Marina Montella: Le Sorelle
L’11 agosto del 2017 la nostra amica Marina Montella se ne è andata leggera. La ricordiamo con tre pezzi: una poesia da lei scritta Le Sorelle, il ricordo scritto da Amina Crisma un anno fa, un suo pezzo, pubblicato su www.inchiestaonline.it.
1.Marina Montella: Le Sorelle
Le due sorelle
sono qui
sedute vicine
cantano parole segrete
campanelli di argento che
ridono lievi
La prima crudele
amorevole attraente
con occhi taglienti
opulenta e sicura
La seconda soave
discreta serena
capelli d’argento
dolcissima diafana
La prima si allontana
ridendo
La seconda si avvicina
leggera
e mi prende la mano
felice l’abbraccio e
scopro – curiosa-
l’insondabile morte
2. Amina Crisma: Ricordo di Marina
Marina Montella, amica e collaboratrice di Inchiesta, palermitana di nascita – che alla sua Palermo era rimasta profondamente legata anche quando era vissuta in altri luoghi, da Venezia all’Asmara, da Bogotà a Madrid – è morta l’ 11 agosto 2017, nella sua casa di Zelarino (Venezia), dopo una lunga e tremenda malattia da lei affrontata con indicibile coraggio, continuando a irradiare fino alla fine – fino a quando le è rimasto un briciolo di forza – su quanti hanno avuto il privilegio di conoscerla il suo tenace amore per la vita, la sua profonda e inesausta passione intellettuale, la vastità delle sue letture, l’acutezza della sua riflessione, la sua laica e intensa spiritualità, la sua straordinaria generosità.
Il 12 agosto 2017 avrebbe compiuto sessantaquattro anni. Per tutta la sua esistenza, è stata sempre una presenza luminosa per tutti quelli che l’hanno incontrata: per gli amici più recenti e per quelli di una vita intera, conosciuti negli anni del liceo e dell’università, per gli studenti a cui si è dedicata come insegnante in Italia, in Colombia ,in Spagna, per gli orfani e i bambini di strada che ha curato in Eritrea. Lo è stata anche nei giorni estremi, in cui avvertiva con lucida consapevolezza – e con stupefacente, eroica serenità – l’avvicinarsi della fine.
Vittorio, Amina e tutta la redazione di Inchiesta mandano un abbraccio affettuoso a suo figlio Marcello, a sua sorella Teresa, a sua nipote Margherita, agli amici Wilma e Bruno, e si uniscono a tutti coloro che vogliono custodirne la memoria. La nostra rivista le dedicherà una rubrica in cui saranno raccolti i suoi contributi.
Ci piace ricordarla con una foto che la ritrae a Stromboli, uno dei luoghi a lei più cari che amava condividere con gli amici, e dove ha trascorso giorni felici
Ma ora non ci vengono parole adatte per salutarla. E così per farlo ricorriamo ad alcune di un epitaffio che aveva scritto per sé Marina Cvetaeva. Forse non le dispiacerebbero, perché la leggerezza era davvero, fra le tante qualità che caratterizzavano questa donna così intensa, così difficile da descrivere o da raccontare, una sua speciale, impareggiabile virtù.
“Leggi
– di ranuncoli e papaveri colto un mazzetto –
che io mi chiamavo Marina
e quanti anni avevo.
Solo, non stare così tetro,
la testa china sul petto.
Pensami con leggerezza.”
Rimpiangeremo per sempre l’assenza della sua voce, il suo venir meno all’usata, amante compagnia; ma quella sua leggerezza, vorremmo esser capaci di trattenerla con noi per sempre.
3. Marina Montella: Considerazioni di una irriducibile sana affetta da cancro
Negli avvenimenti della nostra vita gli eventi si susseguono e si evolvono senza che noi, tutto sommato, ce ne accorgiamo: lasciamo, come è giusto che sia, che tutto scorra, sino a quando irrompe furioso un accadimento diverso, gioioso o triste, ma diverso e questo ci ferma e ci fa riflettere, perché, questa volta, non possiamo farne a meno.
Nella mia personale vita, punteggiata da alcuni accadimenti di questo genere, l’ ultimo ha un nome e un cognome: sarcoma retro-peritoneale. Un nome che, all’inizio, non sapevo neanche cosa volesse dire, poi ho letto, mi sono informata, mi sono fatta spiegare. Mi sono resa conto, allora, che qualcuno aveva emesso nei miei confronti una sorta di condanna.
Da quel momento in poi la mia vita, il mio pensiero, il mio modo di essere o cambiavano o soccombevano: ho deciso di cambiare.
La quotidianità ha oggi per me un altro sapore, nella chiara certezza della caducità dell’essere che sono, il tempo per me ha una valenza diversa: esiste solo il qui e ora e subito, esiste una perenne ricerca di concentrazione sulla bellezza che mi circonda, esiste questo attimo prezioso in cui sto scrivendo e comunicando tutto questo, esiste questa felicità inaspettata che sgorga da una sorgente interna che non sapevo di avere e che, sono convinta, abbiamo tutti e che regala ogni giorno, ma proprio ogni giorno, dettagli meravigliosi del vivere che prima mi sfuggivano.
Tutto è cominciato quando ho deciso di rinunciare a tutte le cure standard che la medicina degli ospedali mi proponeva – chemio e radio – che mi avevano lasciato evidenti segni sia fisici che psichici negativi, quasi fossero, anziché cure, torture medioevali.
Semplicemente ho cambiato stile: mi sono avvicinata alla medicina olistica e naturale.
Non solo. Ho totalmente cambiato regime alimentare.
E alla faccia di infausti e rapidi pronostici – (non avrà molto tempo, dobbiamo intubarla per poterla alimentare, mi dicevano tre anni fa) – sono viva, vegeta e felice.
Poi quello che sarà sarà. Ogni mio giorno vale un anno sarò, quando verrà il momento, comunque vecchissima!
Infine un’ultima cosa a cui tengo molto: non voglio essere considerata per il problema che ho, ma per quello che sono e noto, con vero piacere, che spesso, molto spesso le persone che frequento si dimenticano delle mie metastasi epatiche da sarcoma retro-peritoneale.
E la vita, che avrebbe voluto inchiodarmi al muro della disperazione, mi ha fatto, suo malgrado, il dono più grande: il miracolo di aprire gli occhi alla luce per cominciare, ogni mattina, il più bel giorno della mia vita.
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