Maria Pace Nemola: Vi racconto…. il mio muro

| 9 Novembre 2019 | Comments (0)

 

VI RACCONTO … IL MIO MURO

Beh, non esageriamo, il Muro di Berlino non fu certo mio. Come non lo fu di nessuno in particolare, ma fu di tutti. Quello che intendo dire con quel “mio” è raccontarvi le impressioni di quella notte del 9 novembre 1989 che provai io personalmente che non vivevo propriamente a Berlino ma a Monaco di Baviera.

Impressioni che sono rimaste, rimangono e rimarranno per sempre impresse nel mio cuore e nella mia mente (e se parlo di “cuore” e di “mente” è perché in me come in tutti gli altri l’aspetto emotivo e l’aspetto razionale in quella notte si mescolarono come sempre e più di sempre).

Ma veniamo dunque ai fatti: certamente in senso stretto la caduta del Muro avvenne inaspettatamente, anche se da almeno un anno o anche più c’erano stati episodi, sintomi, e chi più ne ha più ne metta, che potevano essere giudicati come preannunci di quello che sarebbe capitato.

L’avverbio “inaspettatamente” sta ad indicare che anche se auspicato, desiderato fino allo spasimo, quel crollo sembrava destinato a rimanere come utopia solo nel cuore e nella mente di tutti ma che non potesse davvero realizzarsi storicamente, cioè nella realtà di un giorno qualsiasi … un giorno qualsiasi che sarebbe diventato una pietra miliare nella storia degli uomini quasi … QUASI come il 12 ottobre 1492!

Come segni premonitori, di cui ho avuto esperienza diretta, furono gli atteggiamenti ufficiali e ufficiosi di personaggi politici bavaresi della CSU (i cristiano-sociali bavaresi) partito nel quale io anche ero inserita e nel quale poi successivamente nelle elezioni amministrative del 1996 fui inserita come candidata e fui eletta come consigliere del Consiglio di Circoscrizione del quartiere dove abitavo.

Nel parlare in discorsi ufficiali e/o fra amici i politici usavano per esempio espressioni più morbide per parlare della DDR, sottolineando anche con l’intonazione della voce meno rigida e meno “tedesca” una maggiore vicinanza con quello che sino a quel momento era uno degli Stati più “nemici” insieme all’URSS!

Non vi sto a parlare dei contatti ufficiali tra esponenti bavaresi e del governo federale nell’anno o in alcuni anni prima del crollo del Muro, perché di quelli ne avete letto e saputo abbastanza da tutti ciò che è stato divulgato dai media. Vi racconterò un episodio vissuto personalmente nell’agosto del 1987 quando atterrai a Berlino Ovest con mio marito che rimase lì perché per il suo lavoro non poteva passare la “cortina di ferro”, mentre io con un pullman organizzato ad hoc da un’agenzia turistica di Berlino Ovest me ne andai a Berlino Est. Già sul pullman al famoso Check Point Charlie salì uno di quei “terribili” Vopos che oltre a controllare passaporti e documenti, ci fece sorridere facendo battute tipo: “Andate a prendere uno schnaps alla vodka?”. Lo schnaps è un bicchierino di liquore a forte gradazione alcoolica (tipo la nostra grappa) di vario tipo, molto diffuso in tutta le Germania (questo al di sopra di tutte le divisioni politiche!) che piace molto ai tedeschi che lo bevono per difendersi dal freddo, digerire il loro piatti pesantucci e anche perché … piace loro!

Le facezie del Vopo sarebbero state davvero impensabili per esempio nel 1972, quando, mentre ero studentessa ad Heidelberg, feci la mia prima scorribanda a Berlino compresa Berlino Est.

Un altro episodio personale ancora più significativo risale a luglio 1989, quando insieme con le amiche della Frauen Union (gruppo femminile della CSU) andammo in una specie di gita in una cittadina bavarese al confine con la DDR e tutte insieme riuscimmo ad andare quasi a toccare il Muro che divideva i due stati nella campagna.

E qui c’è da fare una precisazione importante: il Muro sia a Berlino che lungo tutti i due stati in realtà erano due, come ben si sa, ma anche se la “striscia della morte” era tra i due muri, in realtà PRIMA era consigliato, vietato ed anche impedito avvicinarsi al Muro, quello verso l’Ovest. Che donne come eravamo noi, con o senza tacchi a spillo, potessero avvicinarsi al Muro, anche quello era in segno premonitore, che non era stato calcolato come tale perché, ripeto, sembrava davvero impossibile

che da lì a poco quel Muro sarebbe caduto, come ora ci sembra impossibile che crolli la Muraglia Cinese a meno di non pensare a un evento catastrofico naturale tipo terremoto o a un disastro nucleare!

Ma veniamo a quella notte.

Delle notizie sulla possibilità di attraversare il confine, che nel pomeriggio arrivarono tramite notiziari su conferenze e annunci stampa da parte della DDR, non ve ne sto a parlare perché di quelli ne avete avuti racconti e filmati a sufficienza dai media italiani e di tutto il mondo.

Vi racconto invece di una telefonata ricevuta in tarda serata, quasi notte da un caro amico dei miei anni giovanili di studio in Germania che mi avvertì che a Berlino gente, tanta gente stava avvicinandosi al Muro e addirittura cominciava a superarlo; mi disse di accendere la televisione e di guardare lo straordinario spettacolo e poi di prepararmi a uscire per andare nella Leopoldstrasse e nella Ludwigstrasae, le grandi e larghe arterie di Monaco nel quartiere di Schwabing, quello noto per gli artisti e anche perché lì c’è la Maximilian Universität.

Quello che vidi in quella marea di gente fu davvero tutto e di più, proprio come si suol dire!

Persone soprattutto di una certa età che piangevano, ragazzi giovani che ridevano e in tutti, davvero in tutti un’espressione di incredulità e poiché i bavaresi, anche se più morbidi dei prussiani, sono comunque tedeschi una specie di paura dipinta sui volti, l’ansia di persone che, a differenza di noi latini più propesi a visioni più ottimistiche della vita in generale, hanno nel loro DNA una tendenza al pessimismo. Certo che il fatto che sembrasse anche nel recente passato rispetto a quella notte, che capitasse quel che capitò, gettava sulla gioia ombre di dubbio e di paura.

A Monaco io abitavo in una parte nuovissima e di recente costruzione di un quartiere abbastanza vecchiotto dove c’erano state le ville private di tanti importanti gerarchi nazisti (il nostro consolato generale italiano infatti ha tuttora sede in quella che fu la villa privata di Goering. Nella parte vecchia di quel quartiere c’è una chiesetta piuttosto piccola ed in posizione isolata che la figlia di un importante gerarca nazista di cui per ovvi motivi non faccio il nome, essendo profondamente cattolica, cattolica come lo sanno essere i bavaresi nella loro isola appunto cattolica nella Germania essenzialmente evangelico-luterana, fece aprire in fretta e furia e dove secondo la sua volontà fu celebrata una Messa perché Dio aiutasse i tedeschi e la Germania tutta a non ripetere gli orrori dell’abbastanza lontano passato per non dover anche rivivere le esperienze drammatiche del recente passato come la divisione della Nazione tedesca.

La chiesa, vi ho detto, era piccola e, pur nella fredda notte del novembre monacense, c’era tanta, tanta gente assiepata intorno ad essa anche nel piccolo antico cimitero a ridosso delle mura del piccolo tempio. Mi venne in mente la lirica Sant’Ambrogio del Giusti, perché molti dei presenti cominciarono a cantare, non l’inno nazionale ma canti religiosi in tedesco. Certo anche per me fu un’emozione fortissima e da allora ogni volta che ci ripenso mi viene davvero la pelle d’oca e sento in me la sensazione di aver vissuto “in diretta” un momento davvero importante della Storia.

Due saggi proverbi recitano così: non è tutto oro quel che luce oppure non c’è rosa senza spine! E così o no?!

Che, a parte i momenti inebrianti della notte 9 novembre 1989, poi il crollo del Muro rivelò nel corso dei giorni e degli anni successivi anche molti aspetti difficoltosi e pesanti lo sapete anche questo da tutta quella marea di scritti che avete letto sui giornali e di cui avete avuto notizia tramite gli innumerevoli reportage dei media di tutto il mondo. Di questo naturalmente tacerò di parlarvene, per ricordare insieme con voi e a voi alcuni episodi vissuti per esempio nel Natale 1989 a Monaco, quando arrivarono anche lì come in tutta la Germania ex-Ovest fiumane di persone provenienti dalla ex-Germania Est. Ricordo le ampie e scorrevoli autostrade dove alle sfreccianti e potenti automobili degli abitanti dell’Ovest (per motivi vari all’Ovest i tedeschi erano consueti avere appartamenti più piccoli e casette più piccole di quelle che abbiamo noi in Italia, ma automobili più grosse, complice il fatto anche che nella maggior parte delle autostrade tedesche, tra l’altro non a pagamento, non esistono pressoché limiti di velocità) si vedevano “arrancare” le piccole “Trabbi”, soprannome del nome ufficiale Trabant che facevano tanta tenerezza e sulle quali, udite udite!, anche i pur “seriosi” tedeschi facevano battute come quelle che circolavano in Italia negli anni Sessante sulla 600: “come ci stanno quattro elefanti in una Trabbi? Ma, due davanti e due dietro, no?!”

Tralascio tutte le discussioni sull’opportunità del cambio uno a uno dei due Marchi così profondamente diversi nel loro valore oggettivo; tralascio tutte le peripezie, risolte prontamente “alla tedesca” della riunificazione dei prefissi telefonici e delle targhe delle automobili e vengo a ciò che vidi nelle stazioni della metropolitana di Monaco, cioè persone dell’Est che cecavano di vendere o meglio svendere bellissime cose di famiglia (lenzuola ricamate, porcellane, soprammobili vari e anche libri), davvero preziose, antiche e belle per poter andare a comprarsi cellulari ed altre amenità del genere negli sfavillanti e colmi di merci grandi magazzini del centro di Monaco.

Naturalmente mi si strinse il cuore pensando che forse non era per quegli scopi che era crollato il Muro.

Non ebbi il coraggio di comprare nulla tranne qualche libro, per il mio amore per la cultura e pensando anche che ben prima della Notte dei Cristalli avvenuta anche quella un 9 novembre (e anche la concomitanza di queste due date deve far riflettere sul fatto che il crollo del Muro era stato pre-pensato e preparato!) c’era stato sul piazzale antistante l’università di Berlino il rogo dei libri invisi al regime di allora, rogo preannunciatore di tutta la barbarie orribile che seguì!

Nella zona pedonale del centro di Monaco ci sono sempre bancarelle variopinte ed esteticamente valide che vendono primizie o anche solo frutta di stagione. Mi si strinse il cuore vedendo bimbetti dell’Est che guadavano incantati i mandarini: certo i mandarini non sono coltivati in nessuna parte della Germania, ma per i bimbetti dell’Ovest erano frutta normale come le autoctone mele.

Ma voglio terminare il mio ricordo con qualcosa di allegro: sapete quale fu anche a Berlino, proprio a Berlino, uno dei problemi seguiti al crollo?

A Berlino, anzi nelle due Berlino esistevano allora due Giardini Zoologici, grandi e ben attrezzati come sono tuti i Giardini Zoologici tedeschi, come quello di Monaco o quello di Norimberga.

E allora dove mettere tutti gli animali?! Dilemma: a Est o ad Ovest?

Fu scelto di traslocarli tutti nel più moderno Giardino Zoologico di Berlino Ovest e per me, il pensiero che tanti amici animali facessero la pappa insieme e vivessero insieme felici e contenti come i personaggi delle favole che conoscevo da bambina, mi riempì il cuore di dolcezza, mitigando la tristezza per tanti dolorosi e drammatici episodi avvenuti proprio a Berlino nel tempo immediato o anche un po’ più lontano da quello nostro, come il furioso assalto al quartier generale della Stasi alla ricerca di tanti dei documenti di tante, tante persone sorvegliate che erano poi la quasi totalità della popolazione non solo di Berlino, ma anche di tutta la DDR.

Potrei dire ancora tante altre cose, raccontare dello stridore eclatante tra la Kurfüstendamm, la via del centro del passeggio elegante di Berlino Ovest e la ancora quasi fumante di macerie Unten der Linden, la via elegante della Berlino antica, potrei ricordare quando il Reichstag fu impacchettato da Christo, il famoso artista noto per le “impacchettature” di insigni edifici in tutta Europa proprio per simboleggiare la rottura totale con il passato, ma preferisco rimanere su questa immagine idilliaca dei Giardini Zoologici riuniti!

“Ich habe noch einen Koffer in Berlin“

Recita un’antica canzone berlinese e significa che è rimasta una valigia in Berlino, anche la mia valigia di ricordi dolci, di cui potrò ancora in futuro raccontarvi, di un grande momento storico.

 

Ideato per l’Associazione “Donne per la Difesa della Società Civile”

Category: Guardare indietro per guardare avanti, Osservatorio Europa

About Maria Pace Nemola: Nata a Torino nel 1949, dopo gli studi classici laurea in Filosofia con lode discutendo una tesi di filosofia teoretica sulla "Disputa dell'ateismo" di J.G. Fichte con il professor Luigi Pareyson, dopo soggiorni di studio in Germania. Insegnante di ruolo, si è occupata di orientamento scolastico come consulente della Fondazione Agnelli. Trasferitasi a Monaco di Baviera per il lavoro del marito, vi ha svolto attività politica nel Partito Cristiano-Sociale (CSU), culminata nell'elezione nel consiglio di circoscrizione di München-Bogenhausen. Dopo il rientro a Torino, attività politica nei Popolari-UDEUR, come consulente in alcune Commissioni del Consiglio Comunale, candidata nel 2005 per il Consiglio Regionale, nel 2006 per il Senato e per il Consiglio Comunale. Ha collaborato all’associazione “Altera – Generatore di pensieri in movimento”, (soci fondatori anche i professori Vattimo e Tranfaglia dell'Università di Torino). Fa parte del Centro Studi Filosofico-religiosi "Luigi Pareyson" di Torino, partecipandone alle attività. A Torino ha partecipato alle attività culturali della Comunità Ebraica e ora a Biella, a quelle della Comunità Ebraica di Vercelli; ha studiato anche i primi elementi dell’yddish. Master biennale in Bioetica presso la Facoltà Teologica di Torino discutendo due tesi: "L'uomo, corda tesa tra finito e infinito" e “Bioetica Animale. 3001, l’Arca di Noè nello spazio” valutate “magna cum laude”. Successivamente Master biennale “Scienza e Fede” e quattro Master di Bioetica Avanzata. Oltre che di filosofia, si interessa di psicologia, etologia e musica. Coltiva il suo amore per il cane inteso proprio come lo “dipinge” Omero in Argo, anche come allevatrice di Schnauzer con l’affisso “vom Silbernen Strahl”. Trasferitasi a Biella, è attiva nell' Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, di cui il marito è socio, e nell'associazione Voci Di Donne, e fa ancora parte dell'associazione Donne Per La Difesa Della Società Civile di Torino.

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