Bruno Giorgini: Coalizione, civica speriamo

| 16 Febbraio 2016 | Comments (0)

 

In un punto incerto dello spaziotempo nell’estate 2015  a alcuni già militanti del PCI, quindi DS, venne in mente una idea a prima vista stramba: tentare di occupare lo spazio civico, fin qui egemonizzato sul piano elettorale e della rappresentanza politica dal M5S. Non solo, ma pretendevano pure di non vendersi l’anima di riformisti bolognesi, che il riformismo come dimensione della sinistra pretendono di averlo inventato facendone un motore di progresso, e per i più audaci addirittura eguaglianza. Nacque così Coalizione Civica, con una carta d’intenti cui si poteva aderire con una semplice firma in calce. In sostanza diceva, cari concittadini riprendiamoci la città – in questo senso civica – mandando a gambe all’aria  una oligarchia politico affaristica che rischia di farne strame. Un appello quindi che pretendeva di andare ben oltre il recinto della sinistra come negli ultimi anni si è configurata.

Prese corpo da lì una associazione con tanto di statuto e tessere, direttivo e presidente, prima provvisorio ora quello nuovo.. boh.. definitivo.. permanente.. insomma un altro dopo il primo, e anche il direttivo è cambiato, c’arrivo tra un momento. Comunque mi sarei aspettato che si cominciasse a esplorare il mondo civico (dei civici) della città, vedendo dove (e se) fosse possibile trarne linfa vitale per un nuovo governo partecipato. Invece no, questo a tutt’oggi non è avvenuto, salvo per quella particolare militanza civica che si raggruppa e esprime nei centri sociali, il TPO, il Labas ecc.., ma anche per loro in via traversa, non per il loro impegno civico che ne so nell’ambito dell’organizzazione di asili o eventi culturali e quant’altro, bensì per il loro schieramento politico a sinistra, area SEL ex tute bianche e disobbedienti, che ha fatto premio paradossalmente sul loro lavoro sociale in corpore vivo della città.

Perchè avvenne anche che in un altro punto dello spaziotempo – autunno inverno 2015 – qualcuno ebbe l’idea di proporre la candidatura di Giorgio Airaudo a sindaco di Torino e di Federico Martelloni a Bologna come tappe di un percorso che dovrebbe culminare in un partito nazionale della sinistra. Airaudo è universalmente noto per la sua militanza sindacale nella FIOM  oltreche eletto al Parlamento nelle liste di SEL. In particolare a Torino tutti lo conoscono e stimano o temono, a seconda si tratti di persone appartenenti alle classi subalterne o alle classi dominanti. Non così per Martelloni di cui a Bologna pochi, al di là del giro stretto dei militanti, avevano fino a ieri notizia.

Può essere interessante notare come questa idea sia stata partorita oltreche all’interno di SEL di cui Martelloni è dirigente nazionale, anche in ambito FIOM, in specifico la Fondazione titolata a Claudio Sabattini – cui Martelloni partecipa in veste di giuslavorista. Fondazione dove si collocano alcuni militanti exPCI, provenienti dalla SUC, la sezione universitaria comunista proprio da Claudio Sabattini plasmata durante il ’68 e seguenti, con il conseguente esodo di molti, Claudio in primis, nella CGIL, specie la FIOM (Sabattini, Cremaschi, Rinaldini, ecc..). Insomma a una prima osservazione sembra che militanti ex PCI siano all’origine di entrambe le idee, chissà se è solo una buffa coincidenza o espressione del fatto che comunque ti rigiri a Bologna sempre lì finisci, nel PCI e/o nei suoi residui (salvo durante il ’77).

Si tratta di due esigenze diverse, Coalizione Civica e la costruzione di un partito di sinistra italiana non appartengono allo stesso spazio e sono nate in geometrie diverse, avendo norme diverse. L’una si muove su uno spaziotempo piatto e limitato, l’altra su uno spaziotempo curvo e globale, geometrie dove si cammina in modo diverso e con orizzonti diversi. Avrebbero potuto procedere in parallelo senza incontrarsi mai e invece hanno scelto di incrociarsi, o piuttosto di perseguire le convergenze parallele inventate da Moro, una sorta di geometria non euclidea (in quella euclidea due rette parallele s’incontrano solo all’infinito), dove si resta paralleli ma ci si incontra. Un processo molto difficile, quasi paradossale, e delicato, che  un sassolino in una scarpa può fare inciampare se non cadere.

Da questo origina il nuovo direttivo costruito col manuale Cencelli, pure lui di democristiana memoria, calibrando al millimetro pesi e contrappesi, correnti e sottocorrenti, tanto calibrato che ha quasi espunto la politica dalla sua discussione, e si muove camminando sulle uova. Quando la discussione politica si azzera, inevitabilmente cresce l’ossessione delle regole, quella che ha tenuto inchiodata l’assemblea di domenica 14 per oltre due ore.

L’assemblea degli iscritti all’associazione doveva decidere sul meccanismo di scelta del/la candidato/a sindaco tra i due che si sono proposti, Paola Ziccone e Federico Martelloni, con la variazione di alcuni articoli dello statuto onde aprire le urne a tutti i cittadini maggiorenni residenti nella città metropolitana con diritto di voto, previa la firma in calce alla dichiarazione d’intenti. Certamente con un problema politico soggiacente, mai esplicitato: il ruolo degli studenti fuorisede, e dei migranti.

Non c’è alcun dubbio che si tratti di questione nodale in una città dove albergano almeno trenta quarantamila studenti che non risiedono in Bologna ma ci abitano, studiano, mangiano, pagano l’affitto, fanno lavori precari, si divertono e quant’altro – insomma sono una presenza viva e dinamica – per alcuni anni, da quattro a dieci, senza godere di alcun diritto di cittadinanza. Però in questa dimensione politica andava, e andrà, discussa non certo guardando il proprio ombelico per contare i voti possibili che potrebbero venirne all’uno o all’altra dei candidati. In attesa il criterio dei residenti appare il più ragionevole, sapendo che è amministrativo e non politico. Lo stesso vale per i migranti e i giovani sedicenni: anche qui, in assenza di una vera discussione politica pubblica, non solo nell’associazione, vale il criterio amministrativo senza farla lunga.

Ma torniamo al direttivo. Quel che non capisco non è tanto il bilancino di correnti e correntine, piuttosto l’assenza di un/a qualunque cittadino/a “civico”, fuor di squadra. Faccio tre esempi perchè si capisca.

Il primo è Ivan Cicconi che dall’occupazione di Fisica del ’67- 68 fino a qualche anno fa ha militato nelle organizzazioni della sinistra cittadina. Quindi è diventato uno dei più qualificati e autorevoli esperti in appalti pubblici del paese, consulente su questo tra l’altro dei No Tav (si legga il suo “Il libro nero dell’alta velocità”). Per chiunque voglia governare la città gli appalti sono un rovo pieno di spine, cosa di meglio che avere con se qualcuno come Cicconi, e invece nessuno lo ha interpellato.

Il secondo: Giovanni Cocchi, iscritto all’associazione credo,  un insegnante con una grande visibilità sia cittadina che nazionale, dopo il faccia a faccia con Renzi sulla “buona scuola”, visibilità sua , in proprio, non perchè gli viene da un partito, ma che gli deriva dall’avere animato la lotta di una intera categoria sociale di non poco conto – gli insegnanti, epperò nel direttivo non c’è, forse perchè non appartiene  a alcuna cordata, chissà.

Il terzo si chiama Otello Ciavatti, che ha attraversato la sinistra rivoluzionaria e riformista bolognese fin dal ’68, diventando anche assessore provinciale, se non erro. Quindi da alcuni anni egli anima un comitato di cittadini nell’area di Piazza Verdi assai nevralgica con varie azioni, sociali, politiche, culturali. Non so se gli sia stato chiesto o se sia stato invitato, so che è una indubbia personalità sia di sinistra che del mondo civico. Certo ieri stava alla riunione convocata da Amelia Frascaroli in vista di una lista apparentata con Merola, ma questo non può limitare l’iniziativa della Coalizione: forse avrebbe risposto picche, ma bisognava, bisogna credo, provarci.

A proposito dell’iniziativa di Amelia Frascaroli per mettere in campo una lista di sinistra collegata con Merola, frutto tra l’altro della spaccatura di SEL, errore gravissimo sarebbe misurarsi con essa in modo settario. Erano presenti persone come Roberto Morgantini, figura della sinistra bolognese notissima, sindacalista CGIL nel delicatissimo settore dei migranti, impegnato con la mensa popolare in una dimensione civica encomiabile, e Don Giovanni Nicolini sul fronte della povertà da anni. Si tratta di amici e compagni, cosa che non va dimenticata neppure nella più aspra polemica.

All’assemblea di domenica si sono presentati la candidata Paola Ziccone e il candidato Federico Martelloni. Ziccone ha ancorato l’intervento alla sua esperienza esistenziale che  in qualche modo fa tuttuno con quella professionale a forte valenza sociale quale direttrice del carcere minorile, da lì trae origine il suo impegno. Martelloni invece ha impostato un discorso di natura squisitamente politica maneggiando anche l’arte oratoria, da cui è del tutto esente Ziccone, e la virtù della retorica.

Brutalmente l’una più civica, l’altro più politico; l’una dentro i confini della città, l’altro che proietta la città in Europa andata e ritorno con le parole, perchè nei fatti sarà tutt’altra impresa; entrambi nel valore dell’eguaglianza. Entrambi ancora assai lontani dal presentare un progetto di governo della città. Non intendo il santo graal del programma, ma quei tre o quattro nodi tematici e proposte operative che danno forza  a un disegno e una prospettiva di cambiamento reale, che deve avere non solo tanta buona volontà ma gambe e ragioni. Nonchè mancava qualcosa, quel quid, atto a scolpire l’immaginario sociale, a sfolgorare i neuroni di chi ascolta facendo vibrare nel contempo i cuori. So che impegnarsi a essere candidato/a sindaco/a non è impresa da poco, e c’è da sperare che nel tempo il loro piglio sia meno didascalico e /o comiziante, più tagliente, incisivo, autorevole. Modellando anche le loro qualità e proposte in funzione non di un pubblico quale l’asssemblea di domenica, alcune centinaia di militanti molti plaudenti, ma della cittadinanza bolognese nella sua durezza e nel suo insieme. Seppure mi aspetti che per i prossimi giorni, cioè fino al 28 quando si voterà per scegliere uno/a dei due, ancora essi parleranno a noi più che alla città, sarebbe bello e secondo me produttivo che così non fosse, che già da domani essi fossero in campagna elettorale dentro la città, e non ai suoi margini. Da ultimo mancava in entrambi il minimo sense of humour, di ironia e autoironia, so che la plaeta non aiutava però un qualche sorriso non guasta, persino Churchill e Stalin e Roosvelt quando decidevano le sorti del mondo ogni tanto ridevano (pare).

Un candidato “ideale”. Se dovessi disegnare un candidato ideale delle convergenze parallele direi Mirco Pieralisi. É intriso della storia di Bologna almeno dagli anni ’70. Nel ’77 assieme a Gad Lerner se non sbaglio scrisse un articolo dove appunto sottolineava come l’eccezionalità, o qualcosa del genere, del movimento del ’77 consistesse nell’avere messo i bastoni in mano a quelli del Manifesto e i volantini in mano ai militanti dell’Autonomia: ecco un esempio di scambio dei ruoli e convergenze parallele. Pieralisi è stato eletto nelle liste di SEL, ma come indipendente, è un militante politico ma anche un cane sciolto, come si diceva un tempo. Inoltre tesse dialoghi con tutti, ha una esperienza amministrativa come consigliere comunale senza coinvolgimenti nell’apparato di potere della nomenklatura.  Lavora come maestro a contatto con famiglie e bambini, con tutta la rilevanza sociale di un mestiere come questo. Partecipa insomma della militanza politica e di quella civica, sui generis. Persino fuoriesce dalla coltre PCI, PDS,DS, PD, FIOM, CGIL viaggiando sempre oltre confine, senza essere matto. Infine – mi pare unico tra tutti gli aderenti alla Coalizione Civica – lo si può vedere con gli operai della Saeco tanto quanto con le maestre tenute fuori da Palazzo d’Accursio di fronte allo sbarramento degli armati in divisa che qualcuno ha chiamato contro delle lavoratrici, sarebbe interessante sapere chi. Insomma Pieralisi è una risorsa civico politica per la città, e per la Coalizione, al netto dei pregiudizi suppongo per antiche storie di estremismo – io le penso ancor oggi come positive, fummo dalla parte della ragione pur senza avere sempre ragione – che mi dicono ancora agitare qualcuno.

In conclusione adelante compagneros perchè di un progetto politico civico questa città ha bisogno, seppure non se ne renda pienamente conto nonchè di una irruzione vivace di nuove energie, cercando e trovando i nervi da toccare  e scuotere per mobilitare i moltissimi/e che al di fuori del ridotto delle Scuderie vivono molto insoddisfatti ma senza sapere che pesci pigliare per cambiare la loro condizione e l’ambiente sociale e territoriale che li circonda. L’errore più grande sarebbe continuare per molto a guardarci allo specchio confondendo la nostra immagine riflessa col mondo.

 

 

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Category: Osservatorio sulle città, Politica

About Bruno Giorgini: Bruno Giorgini è attualmente ricercatore senior associato all'INFN (Iatitutp Nazionale di Fisica Nucleare) e direttore resposnsabile di Radio Popolare di Milano in precedenza ha studiato i buchi neri,le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ha praticato molti stravizi rivoluzionari, ha scritto per Lotta Continua quotidiano e parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città. I due arcobaleni - viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro - Aracne è il suo ultimo libro.

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