Le iniziative di Malala Yousafzai a favore delle nigeriane rapite

| 16 Luglio 2014 | Comments (0)

 

 

 

 

Su www.inchiesta on line.it nella sezione “Donne lavoro femminismi” abbiamo documentato (13 luglio 2013) il discorso tenuto il 12 luglio da Malala Yousafzai all’ONU. Abbiamo poi documentato (2 luglio 2014) le iniziative a favore delle studentesse nigeriane rapite tra le quali quella di Malala. Continuiamo la documentazione delle iniziative di Malala a favore delle nigeriane rapite e invitiamo ad aderire alla petizione lanciata il 9 giugno 2014 da Plan Italia e FIDAPA-BPW (www.plan-italia. org)

15 aprile 20104: incontro di Malala  con i parenti ragazze rapite

Malala ha incontrato a Chibok i parenti delle ragazze rapite il 15 aprile. I genitori hanno ormai perso le speranze. In un briefing del Gabasawa Women and Children Initiative organizzato dal reverendo Ladi Thomson, hanno espresso tutta la loro disperazione. “Mia figlia – racconta una madre – languisce nella foresta di Sambisa nelle mani dei suoi sequestratori. Ho perso la pace e i nigeriani devono sapere quanto è grande la nostra sofferenza”. Il gruppo umanitario ha invitato tutti gli abitanti di Chibok e di molti altri villaggi del Borno, bersaglio di continui attacchi, a evacuare la zona.

 

12 luglio 2014: Malala scrive al Washington Post in occasione dei suoi 17 anni

“I compleanni sono un’occasione per andare avanti. Guardiamo indietro con gratitudine a ciò che è passato, e decidiamo che quest’anno saremo ancora più forti”: così Malala si racconta in una lettera al Washington Post. La giovane ricorda che un anno fa era al Palazzo di Vetro per celebrare il primo Malala Day, la giornata che le Nazioni Unite hanno dedicato – il 14 luglio – alla teenager, la quale ha lanciato una campagna mondiale per il diritto all’educazione. “Pensavo che avessimo raggiunto una svolta, che mai più una ragazza si sarebbe trovata ad affrontare ciò che è capitato a me – scrive Malala – Non pensavo che, un anno dopo il mio discorso alle Nazioni Unite, oltre 200 ragazze sarebbero state rapite in Nigeria da Boko Haram, semplicemente perché volevano andare a scuola”.

La giovane attivista ricorda che ogni giorno donne e ragazze affrontano sfide indicibili: “In Pakistan, le mie ‘sorelle’ vengono tolte dalla scuola e costrette a diventare spose bambine, in India lo scorso maggio due giovani sono state stuprate e uccise, i loro corpi sono stati appesi a un albero”. “Penso alle giovani in Siria, a quelle che sono vittime del fuoco incrociato tra Gaza e Israele – continua – Nessuno studente dovrebbe essere obiettivo di un conflitto o della violenza. Non possiamo stare in disparte e lasciare che questo continui ad accadere, ognuno di noi è responsabile”. “Non possiamo fermarci – conclude Malala – finché non avremo giustizia e libertà per ogni ragazza e ogni ragazzo. Dobbiamo tutti fare di più”.


15 luglio 2014: Malala incontra  il presidente nigeriano Goodluck Jonathan.

Malala è arrivata in Nigeria per celebrare il suo compleanno (12 luglio) con le famiglie delle ragazze rapite. Durante l’incontro del 15 luglio il Presidente per la prima volta ha accettato di incontrare la possibilità di istruirsi per cambiare il mondo: “a tutte le bambine nigeriane, africane e di tutto il mondo… tu sei meno di un bambino. Tu sei meno di un figlio nato in un Paese le studentesse che sono riuscite a scappare e le famiglie di alcune ragazze ancora prigioniere, L’incontro si è tenuto ad Abuja. Il Presidente le ha assicurato che avrebbe salvato le 219 ragazze ancora in mano ai rapitori di Boko Haram. Malala – che appoggia la Campagna Because I am a Girl di Plan – nel giorno del suo 17esimo compleanno ha espresso il desiderio che le studentessse rapite “sue sorelle” siano liberate e possano continuare a studiare, affinché ogni bambino abbia ricco e potente. Tu sei il futuro del tuo Paese. Tu lo stai rendendo forte e sei tu che puoi portare il cambiamento”.

In occasione di questo incontro il leader dei ribelli nigeriani di Boko Haram, Abubakar Shekau, è comparso in un nuovo video affidato a Internet in cui chiede al governo della Nigeria la scarcerazione dei suoi uomini in prigione in cambio della liberazione delle oltre 200 studentesse rapite tre mesi fa. Shekau irride la campagna “Bring back our girls” per la liberazione delle studentesse e, rivolgendosi direttamente al presidente nigeriano Jonathan, canta: “Bring  back our army”, ridateci i nostri soldati. Poi rivendica anche l’attacco a un deposito di carburante di Lagos. In quell’attacco, lo scorso 25 giugno, morirono 25 persone. Il governo sostenne che le esplosioni fossero state causate da bombole di gas

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Category: Donne, lavoro, femminismi, Osservatorio internazionale

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