esperimento oggi, usando il programma di scrittura in cinese del mio Macbook air del 2020 con MacOs Sonoma 14.3.1.
Qualche cambiamento c’e’: i verbi ‘insegnare’, ‘urlare’ e ‘respirare’ nel programma in uso nel mio computer ad aprile 2024 vengono proposti con pronome femminile, invece che maschile. Il percorso inverso viene fatto dall’espressione ‘saltare le verdure) 她炒菜ta chaocai per la quale il software propone ora il pronome maschile. Il che e’ un po’ contradditorio perche’ quando si compongono altre proposizioni pronome + verbo con ‘cucinare/arrostire’ o ‘friggere’ il pronome che viene proposto e’ quello femminile. Per quanto riguarda他做饭 ta zuofan = lui prepara il cibo, e’ possibile che l’attribuzione automatica del pronome maschile, allora e ora, dipenda dal fatto che il primo carattere dopo il pronome e’ il verbo 做zuo = fare.
E che pronome si potrebbe immaginate ci venga proposto per la proposizione pronome+ ‘lava le tazze’? Io avrei immaginato il pronome neutro, perche’ mi viene subito in mente la lavastoviglie. Il software invece propone il pronome femminile: 她洗碗ta xiwan = lei lava le tazze.
Insomma, non e’ cambiato (quasi) nulla in questi ultimi vent’anni. E la tecnologia non e’ di nessun aiuto nel ridurre la discriminazione di genere. Anzi, questo piccolo esperimento mostra che la tecnologia aiuta a rafforzarlo quel divario.
E a ben pensarci, forse non e’ un caso che il tema dell’impatto e delle implicazioni delle scelte di un software sulle strutture cognitive incorporate negli esseri umani non sia saltato subito agli occhi nel caso dei metodi di scrittura in cinese (come nel caso di molte altre tecnologie). Mi piace riportare qui uno stralcio di quello che ha detto Pierre Bourdieu a proposito della violenza simbolica – una violenza che puo’ funzionare solo appoggiandosi alle strutture cognitive di chi la subisce- in un’intervista fatta da Sergio Benvenuto (2019);
‘In altri termini, attraverso delle strutture linguistiche che sono, allo stesso tempo, strutture corporali, si inculcano delle categorie di percezione, di apprezzamento, di valutazione, e allo stesso tempo dei princìpi di azione sui quali si basano le azioni, le ingiunzioni simboliche (le ingiunzioni del sistema di insegnamento, dell’ordine maschile, ecc.) …’
Sostanzialmente, quello che Pierre Bourdieu sosteneva era che non basta prendere coscienza della dominazione (di genere, come di quella insita nel sistema di insegnamento) perche’ la violenza simbolica si esercita con la complicita’ di strutture cognitive le quali sono profondamente incorporate e non sono consce. Quindi e’ a livello inconscio che non mettiamo in discussione la dominazione di genere, e anzi vi aderiamo (femmine e maschi) e la riproduciamo.
Un mio studente, a lezione, ha obiettato che alla base della scelta del pronome vi sia la frequenza con cui un determinato verbo viene associato a un pronome femminile o maschile da noi che usiamo quel programma. Non so dire se abbia ragione, ma anche fosse, non ci siamo spostati da dove eravamo: sostanzialmente, oggi come vent’anni fa, un software per la scrittura da alle azioni umane un genere maschile o femminile in modo tale da riproporre, e quindi vivificare, vecchi stereotipi e vecchie discriminazioni di genere. Per tornare a dirla con Bourdieu, ‘in sintesi, è attraverso una logica disposizionale che l’ordine si impone’.
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Benvenuto, Sergio (2019) ‘Una conversazione/ Pierre Bourdieu. La violenza simbolica’,https://www.doppiozero.com/pierre-bourdieu-la-violenza-simbolica
Brown, Friederike (2001) ‘The communication of gender in Turkish’ in Gender across Languages, a cura di Marlis Hellinger and Hadumod Bussmann, vol.1, Amsterdam & Philadelphia: Benjamins, 283-310.
Ceccagno, Antonella (2006) in Gender, Language and New Literacy a cura di Eva-Maria Thune, Simona Leonardi e Carla Bazzanella, London, Continuum, 212-230.
Hellinger and Bussmann (2002), ‘Gender across languages: The linguistic representation of women and men’, in Gender across Languages, a cura di Marlis Hellinger and Hadumod Bussmann, vol. 1, Amsterdam & Philadelphia: Benjamins, 1-25.
Makinen, Julie (2016) Before the computer, there was something almost as complex: the Chinese typewriter, Los Angeles Times, 3 settembre 2016
https://www.latimes.com/world/asia/la-fg-chinese-typewriter-snap-story.html
Category: Osservatorio Cina