Marco Trotta: Lettera ad Ingroia su reato di tortura, carceri e forze dell’ordine

| 31 Gennaio 2013 | Comments (0)

 

 

 

Da Il Fatto quotidiano 30 gennaio 2013


Caro Antonio Ingroia,

il suo arrivo a Bologna si annuncia come l’occasione per spiegare il programma di Rivoluzione Civile. Per questo spero che tra le tante risposte che di appresta a dare ce ne sia anche qualcuna per un appello che da qualche settimana le è stato rivolto pubblicamente, senza avere avuto a tutt’oggi risposta, dove si chiede:

-il varo di una legge che preveda il reato di tortura (come fattispecie giuridica imprescrittibile quando commessa da pubblici ufficiali);

-la definizione di regole per consentire la riconoscibilità degli operatori delle forze dell’ordine;

-l’istituzione di un organismo “terzo” che vigili sull’operato dei corpi di polizia;

-l’impegno alla esclusione dell’utilizzo nei servizi di ordine pubblico di sostanze chimiche incapacitanti e l’impegno circa una moratoria nell’utilizzo dei GAS CS;

-l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti avvenuti nel 2001, durante il vertice G8 di Genova e, precedentemente, il Global Forum di Napoli;

-la revisione del Codice Rocco e dei reati, come l’introduzione dei siti militarizzati di interesse nazionale, costruiti per criminalizzare il conflitto sociale e le lotte per la ripubblicizzazione dei beni comuni. Nel Paese ci sono quasi ventimila fascicoli su reati come resistenza e oltraggio oppure devastazione e saccheggio applicabili con una insopportabile discrezionalità per infliggere pene sproporzionate agli attivisti politici;

-la revisione dei metodi di reclutamento e di addestramento per chi operi in ordine pubblico e la revisione delle funzioni di ordine pubblico per Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale dello Stato, l’Italia è un’anomalia unica al mondo con cinque organi nazionali di Polizia con compiti di ordine pubblico;

-la revisione delle leggi proibizioniste che hanno riempito le carceri di povera gente aumentando a dismisura il Pil delle narcomafie e dei trafficanti di esseri umani.


Tra i firmatari Patrizia Moretti, Lucia Uva, Lorenzo Guadagnucci, Enrica Bartesaghi e Haidi Gaggio Giuliani. Tutte persone che a vario titolo sono state vittime della cosiddetta “malapolizia”, ma che a ben guardare hanno subìto come molte altre soprattutto l’irresponsabilità e l’indolenza della politica e delle istituzioni che hanno lasciato che di questi temi si discutesse solo a margine di eventi trattati come questioni di ordine pubblico o cronache giudiziarie balzate all’onore della cronaca, lasciando senza risposta – negli anni – altri appelli, raccolte di firme e prese di posizioni pubbliche.

Ed invece, oggi, queste riforme ed iniziative di legge non solo non sono più prorogabili, ma in un momento nel quale anche i diritti più elementari sembrano essere messi in discussione, rappresentano uno dei pochi modi con i quali misurare il grado di civiltà di un paese, la tenuta di garanzie costituzionali che non ammettono deroghe. E forse non sarà rivoluzionario, ma anche da qui passa la strada per diventare un paese migliore. Oggi più che mai è un dovere morale che la politica ha verso le vittime come verso gli altri cittadini.

 

Category: Carceri, Guerre, torture, attentati, Welfare e Salute

About Marco Trotta: Programmatore informatico, mediattivista e giornalista free lance. Da sempre in “direzione ostinata e contraria”, impegnato con le reti, le organizzazioni con i movimenti della società civile degli ultimi anni: da quelli pacifisti nel '99, passando per il Social Forum di Bologna e il movimento “No war” del 2003. Tra i fondatori del Bologna Free Software Forum, si occupa di diritti nella società dell'informazione, economia solidale ed ecologia. Attualmente collabora con diversi media indipendenti come Carta dei Cantieri Sociali ed il network ecopacifista Peacelink. Fa parte della redazione di «Inchiestaonline» ed è curatore dell'omonimo sito web.

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