Vandana Shiva: Basta cibo spazzatura, i piccoli sottopeso raggiunti dagli obesi

| 10 Aprile 2013 | Comments (0)

 

 

 

Diffondiamo da Il corriere della sera del 10 aprile 2013 questo articolo di Mario Pappagallo

 

Per la prima volta, oggi, il numero dei bambini sottopeso è quasi uguale a quello dei bambini in sovrappeso e obesi. Fame e obesità diventano condizioni di vita compatibili, se non complementari. E ciò accade in posti sin troppo lontani e diversi tra loro perché sia collegabile soltanto a cause genetiche. «Ciò fa pensare ad un’influenza dell’economia globale sul bilancio energetico individuale».

L’università della Calabria ha un nuovo dottore in Scienze della nutrizione. Si chiama Vandana Shiva. Premio per la Pace 2010, vincitrice del Right Livelihood Award (Nobel alternativo), l’ambientalista indiana è da ieri dottoressa honoris causa in Italia.

Quali i costi del sistema alimentare globale? «In termini di salute (alimenti ad alta densità calorica, “junk food” a basso prezzo e scarsa qualità, facilmente reperibili, che producono malnutrizione e con essi obesità e malattie correlate), socio-economici (impoverimento dei piccoli agricoltori, diseguaglianza nell’uso del cibo), ambientali (perdita di biodiversità, inquinamento del suolo e dell’acqua, emissione di gas serra)».

Vandana Shiva è nata nel 1952 a Dehra Dun, nell’India del nord. Due lauree, fisica quantistica ed economia, nel 1982 ha fondato il Centro per la Scienza, tecnologia e politica delle risorse naturali. E due anni dopo Navdanya (“Nove semi”), movimento in difesa della biodiversità e i piccoli agricoltori. Sebastiano Andò, direttore del Dipartimento di Farmacia, Scienze della salute e nutrizione dell’università della Calabria, la presenta in un’Aula Magna gremita. Scienziati e studenti ascoltano le parole di Vandana con interessato silenzio. «Oggi siamo testimoni spiega l’eco-femminista di una concentrazione senza precedenti di controllori del sistema agroalimentare internazionale: dal controllo dei semi a quello dell’industria chimica, a quello delle innovazioni biotecnologiche attraverso i brevetti. Il diritto al cibo, la libertà di disporre del cibo è una libertà per la quale la gente dovrà lottare come ha lottato per il diritto al voto. Solo che non vivi o muori sulla base del diritto al voto, ma vivi o muori sulla base del rifiuto del diritto al cibo».

In altre parole le monocolture agricole globali impoveriscono gli agricoltori dei paesi in cui vengono impiantate e al tempo stesso producono substrati calorici a basso prezzo, consumati soprattutto dalle classi meno abbienti. Di qui obesità e diabete. «In Messico Vandana snocciola esempi -, Paese in via di sviluppo con un reddito pro capite di seimila dollari annui, non ci sono mai stati tanti adolescenti obesi sia pure in presenza di un tasso di povertà in progressivo aumento. E’ un risvolto perverso, rappresentato dal fatto che popolazioni non in grado di cibarsi a sufficienza fanno prevalere sul principio di qualità nutrizionale del cibo quello della sazietà. I bambini che nascono malnutriti nelle favelas di San Paolo hanno un rischio maggiore di ritrovarsi obesi quando diventeranno adulti. I loro fisici, provati dalla miseria in età infantile, reclutano nel proprio tessuto adiposo alimenti di bassa qualità cui possono accedere facilmente, ma che non riescono a metabolizzare adeguatamente. E così via…».

Ecco il quadro. Il discorso è lungo, tocca vari punti. Vandana chiede l’abolizione dei brevetti sui semi e i vegetali. La Natura non si brevetta. E ricorda che l’80% del cibo che sfama il mondo è prodotto dai piccoli agricoltori, quelli dei nove semi, quelli che salvaguardano le biodiversità. Perché le monocolture intensive portano povertà e carenze di cibo. Le biotecnologie per salvare le biodiversità sì e l’accordo tra i «Nove semi» e il gruppo di ricerca di Andò va in tal senso.

 

 

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Category: Ambiente, Osservatorio internazionale

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