8 marzo 2016: Caserta porta a Bologna le sue eccellenze con le firme di Mauro Felicori e Maurizio Pollini

| 7 Marzo 2016 | Comments (0)

 

Diffondiamo la notizia della presenza a Bologna l’8 marzo 2016 delle eccellenze di prodotti di Caserta e come amici bolognesi di Mauro Felicori riportiamo  una breve traccia del dibattito nazionale che lo ha investito a proposito del suo lavorare troppo come direttore alla Reggia di Caserta.

 

1. 8 marzo 2016. Caserta porta a Bologna le sue eccellenze con le firme di Mauro Felicori e Maurizio Pollini

Donato Riello, www.belvederenews.net, 4 marzo 2016

Il giorno della festa della donna, Caserta porta a Bologna le sue eccellenze. 13 aziende casertane e due consorzi potranno far assaggiare la bontà dei propri prodotti enogastronomici ai bolognesi durante una serata dedicata esclusivamente alla nostra provincia. Il Caserta day si svolgerà l’8 marzo dalle ore 19 all’Enoteca Italiana di via Marsala a Bologna. L’idea è nata dalla collaborazione tra il bolognese direttore della Reggia di Caserta, Mauro Felicori, e il presidente provinciale di Confesercenti Caserta, Maurizio Pollini.

“Tutto è nato per gioco, speriamo si riveli un successo”, dice il direttore Felicori durante la presentazione dell’evento. “Conosco Enoteca Italiana e so che spesso ospitano barman, quindi mi è venuto in mente di allargare l’invito anche alle altre eccellenze casertane e, oltre al vino, portare mozzarella, olive, pane e mele. Presenteremo la Reggia e i beni culturali che possono essere il traino per lo sviluppo del territorio. Spero si possa ripetere la stessa iniziativa anche in altre città”.

“Portiamo la nostra cultura a Bologna, perché i prodotti hanno una storia”, spiega invece Pollini. “Il momento è difficile, dobbiamo lanciare un segnale: Caserta è terra di eccellenze. Questi prodotti meritano di essere rappresentati, perché gli unici a creare lavoro in una terra dove le grandi industrie stanno chiudendo sono i piccoli produttori e i commercianti”.

Il direttore regionale della Confesercenti Campania, Pasquale Giglio, dice che non si fermeranno qui: “Prepareremo altri incontri per promuovere la Campania in Emilia Romagna”. E a proposito di nuovi eventi, a margine della conferenza stampa, Maurizio Pollini fa un annuncio: “In preparazione abbiamo una manifestazione dello stesso tipo da fare a Bruxelles in primavera all’interno del parlamento europeo, perché la politica deve capire quanto siamo importanti. Stiamo diventando un esempio per le altre province del sud”.

Il direttore Mauro Felicori, in merito a un possibile evento emiliano in città, è chiaro: “Portare i prodotti bolognesi a Caserta non è il mio scopo, adesso mi voglio impegnare per portare investimenti a Caserta da Bologna”. “È bene sottolineare che questo evento innovativo è stato possibile grazie allo sforzo delle imprese”, dice in chiusura Gennaro Ricciardi, direttore provinciale di Confesercenti.

All’evento di Bologna sarà possibile assaggiare anche il Cocktail della Reggia di Giacomo Serao, proprietario dell’omonimo bar, a base di liquore di melannurca e Pallagrello, preparato dal noto barman Isidoro Bokambanza.

Le azienda che andranno a Bologna sono in totale 13. I produttori di vini sono: Caprareccia e Bianchini Rossetti di Casale di Carinola, i Borboni di Luciano, Sclavia di Liberi, Alepa e Vestini Campagnano di Caiazzo; Gennaro Papa di Falciano del Massico. Per i dolci ci sarà la Goccia di Aversa, per le olive l’Agriturismo Sangiovanni di Caiazzo; per il pane il Pandiseta di Caserta; per il formaggio conciato romano Le Campestre di Castel di Sasso; per la birra artigianale la Karma di Alife e Alvignano. Presenti anche i consorzi della Melannurca e della Mozzarella di bufala Dop.

 

 

 

2. Il direttore lavora troppo e mette a rischio la Reggia di Caserta.

Antonello Verardi, Il mattino.it 3 marzo 2016

«Il Direttore permane nella struttura fino a tarda ora». Non solo. «Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura museale». Chi è questo stravagante personaggio che la sera non vuole tornare a casa e resta sul luogo del lavoro, danneggiando? È sano di mente? Chi lo ha messo lì, creando disorientamento e preoccupazione? È un direttore di un’azienda privata che deve fare i conti con il mercato difficile e con i fusi orari e perciò deve fare le ore piccole nel suo ufficio? No, no, niente di tutto questo.

Il direttore non è un pazzo, o per lo meno ha superato tutti i test psico-attitudinali ai tempi dell’assunzione e non ha dato segni di particolare sconnessione durante i suoi incarichi precedenti. Si è sempre comportato così. È stato nominato da poco e per giunta lavora nella pubblica amministrazione, nel senso che potrebbe scansare il lavoro eppure non lo fa. E non è un funzionario qualsiasi, è il nuovo direttore della Reggia di Caserta, bella e maledetta, uno dei più importanti monumenti al mondo, orgoglio dell’Italia, grande occasione persa, simbolo di tutti i guasti dei beni culturali nel nostro Paese, in particolare al Sud. Si chiama Mauro Felicori, viene da Bologna, da giovane faceva il giornalista; i primi giorni sembrava un marziano, ora si è integrato ma continua a muoversi come un marziano. Ma chi lo accusa di lavorare troppo? Non ci crederete: i sindacati. L’accusa è contenuta in un documento ufficiale di protesta redatto nei giorni scorsi da un numero consistente di sigle sindacali che rappresentano i lavoratori della Reggia. Il documento ha un oggetto che la dice lunga: «Gestione della Reggia di Caserta. Rilievi».

Ora, siccome sembra uno scherzo anche se di pessimo gusto, bisogna aggiungere che scherzo non è perché il documento di protesta è stato inviato al capo di gabinetto del ministro Dario Franceschini, al segretario generale del ministero dei Beni Culturali e al responsabile della Direzione generale dei musei: Giampaolo D’Andrea, Antonia Pasqua Recchia e Ugo Soragni. Che l’hanno preso sul serio perché hanno chiesto delucidazioni all’accusato, cioè a Felicori. Certo, il documento è di tre pagine e mezza e la scrittura oscilla tra il burocratese e il sindacalese; essendo un documento sindacale è scattata la procedura per la richiesta di chiarimenti. Ma è davvero singolare che il neo direttore della Reggia di Caserta sia chiamato a dare spiegazioni sul tutto ma anche sul perché lavora troppo e fa le ore piccole in ufficio. Vale la pena riprodurre per intero il passaggio surreale: «Il Direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura».

Due capoversi sopra, c’è anche la premessa logica, giusto per essere chiari: «A cinque mesi dall’insediamento del nuovo direttore della Reggia di Caserta spiace rilevare che…». Quindi i sindacati sono dispiaciuti che Felicori resti nel tardo pomeriggio e di sera lì invece di prendere la strada di casa. Fermo restando che il ruolo del sindacato è più che importante, che i diritti dei lavoratori vanno difesi, che le prevaricazioni sul posto di lavoro vanno respinte con le forza, va capito che cosa sta succedendo nella Reggia di Caserta. Intanto, non tutti i sindacati hanno firmato quel documento, alcuni di essi hanno fatto un passo indietro. La nota di protesta riguarda l’intera organizzazione del lavoro ma si capisce chiaramente che di fondo c’è un certo malcontento nei confronti di Felicori. Il quale ha il vizio, se vizio è, di fare spesso di testa sua.

E di prendere alla lettera il mandato che gli è stato dato dal ministro, avallato direttamente dal premier Matteo Renzi: risollevare la Reggia, ora in stato comatoso, incrementare il numero dei visitatori, riorganizzare il servizio con una logica più moderna, combattere con forza il malcostume e gli intrallazzi di custodi, dipendenti e faccendieri che nel monumentale palazzo del Vanvitelli stazionano, alcuni per contratto (i primi e i secondi) ed altri per radicata consuetudine (i terzi). Felicori si è messo di buzzo buono e, in questi primi cinque mesi, ha preso una serie di decisioni, rivoluzionarie nella loro ordinarietà perché eversive rispetto al passato.

I suoi predecessori non vivevano a Caserta ma erano pendolari (grazie alle comodità): la stazione ferroviaria è di fronte alla Reggia, vi fermano anche le Frecce dell’alta velocità. Lui non torna a Bologna neanche nel fine settimana, anzi si fa raggiungere dalla moglie. Va in giro per Caserta e per la sua provincia, a conoscere il territorio, nel weekend, e poi ne scrive su Facebook; durante la settimana arriva ogni giorno in ufficio alle sette e mezza (abita lì, proprio lì) e se ne va non prima delle otto, nove di sera. I custodi e gli altri dipendenti lavorano dalle sette del mattino alle sei e mezzo del pomeriggio, la Reggia chiude a quell’ora, il parco un’ora prima del tramonto.

Gli altri direttori se ne andavano prima della chiusura, subito dopo se ne andavano (spesso) i dipendenti che avrebbero dovuto staccare alle sei e mezza. Felicori invece resta lì, ma dalle cinque alle sei e mezzo esce dall’ufficio e va in giro per il palazzo, tra parco e appartamenti. Vigila. Dopo le sei e mezza sale in ufficio e ci resta fino a tardi, con un gruppo di dipendenti amministrativi alcuni dei quali erano prima custodi e ora sono stati da lui spostati. Insomma, ha cambiato tutto. E vuole cambiare ancora; rimodulerà gli orari, sposterà un altro po’ di gente per arrivare al suo obiettivo finale: tenere aperta la Reggia sette giorni su sette. Sì, perché non tutti lo sanno ma il palazzo del Vanvitelli resta chiuso il martedì per far riposare i dipendenti: è l’effetto di vecchi accordi sindacali, non è stato mai possibile modificarli. Un posto bellissimo, la Reggia di Caserta. Ma davvero complicato. E Felicori non riesce ancora a capacitarsi di molte cose che a lui, ma anche a noi, appaiono davvero strane.

Agli inizi di questo mese ha fatto i calcoli e ha scoperto che a febbraio c’è stato un incremento del 70% di presenze rispetto allo stesso mese del 2015. Quando i suoi collaboratori gli hanno portato i dati pensava che avessero sbagliato e avessero confuso 7 con 70. Ha fatto controllare, ha ricontrollato anche lui; il dato era esatto: 70%. Perché a lui sembrava strano? Perché è molto, molto difficile che le presenze in un qualsiasi monumento quasi raddoppino in mancanza di un evento eccezionale, di una campagna particolare, di un’iniziativa straordinaria, peraltro in un periodo dell’anno abbastanza piatto. Insomma l’incremento del 70% è il semplice effetto della presenza costante del direttore controllore, dalla mattina alla sera. Fino a tarda ora. Un comportamento, hanno scritto i sindacati, che «mette a rischio l’intera struttura museale». E si è visto.

3.  La Reggia di Caserta. Il direttore secchione e l’assist dei sindacati a Renzi

Manlio Lilli, Il fatto quotidiano, 6 marzo 2016

“La nomina a direttore della Reggia di Caserta mi riempie di orgoglio. Per un dirigente pubblico che ha dedicato la propria vita professionale alla cultura è un riconoscimento che fa un enorme piacere… Mi attende una nuova fantastica e impegnativa sfida che mi accingo ad affrontare con umiltà, volontà di ascolto e desiderio di imparare”, diceva all’Ansa Mauro Felicori nell’agosto scorso.

E’ più che probabile che alla Reggia debbano aver equivocato quel riferimento all’“umiltà, all’ascolto e al desiderio di imparare. E poi veniva da Bologna. Ipotizzare che la sua presenza settimanale sarebbe stata ridotta quasi naturale. Insomma tutto lasciava presagire che alla Reggia tutto sarebbe rimasto com’era. Bazaar abusivi, venditori ambulanti, chiromanti che predicono il futuro. Il tutto tra i rifiuti. E poi le automobili dei dipendenti che circolano indisturbate all’interno del parco. Mentre all’interno non erano poche le parti interdette alle visite. Un caos ormai cronicizzato che aveva finito per influire sugli ingressi. Letteralmente crollati.

Poco più di cinque mesi dopo, situazione quasi capovolta. Ingressi aumentati considerevolmente. Introdotte regole chiare, soprattutto per il personale in organico. Una per tutte. Eliminato il giorno di chiusura del martedì. Il sito aperto sette giorni su sette. E poi la scelta di essere in loco dalla mattina alla sera. Ben oltre l’orario di chiusura. “Il direttore permane nella struttura fino a tarda ora senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura”, hanno scritto i rappresentanti di sindacati quali Uilpa, Ugl-Intesa, Usb e Rsu, in una lettera inviata al ministro Franceschini e ai suoi più stretti collaboratori. Felicori trasformato in un pericolo. Per colpa della sua smania di darsi da fare. Ma è bastato pochissimo perché il sassolino lanciato dai sindacati si trasformasse in una valanga che ha finito per seppellirli.

Già perché i rappresentanti nazionali, intuendo quanto la presa di posizione fosse sbagliata, hanno fatto a gara a prenderne le distanze. Tentativo da quel che sembra fallito. Per rendersene conto è sufficiente leggere i commenti pubblicati sulla pagina Facebook della Reggia. “Dalla parte del direttore. … Via, chi non ha voglia!”, ma anche “I sindacati? Non hanno voglia di lavorare. Per questo che fanno finta di difendere i lavoratori”. Alla Reggia, come a Pompei nel passato recente, i sindacati hanno preso decisioni discutibili, nella sostanza e nelle modalità. Con il risultato di prestare il fianco alle facili critiche. Pressoché dell’intero Paese. Circostanza che Renzi non ha evitato di amplificare chiudendo nel post su Facebook il suo ragionamento con “Il vento è cambiato. Viva la cultura, viva l’Italia che si impegna”.

Una spruzzata di consueta demagogia su una questione seria. Perché è innegabile che la Reggia sia uno dei luoghi della cultura italiana più simbolici. Ed è altrettanto innegabile che Felicori abbia creato quel corto circuito necessario per renderla maggiormente fruibile. Per restituirle quel decoro che da tempo le manca. Anche per questo le rappresentanze sindacali male hanno fatto a denunciare una non conforme gestione del personale. Sia per quanto riguarda i ruoli che gli orari. Che questo rilievo si sarebbe con buone probabilità potuto trasformare in un’accusa di scarsa dedizione al lavoro era più di una semplice possibilità. Alla quale però le rappresentanze sindacali non sembrano aver pensato. Con il risultato che un altro rilievo non avesse la necessaria visibilità. Pur meritandola ampiamente. Utilizzare il personale in eventi organizzati all’interno del Monumento, “distraendolo dal servizio istituzionale per utilizzarlo a servizio di terzi, con la conseguente riduzione degli spazi di fruizione riducendo la tutela e la sicurezza del museo” non è una questione secondaria. Perché travalica la querelle sulla Reggia. Riguarda l’idea, evidentemente perseguita anche a Caserta, che la valorizzazione non contempli deroghe. L’azienda-Reggia deve produrre profitti, come d’altra parte è auspicabile che sia. Come questo obiettivo si raggiunga non è poi così importante, sostengono Renzie&Franceschini.

In questo hanno sbagliato le rappresentanze sindacali a Caserta. A non sottolineare quel che hanno scritto quasi per inciso. A denunciare quel che probabilmente andava accettato, dopo anni di anarchia. E così, tra evidenti strumentalizzazioni politiche, Renzi gongola per l’insperato autogol dei sindacati. “Viva la Cultura, viva l’Italia che s’impegna” più che la frase di un premier sembra il refrain di una canzone di Elio e le storie tese.

 

 

4. Il caso delle Reggia di Caserta: Una montatura contro i sindacati

Roberto Ciccarelli, Il manifesto 6 marzo 2016

Beni culturali. Nella lettera dello «scandalo» non c’è scritto che il direttore del museo Felicori «lavora troppo». La Uil ha sospeso un suo funzionario che risponde: «Nessuna accusa a Felicori di lavorare troppo, anzi c’è la preoccupazione di tutelarlo predisponendo il servizio di vigilanza anche negli orari in cui si intrattiene». Il documento dei sindacati Ugl, Usb, Uil e delle Rsu della Reggia di Caserta porta la data del 22 febbraio e solleva problemi già affrontati in un’interrogazione parlamentare. E’ diventato un caso quando Renzi l’ha scelta per una crociata contro i sindacati.

Sindacalisti sconfessati dalle loro organizzazioni, fuoco e fiamme contro i sindacati sui quali ha soffiato il presidente del consiglio Renzi nella sua e-news agli iscritti al Pd. «La pacchia è finita» avrebbe detto un visitatore ieri a un custode della Reggia di Caserta, replicando la stessa espressione usata da Renzi. Uil-pa, Usb, Ugl-Intesa e le Rsu avrebbero protestato contro il direttore Mauro Felicori che lavora troppo, oltre l’orario di chiusura della reggia.

Il segretario Cgil Susanna Camusso ha detto che «i sindacati che hanno sottoscritto la lettera hanno sbagliato». «Mi fa piacere che mi difenda» ha risposto Felicori che ha ribadito di essere «esterrefatto». «Quello che è accaduto è grave e incredibile – ha rincarato la dose il segretario Cisl Anna Maria Furlan – Ma noi siamo un sindacato responsabile». «Sono indignato – ha detto il numero uno della Uil Carmelo Barbagallo che parla dei suoi funzionari che avrebbero «abusato del loro ruolo cercando di intimidire chi fa il proprio lavoro. Ci schieriamo contro truffatori e assenteisti in un momento in cui i giovani hanno fame di lavoro». «Non eravamo a conoscenza di tale iniziativa – ha assicurato Nicola Turco segretario Uilpa che critica l’«atteggiamento irresponsabile dei sindacalisti coinvolti».

La Fp-Cgil ha pubblicato su facebook il testo della lettera incriminata datata 22 febbraio. Nella versione postata manca la firma della Cgil, apparsa inizialmente in un’altra versione della lettera diffusa su twitter. «Una lettera sbagliata a partire dalla forma per arrivare al metodo scelto» spiega Fp-Cgil.

Ma il danno è fatto. È stata l’occasione per Renzi di continuare la crociata contro i «corpi intermedi» e l’elogio della propria efficienza com’è avvenuto nei casi delle assemblee a Pompei e al Colosseo. «Se c’è qualcuno che rema contro – ha detto il premier parlando di «certi sindacati» – remeremo più forte». «Il fatto che sotto quella lettera non ci sia la nostra firma non risolve le cose – ammette Fp-Cgil – Tutti finiscono nel calderone dei «sindacati». Il sindacato ha rinnovato la fiducia al direttore Felicori e intende essere «protagonista del rilancio» delle Reggia che ha aumentato visitatori e incassi.

Ma cosa c’è scritto nella lettera che ha scatenato l’indignazione universale undici giorni dopo l’invio? «Il direttore permane nella struttura fino a tarda ora, senza che nessuno abbia comunicato e predisposto il servizio per tale permanenza. Tale comportamento mette a rischio l’intera struttura museale» si legge nel passo incriminato. Discutibile quanto si vuole, ma in questo passaggio manca la frase dello scandalo: «lavora troppo». Si afferma invece la necessità di predisporre un servizio oltre l’orario di apertura 07-18,30 permettendo al direttore di svolgere il suo lavoro. Il documento analizza la gestione della Reggia a cinque mesi dall’insediamento del nuovo direttore. Secondo i firmatari Felicori «disattende la legislazione che affida la custodia delle sale aperte alla vigilanza e quella delle sale non aperte al pubblico alla sottoguardia di turno». Adriana Galgano (Scelta Civica) ha presentato a febbraio un’interrogazione al ministro dei beni culturali Franceschini.

Il direttore avrebbe intenzione di spostare gli assistenti «alla fruizione, accoglienza e vigilanza» (Afav) negli uffici. L’iniziativa sguarnirebbe le fila degli addetti alle sale. Gli spazi della Reggia sarebbero stati concessi a titolo gratuito per eventi di «terzi». «Il personale impiegato dovrebbe svolgere il servizio al di fuori dell’orario di lavoro». I firmatari lamentano inoltre il mancato rispetto del decreto della direzione generale dei musei. Sono ordinarie schermaglie nelle relazioni sindacali.

Angelo Donia, sospeso dalla Uilpa e firmatario del comunicato, sostiene che continuerà le sue «battaglie»: «non ho poltrone da difendere»: «Nessuna accusa a Felicori di lavorare troppo, anzi c’è la preoccupazione di tutelarlo predisponendo il servizio di vigilanza anche negli orari in cui si intrattiene». «Si è scatenata una battaglia mediatica contro i sindacalisti della Uil – ha aggiunto – sembra un’azione premeditata, organizzata a tavolino. Abbiamo preso tutti un abbaglio, compreso Renzi. E la Uil, invece di sospendere i suoi affiliati pensi a tutelarli come dovrebbe. Eviti una brutta figura». Carmelo Egizio, Rsu dell’Ugl e firmatario del documento parla di «strumentalizzazione»: «Il nostro unico errore è stato difendere i lavoratori in un sito di grande importanza come la Reggia».

 

 

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6. Felicori: Io stakanovista? E’ un complimento, qui c’è tanto da fare
Antonio Ferrara, napoli.repubblica.it 5 marzo 2016

 

Mauro Felicori, manager della cultura per tre decenni al Comune di Bologna, da ottobre è a Caserta. Chioma bianca, sposato, due figlie, nel capoluogo emiliano è stato capo del Dipartimento economia e promozione della città, animatore dell’Estate bolognese. Fu lui a portare nel 1980 “The Clash” a piazza Maggiore. Un passato da giornalista (in cronaca a “Paese Sera”), ha insegnato gestione dei beni culturali all’università. Alla Reggia di Caserta è arrivato a ottobre 2015 con il compito di fare del monumento vanvitelliano la Versailles italiana. Nelle settimane scorse ha predisposto il nuovo organigramma, distribuendo compiti e riorganizzando gli uffici. Ma la sua gestione non piace ad alcuni rappresentanti sindacali: di qui, l’invio di una dura nota al capo di gabinetto del ministro Dario Franceschini e ai vertici del ministero dei Beni e delle attività culturali con l’accusa di “mettere a rischio il monumento”.

 

 

 

D. Direttore Felicori, si aspettava le accuse?
R. “Il primo fatto spiacevole è che scrivono ai miei superiori. Ne prendo atto, è uno schiaffo”.

D.Lavora troppo?
R. “È un complimento, c’è tanto da fare qui che mi sento obbligato a lavorare molto. Lo richiede la situazione in cui si trova la Reggia, ma anche la comunità casertana che sta riscoprendo l’orgoglio civico. Sento una grande responsabilità”.

D.Lei resta fino a tardi in ufficio. C’è rischio per la Reggia?
R. “Non c’è nessun pericolo per il monumento. Nessuno fa straordinari perché io resto fino a tardi. La Reggia è vigilata 24 ore su 24, sempre. Questa critica è un apprezzamento, sono fiero di dare tutto me stesso per questo incarico. C’è stata una divisione tra le sigle sindacali, penso e spero che non rappresenti il punto di vista dei lavoratori della Reggia, che mi hanno accolto bene e sono tutti motivati. La stragrande maggioranza dei dipendenti è attaccata al proprio lavoro”.

D.Renzi dice: la pacchia è finita.
R. “I lavoratori sono stati lasciati soli, non sono stati seguiti, negli ultimi tempi il direttore stava a Napoli, e non per sua scelta, ovviamente. Io sono il primo che si sveglia la mattina e l’unico pensiero che ha è la Reggia, e tale resta fino a quando lascia il lavoro. Credo molto nell’esempio. Vedo tante persone motivate, c’è un forte cambiamento”.

D.Come esce l’immagine della pubblica amministrazione da questa vicenda?
R. “La pubblica amministrazione è il personale che ci lavora. Alla Reggia c’è molto da fare. Pensi che sono più tranquillo per i lavori straordinari sui tetti e sulle facciate che per la pulizia del monumento o la manutenzione ordinaria. Il personale si sta mettendo in gioco per fare il bilancio, non abbiamo un ragioniere, tanti stanno imparando un mestiere nuovo, siamo un’azienda di persone”.

D.Nessuna autocritica?
R. “Posso avere limiti sul lato organizzativo, sui bilanci. Mi ritengo un dirigente di idee. Detto questo, la cosa di cui vado più fiero è la nomina di Bologna Capitale europea della cultura nel 2000”.

D.Sulla sua pagina Facebook in tanti la vogliono candidare a sindaco di Caserta…
R.”Di questo non parlo”.

D.Ma è un segno di stima.
R. “Fa piacere. La Reggia è l’industria di Caserta. Sono un migrante per vocazione che si muove in senso inverso alla geopolitica. Come il mio amico Pier Maria Saccani, che è di Parma ed è il nuovo direttore del consorzio della mozzarella di bufala sempre qui a Caserta: e con lui vado spesso a cena. E mi chiedo: perché Monaco di Baviera sulla birra ha costruito un evento di rilevanza mondiale e a Caserta non si può fare un appuntamento incentrato sulla mozzarella di bufala?”.

 

 

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About Mauro Felicori: Mauro Felicori è nato a Bologna nel 1952 ed è attualmente direttore della Reggia di Caserta a Napoli. Si è laureato in filosofia all'Università di Bologna ed è stato vice direttore del settimanale “La città futura” (1977-1978) e corrispondente per l’Emilia-Romagna del quotidiano “Paese Sera” (1979-1981) . E' stato Professore a contratto all'Università di Bologna (Facoltà di Scienze della Formazione con il corso in “Progettazione educativa dei servizi culturali” E' stato dirigente del Comune di Bologna con questi incarichi: Politiche per i giovani (1986-1989), Cultura (1989-1991), Rapporti con l’Università, Rapporti con le società partecipate, Eurocities (1991-1993). Nel 1991 ha curato cura la mostra Nuova Officina Bolognese alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Nel 1988 è stato Direttore della Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa Mediterranea. Tra le sue pubblicazioni: Feste d'Estate in A. Parisi (a cura di), Luoghi e misure della politica, Il Mulino, 1984; Le politiche culturali: il caso di Bologna, Il Mulino, numero 396, 4/2001; (a cura di), Gli spazi della memoria. Architettura dei cimiteri monumentali europei, Luca Sossella Editore, 2006; , Nuove tecnologie per la didattica del patrimonio culturale, in Beatrice Borghi, Cinzia Venturoli (a cura di), Patrimoni culturali tra storia e futuro, vol. 2, Bologna, Pàtron Editore, 2009

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