Barbara Floridia: Scoperte archeologiche a rischio nella Valle del Mela in provincia di Messina
La storia che vogliamo raccontare è una storia di ordinaria follia.
Il presupposto
Siamo in Sicilia, provincia di Messina, nel comprensorio della Valle del Mela vicino Milazzo, principale area di accesso alle Isole Eolie, patrimonio dell’Umanità e vettore turistico di rilevanza mondiale. Un territorio insomma di pregio sia dal punto di vista naturalistico che dal punto di vista archeologico-culturale, noto persino ai raffinati viaggiatori europei del 1700. Questa area, chiamata Acqueviole per il colore rosato che aveva il mare, era una distesa infinita di alberi di arance e piante di gelsomini, il profumo dei quali inebria ancora il ricordo degli anziani che vivono in questa area.
Ma, ahimè, scelte scellerate degli anni ’50 del secolo scorso hanno permesso che questo territorio alle porte di Milazzo cambiasse per sempre. Infatti in questa area sono sorte molte industrie oltre ad una centrale elettrica Enel, ad una raffineria, un’industria di trattamento dell’amianto e un agglomerato di tralicci dell’alta tensione di Terna. Tutti questi insediamenti industriali sono concentrati nell’unica piana di pochi chilometri della Valle del Mela, devastandola totalmente.
Una drammatica trasformazione evidente non solo per il visibile degrado ambientale e paesaggistico dell’area, ma soprattutto per le conseguenze devastanti in campo sanitario. Recenti studi medici, infatti, provano che nei bambini, che vivono in quest’area, la presenza di metalli pesanti nelle urine è notevole e si registrano molti decessi a causa di tumori. Questo degrado, fino a poco tempo addietro, accettato solo in virtu’ del ricatto occupazionale, facile merce di scambio in un territorio già con poche alternative, non è più tollerato dalla cittadinanza.
Il Piano Paesaggistico
Nel 2007 finalmente alle porte di una nuova coscienza ambientale, verso un’idea di sviluppo in armonia con il territorio e la sua naturale e storica predisposizione, viene stilato dalla Soprintendenza di Messina il PIANO PAESAGGISTICO dell’Ambito 9 (la parte peloritana della provincia di ME). Il Piano è un forte strumento di controllo definito prescrittivo e propositivo nei riguardi della tutela del paesaggio ed è anche uno strumento fondamentale per una progressiva sostituzione delle industrie inquinanti con altre attività più coerenti con la naturale vocazione del territorio. Il Piano però, adottato e pubblicato per pochi mesi per le dovute notazioni del pubblico, nell’indifferenza delle amministrazioni locali e regionali, è caduto localmente nell’oblio per ben 8 anni!
Sino a quando nel 2015 l’Edipower / A2A, decide di presentare per la Valle del Mela il progetto di un inceneritore di rifiuti, in contro tendenza alla normativa europea che prevede entro il 2020 la dismissione degli inceneritori e alcuni cittadini, particolarmente attenti e sensibili, si oppongono.
L’11 novembre 2015 infatti l’Associazione Mediterranea per la Natura Oblus, l’associazione I Cittadini e il Comitato Salviamo il Paesaggio, in occasione della Valutazione di Impatto Ambientale nazionale (VIA) necessaria per l’approvazione del progetto dell’inceneritore, scrivono un comunicato stampa nel quale ricordano la presenza del Piano Paesaggistico già vigente in regime di salvaguardia e lo propongono come utile arma contro l’ulteriore degrado del comprensorio che nessuno più vuole accettare.
La Scoperta archeologica
La questione diventa ancora più assurda dal momento che la Società Edipower, all’interno della stessa area nella quale vorrebbe costruire l’inceneritore, nel 2014 aveva ottenuto dalla Sovraintendenza dei Beni Culturali l’autorizzazione per la realizzazione di un altro impianto, questa volta sperimentale solare-termodinamico, con la prescrizione però, nella persona della dottoressa Tigano, che gli scavi per tale progetto fossero seguiti da un tecnico di fiducia della Soprintendenza, perché l’area in questione presentava importanti indizi archeologici.
E così è stato. Gli indizi archeologici che avevano destato l’attenzione della dott. Tigano, sono diventati reperti e si è concretizzata l’ipotesi di importanti ritrovamenti archeologici nell’area in questione, significativi tanto da motivare la Sovraintendenza a sospendere i lavori dell’impianto di sperimentazione e prescrivere quindi delle modifiche progettuali per evitare di intaccare i reperti presenti già ad una profondità di solo circa un metro! La ditta in questione (Magaldi/Edipower) presentata la variante concordata (approvata poi in data 2 settembre 2015), ha dunque assunto l’impegno, fatta la sperimentazione, di smontare il tutto entro il 2018 per consentire alla Soprintendenza di effettuare gli scavi in maniera approfondita!!!
Uno sviluppo sostenibile per la Valle del Mela
Un intero parco archeologico potrebbe sorgere infatti nel territorio viste le numerose presenze archeologiche acquisite e da riportare alla luce: una nuova Pompei.
E’ presupponibile la presenza di un abitato importante in questa area, basti pensare alla zona di Acqua-viole sono state ritrovate tombe di epoca ellenistica e, nel terreno di proprietà della Raffineria Mediterranea, due sepolture di cui una con inumazione di adulto con corredo. Queste tombe, vista la loro dislocazione topografica in area lontana da quella più famosa della vicina necropoli urbana di Mylai, sono spia di una significativa presenza demografica risalente all’epoca greco-romana in tutta l’area. Esattamente in contrada parco nuovo-Mangiavacca-Palazzo si può ipotizzare addirittura la presenza di una Villa rustica di epoca tardo-ellenistica/imperiale I sec. a.C.- II sec. d.C. Individuata fin dagli anni cinquanta da Domenico Ryolo che segnalò la presenza di un pavimento a mosaico e tutelata fino agli anni settanta da Luigi Bernabò Brea. L’area di proprietà della Mediterranea Raffineria è stata oggetto di una campagna di scavi nel 1995. Le ricerche, condotte per saggi e trincee, hanno intercettato parte di due ambienti, uno dei quali con possibile destinazione termale e un articolato sistema di canalizzazioni, forse in parte da correlare al giardino che immaginiamo doveva costituire la naturale cornice a verde. Inoltre, in contrada Archi, nel 1993, i lavori per la costruzione di un edificio residenziale, hanno pesantemente intaccato un complesso residenziale, sicuramente in uso tra il secolo III e gli inizi del IV sec. d.C.. Il lembo esplorato nel 1999, corrisponde al settore settentrionale – ma il complesso dovrebbe ancora svilupparsi verso ovest, sotto l’attuale strada statale!! Sono stati scoperti pavimenti musivi policromi tra i quali se ne segnala uno figurato a bordura ornata con tralcio di edera. Che lasciano presagire la presenza di una villa romana!
E in fine, sempre nella piana, zona contrada Archi (centrale Enel), alla fine degli anni Settanta i lavori condotti nell’area del cantiere ENEL riportarono alla luce altre sepolture di epoca romana e, nella piana contrada Riello un edifico di epoca imperiale e annesse terme – IV-V sec. d.C. Risale persino agli anni trenta la scoperta del piccolo edifico termale a sviluppo lineare, con calidario circolare articolato con tre grandi nicchie e copertura poggiante sui piedritti degli archi, tra gli esempi più significativi di edilizia privata tardo-antica, ma questo stesso complesso è da correlare un altro ambiente termale rinvenuto durante i lavori di costruzione di una centralina Enel. Non v’è dubbio che queste testimonianze monumentali appartennero a un complesso residenziale di pregio, mai sistematicamente esplorato.
E’ molto probabile che il territorio compreso tra la Valle del Mela e il paese di Venetico, chiamato Nauloco, luogo delle navi, fosse un centro abitato, dove alcune testimonianze ipotizzano persino il passaggio del princeps Augusto in questi luoghi. Si ricorda infatti che il mare antistante Acque viole fu scenario della memorabile battaglia navale tra Gneo Pompeo (figlio di Sesto Pompeo, l’acerrimo nemico di Cesare) e Agrippa (generale di Ottaviano Augusto) nel I a. C.
Il secondo inceneritore? Una follia
Ora, dinnanzi a tali significative testimonianze archeologiche, che avrebbero eccitato qualunque studioso e avrebbero fermato qualunque altro tipo di sviluppo nocivo e devastante, si continua invece a costruire impianti industriali. Infatti, a quanto si apprende dai giornali, l’azienda ESI di Giammoro, comune limitrofo all’area in questione ha presentato un progetto per la realizzazione di un secondo INCENERITORE in questo caso PER RIFIUTI PERICOLOSI: rifiuti sanitari, industriali e fanghi oleosi come i residui, ricchi di metalli pesanti dei serbatoi utilizzati nel settore petrolchimico.
E’ palese il contrasto dei progetti in atto con la naturale vocazione del territorio: è palese!
E la legge?
Davanti a questo accanimento cieco nei confronti di un’intera area già fortemente devastata da impattanti industrie e, se non bastasse dalla presenza dei numerosi tralicci di Terna – argomento che la rivista www.Inchiestaonline.it ha già trattato denunciando l’operato della multinazionale – sembra folle che si continuino ad ignorare le direttive europee che impongono la dismissione degli inceneritori entro il 2020, che si sia trascurato per ben otto anni il Piano Paesaggistico che attente di essere approvato e che non si tenga conto che la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione è prevista dall’articolo 9 della Costituzione.
Intanto il tempo è passato, come era prevedibile e il vincolo archeologico imposto provvisoriamente dalla Soprintendenza di Messina con il passare dei mesi è decaduto perché l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali non ha emesso il necessario decreto finale nei tempi previsi. Avere permesso che la procedura di vincolo decadesse significa non volere cambiare strada rispetto alle scelte scellerate fatte fino ad oggi. E’ necessario adesso che, come previsto dalla prescrizione della dott. Tigano, l’impianto sperimentale venga assolutamente smontato entro il 2018 e si apra finalmente una nuova stagione culturale-ambientalista!
Le Speranze
Sperando che la Soprintendenza abbia già riavviato la procedura di vincolo, ci preme sottolineare il fatto che, se il Piano Paesaggistico fosse stato approvato per tempo avremmo di certo già avviato questo comprensorio verso una diversa direzione: quella della civiltà!
A tale proposito il dott. Mento dell’Associazione Mediterranea per la Narura Onlus, dinnanzi a alla scoperta archeologica di cui si scrive, denuncia “l’incongruenza di una eventuale autorizzazione a bruciare spazzatura accanto all’area destinata a vincolo e in un contesto generale in cui i ritrovamenti archeologici già effettuati sono ampiamente diffusi e parte integrante del territorio. Corpi estranei sono quelli di Edipower e degli altri soggetti presenti, – ribadisce- che il Piano destina alla progressiva dismissione.”
Secondo il dott. Mento “l’iniziativa della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza è un’ulteriore conferma della naturale vocazione del territorio, come base per un suo auspicabile indirizzo verso uno sviluppo sostenibile, legato alla abbondante presenza dei beni culturali e ambientali, punti fondamentali per la crescita socio economica.”
Solo l’ordinaria follia può permettere che, nonostante i ritrovamenti significativi e rivoluzionari per un racconto storico che sveli al territorio la propria origine e che gli dia uno sviluppo culturale e sostenibile, si insista su un volontà di sviluppo a obsoleta e devastante.
Category: Ambiente, Osservatorio Sicilia