Bruno Giorgini: La vita di Orso. Medaglia d’oro al valore

| 21 Marzo 2019 | Comments (0)
 

 

Pubblichiamo il testo di Bruno Giorgini aderendo, come rivista Inchiesta, alla proposta fatta da Giuliano Ferrara su Il Foglio di dargli una medaglia d’oro al valore.

 

Bruno Giorgini, 21 marzo 2019

“Guardo i nostri: molti sono giovanissimi, appena freschi d’accademia, alcuni ragazzi arabi sono truccati col mascara e portano strani ciuffi simili alla moda emo di qualche anno fa: un altro indossa una maschera antigas, ed un’accetta gli spunta dietro la schiena. C’è una certa estetica che c’accomuna tutti, ma ognuno indossa pezzi di uniformi diverse e kefieh dei più svariati colori. Sembriamo l’armata Brancaleone: siamo bellissimi.” Così Lorenzo Orsetti, Orso, racconta la vestizione dei guerrieri che si preparano a combattere i fascisti di Daesh, che lo uccideranno in una imboscata non molto tempo dopo. Ricorda le pagine de L’estethique de la Resistance di Peter Weiss, quando si narra che a volte la bellezza diventa forza morale e volontà politica, e siamo in pieno nazismo dilagante dove una ipotesi fondata sulla pura ragione politica rischiava di essere assai debole.

E’ un’idea che viene da lontano, l’antica Grecia, dove l’uomo dev’essere kalos kai agathos, bello e buono, se vuole affrontare la vita nel modo giusto. Lorenzo Orsetti da Firenze, 33 anni, anarchico, ha scelto di arruolarsi volontario nelle Unità di protezione dei popoli (Ypg) in prima linea contro Daesh. C’ha pensato su bene, come si capisce dal suo diario, e è andato in combattimento non senza avere redatto il suo testamento in caso di morte (testamento che pubblichiamo qui accanto). Giuliano Ferrara chiede sul Foglio la medaglia d’oro per Orso. Citando altre medaglie d’oro, Eugenio Colorni ucciso dai nazisti a Roma poco prima della sua liberazione, e Eugenio Curiel ammazzato dalle Brigate Nere a Milano a due passi dall’insurrezione. Anche Lorenzo Orsetti era a pochi passi dalla liberazione di Baghoz quando i fascisti di Daesh sono eruttati dalla terra mitragliando lui e tutto il suo gruppo. Ne avevano rapito anche il cadavere, agitando come trofei i suoi segni di riconoscimento.

Poi per fortuna sono dovuti scappare e il corpo di Orso sarà sepolto con tutti gli onori nel cimitero di Kobane, assieme agli altri combattenti kurdi, una sorta di rifugio, luogo di pace e della memoria, dei martiri di una lotta senza quartiere contro un esercito totalitario, se non nazifascista. Si tratta di un conflitto che ci riguarda, di una guerra che si combatte anche per noi, per la libertà e la democrazia nelle nostre città europee. Così come lo fu la guerra di Spagna per resistere al colpo di stato di Franco contro la Repubblica spagnola, e oggi come allora molte giovani persone vanno al fronte pur non essendo kurde e/o siriane. Sperando che finisca in modo diverso da allora quando Franco impose una feroce dittatura. Allora la medaglia d’oro al valore appare congrua col sacrificio della vita di Lorenzo Orsetti. Ed ecco sempre dal diario di Orso. “ Ma la sorpresa più grande deve ancora arrivare: ha piovuto molto in questi giorni, e quando raggiungiamo il deserto fatico a riconoscerlo. Un sottilissimo strato d’erba lo ricopre quasi per intero, disegnando una distesa verde che si perde all’orizzonte. I miei occhi si riempiono di quell’oceano dal colore brillante. Lo guardo assorto, incredulo, come fossi al cospetto di un miracolo.”. Compagno Orso, il mracolo della tua straordinaria vita.

2.La morte di Lorenzo Orsetti vista da Firenze (da Il corriere Fiorentino, testo di Giulio Gori, 18 marzo 2019)

C’è un italiano tra le vittime di uno scontro a fuoco tra guerriglieri Isis e milizie curdo-arabe in un attacco condotto dallo Stato islamico a Baghuz, ultima roccaforte jihadista nell’est della Siria: si tratta del volontario Lorenzo Orsetti, fiorentino di 33 anni, nome di battaglia Tekoşer, che combatteva al fianco del Siryan democratic Force, l’alleanza delle milizie arabo e curde contro l’Isis . A riferirlo fonti dello Stato Islamico che hanno fatto circolare su Twitter immagini che mostrano i documenti (carta di credito, tessera sanitaria) e una foto del combattente ucciso con la rivendicazione: «Abbiamo ucciso un crociato italiano». L’immagine, pubblicata sui social network da Aamaq, piattaforma di notizie legata all’Isis, mostra il viso e parte del busto della vittima, a terra. Accanto al volto appaiono le punte di due scarponi militari, probabilmente indossati dai miliziani dell’Isis autori dell’immagine. La notizia della morte è stata confermata anche da fonti di sicurezza italiane e la Farnesina sta ultimando le verifiche. A Baghuz è in corso la battaglia contro le ultime sacche di resistenza dell’Isis: Orsetti, assieme al suo battaglione, sarebbe caduto in un’imboscata e poi rimasto ucciso nello scontro a fuoco.

La mamma

«È un bravo ragazzo, ha solo 33 anni, è nato il 13 febbraio 1986. Ha sempre voluto aiutare gli altri, non mi risponde da ieri». A parlare è la mamma di Lorenzo Orsetti. «Noi eravamo contrari alla sua partenza, io non riesco più a dormire la notte, ma lui voleva aiutare questo popolo oppresso», dice la signora chiedendo ancora notizie del figlio.

«Convinto dagli ideali della causa curda»

Orsetti In una intervista a Il corriere fiorentino l’anno scorso aveva raccontato così la motivazione della sua decisione di partire: «Mi chiamo Lorenzo, ho 32 anni, sono nato e cresciuto a Firenze. Ho lavorato per 13 anni nell’alta ristorazione: ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco. Mi sono avvicinato alla causa curda perché mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta più equa. L’emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti. Poi è scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi».

Il padre: «Distrutti dal dolore ma orgogliosi di lui»

«Siamo orgogliosi di lui, della scelta che ha fatto», «ma ora siamo distrutti dal dolore. Da un anno e mezzo, cioè da quando è partito, stavamo in angoscia, più contenti quando lo sentivamo al telefono, in ansia quando stavamo un periodo senza sentirlo». Lo ha detto Alessandro Orsetti, padre del fiorentino Lorenzo Orsetti, ucciso negli scontri in Siria con l’Isis. «Mi ha telefonato il suo comandante curdo e mi ha detto che Lorenzo è morto insieme a tutti quelli del suo gruppo in un contrattacco dell’Isis stamani». Lo ha detto Alessandro Orsetti, padre del 33enne fiorentino ucciso in Siria. «Sembra che il suo gruppo sia stato accerchiato, era con una unità araba, ma non so cosa significhi esattamente da un punto di vista militare – ha aggiunto – Li hanno uccisi tutti». «Il suo comandante mi ha detto che Lorenzo è caduto in battaglia», ha anche riferito Alessandro Orsetti. «E io spero adesso che questa sua morte voglia poter dire qualcosa per la causa dei curdi. Lorenzo cercava una causa in cui coinvolgersi, non sopportava di stare, come diceva lui, nel menefreghismo. Desiderava dare una svolta alla sua vita e già tre-quattro anni fa si interessava dei curdi e della loro condizione». «Così è andato via per una causa, noi siamo contenti per lui, perché in fondo ha fatto una scelta importante – ha anche detto il padre – Certamente eravamo contrari, non gli si poteva dire `vai, è bello´, però abbiamo capito che per lui era una scelta per dei valori in cui credeva. E il popolo curdo merita che si faccia qualcosa nella sua lotta contro l’Isis e il fascismo». Il padre ha sentito Lorenzo l’ultima volta il 10 marzo, ma da qualche giorno non leggeva i messaggi via mail. «Anche l’altra domenica gli abbiamo detto `torna a casa, la battaglia è finita, vieni via, il tuo lo hai fatto´».
«Lorenzo era consapevole di poter morire, di essere in una guerra, ma era anche consapevole della condizione del popolo curdo e della situazione politica che lo affligge». Lo ha detto lasciando la casa del fiorentino ucciso in Siria, uno zio andato a portare conforto ai cognati, cioè i genitori di Lorenzo Orsetti. «L’ultima volta che l’ho visto è stato circa un anno e mezzo fa, quando è partito per il Medio Oriente – ricorda il parente – Lorenzo ha sempre avuto una sensibilità verso la giustizia sociale e non rimaneva indifferente ai problemi degli altri. Mi vengono in mente, per come la penso io, le nostre persone che andarono tanti anni fa in Spagna a combattere contro la dittatura di Franco, anche loro lo fecero con una motivazione forte come Lorenzo e sapevano anche loro di andare in una guerra». Secondo lo zio di Lorenzo Orsetti, il 33enne avrebbe ricevuto addestramento militare in Medio Oriente prima di essere schierato in area bellica. «La famiglia per ora non ha nessuna informazione ufficiale e anche la Farnesina per ora non ha chiamato – ha anche detto lo zio – I genitori rivorrebbero la salma ma penso che non sarà una cosa facile». Riguardo alla contrarietà dei familiari di Lorenzo Orsetti a farlo partire verso uno scenario di guerra, lo stesso zio ha detto: «Ad una persona di oltre 30 anni nessuno si può permettere di dire `vai o non vai´, è chiaro che la sua è stata la scelta radicale di un adulto». A Firenze Lorenzo Orsetti lavorava come cuoco e sommelier: nel settembre 2017 decise di lasciare tutto, anche il lavoro, per andare a combattere in Medio Oriente.

3.Il video testamento di Lorenzo Orsetti (a cura di Carmela Adinolfi, La Repubblica.it il 18 marzo 2019)

Category: Osservatorio internazionale, Politica

About Bruno Giorgini: Bruno Giorgini è attualmente ricercatore senior associato all'INFN (Iatitutp Nazionale di Fisica Nucleare) e direttore resposnsabile di Radio Popolare di Milano in precedenza ha studiato i buchi neri,le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ha praticato molti stravizi rivoluzionari, ha scritto per Lotta Continua quotidiano e parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città. I due arcobaleni - viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro - Aracne è il suo ultimo libro.

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