Vescovo di Bologna Zuppi: Voglio incontrare le famiglie occupanti

 

 

Diffondiamo da La Repubbica del 28 dicembre 2015 l’articolo di Silvia Bignardi sulle posizioni del Vescovo Zuppi

 

Il vescovo Matteo Zuppi tende la mano agli occupanti. “Voglio andare a trovarli. Non ho ancora deciso quando, non ho una data, ma voglio farlo presto” sorride. Anzi, qualcuno di loro l’ha pure già conosciuto: “Al Corpus Domini sono venuti gli occupanti di uno stabile, non ricordo di preciso quale. Ho parlato un po’ con loro”.

“Bisogna fare pressione”.

Ospite ieri mattina alla Sacra Famiglia di via Irma Bandiera per la festa della parrocchia, la messa e l’incontro coi fedeli, il nuovo capo della Chiesa di Bologna non nasconde di avere a cuore il tema dell’accoglienza e fa suo l’allarme sull’emergenza abitativa. Soprattutto con tanti edifici, di privati ma anche di enti e istituzioni (tra quelli delle ex Poste, dell’Inpdap e le ex abitazioni dei ferrovieri si parla di circa 150 alloggi), che restano vuoti e inutilizzati. Come fare per convincere questi privati a mettere a disposizione i loro immobili per chi ha bisogno? Zuppi annuisce: “Bisogna fare pressione. Bisogna trovare meccanismi per mettere insieme le necessità e i criteri. Se le necessità cambiano, anche i criteri devono cambiare. Non conosco ancora bene il problema a Bologna, ma anche Confabitare mi ha comunicato che sarebbero circa 15mila gli alloggi vuoti a Bologna”.

“Sindaco indagato? A Roma altre inchieste…”.

Zuppi, che al suo arrivo in città poche settimane fa ha messo proprio “il diritto alla casa” per chi non ce l’ha al primo posto, ha già affrontato il tema dell’emergenza abitativa e dell’accoglienza anche con Virginio Merola: “Ho trovato da parte del sindaco molta sensibilità su questo”. Nessuna reprimenda nemmeno per l’iniziativa delle Usb, il sindacato di base che giorni fa ha deciso di riallacciare abusivamente l’elettricità all’ex Beretta, di propietà dell’Asl e occupata da 80 persone. Zuppi, romano di nascita, porta anzi l’esempio della sua città. “Non conosco bene la situazione all’ex Beretta. Quel che posso dire è che a Roma è spesso il Comune stesso che riallaccia acqua ed elettricità” spiega, stupendosi poi di sapere che per lo stesso gesto — il riallaccio dell’acqua in uno stabile occupato in via De Maria, appunto — il sindaco Merola è stato indagato mesi fa dalla procura. “Diciamo che a Roma abbiamo altre inchieste…” scherza il vescovo, poi più serio: “Credo che i sindaci possano fare queste cose in una condizione di emergenza o di pericolo per gli stessi occupanti. Penso che questa sia la giustificazione”. L’importante, ribadisce, per aiutare chi è senza casa, “è trovare criteri per risolvere le mutate necessità”.

Sempre più italiani poveri.

Anche perché sono sempre di più, coloro che soffrono le conseguenze della crisi. “Ci sono sempre più italiani” confidano al vescovo anche i volontari della mensa della parrocchia che accoglie circa 40 poveri a pasto, ma che avrebbe bisogno di aumentare la capienza, per non lasciare nessuno alla porta. Zuppi annuisce e stringe la mano a tutti, dopo un’omelia in cui ancora una volta prova a raccontare le ragioni dell’accoglienza. “Quando ci chiudiamo agli altri stiamo male. Smettiamo di dire “mio”, e impariamo a dire “nostro””. Un invito rivolto alla comunità della chiesa, descritta come una famiglia. “In questa famiglia siamo tutti fratelli e sorelle, tutti “adottati” da Dio attraverso l’amore. E in famiglia non si scarta nessuno. Impariamo che quando si dice “amatevi gli uni gli altri”, per “altri” bisogna intere “tutti”. Tutti coloro che ci circondano, tutti quelli che hanno bisogno. Così si fa in famiglia”. Un insegnamento che il nuovo vescovo ha provato a praticare sin dai suoi primi gesti in città, dall’incontro con i 243 operai della Saeco che rischiano di perdere il lavoro a Gaggio Montano, fino alla visita ai senzatetto al Binario Ovest della stazione, la notte di Natale.

 

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Category: Culture e Religioni, Osservatorio Emilia Romagna

About Vescovo Matteo Maria Zuppi: Matteo Maria Zuppi nasce a Roma nel 1955 ed è un arcivescovo cattolico italiano, dal 27 ottobre 2015 arcivescovo metropolita di Bologna. Entrato nel seminario di Palestrina, consegue il baccalaureato in teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Si laurea in Lettere e Filosofia all'Università di Roma, con una tesi in Storia del Cristianesimo. Ordinato presbitero nel 1981, da tale anno al 2000 è viceparroco della basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, di cui poi è parroco fino al 2010. Dal 2005 al 2010 è prefetto della III prefettura di Roma. Rettore della chiesa di Santa Croce alla Lungara (dal 1983), membro del Consiglio presbiterale (dal 1995), nel 2010 è nominato parroco della chiesa dei Santi Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela e, nel 2011, prefetto della XVII prefettura di Roma. È anche cappellano di Sua Santità (dal 2006) e assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant'Egidio (dal 2000). Il 31 gennaio 2012 papa Benedetto XVI lo nomina vescovo ausiliare di Roma e vescovo titolare di Villanova; il 14 aprile successivo riceve l'ordinazione episcopale, nella basilica di San Giovanni in Laterano, dal cardinale Agostino Vallini, coconsacranti l'arcivescovo Giovanni Battista Pichierri e il vescovo Vincenzo Paglia (poi arcivescovo). Il 27 ottobre 2015 papa Francesco lo nomina arcivescovo metropolita di Bologna; succede al cardinale Carlo Caffarra, dimessosi per raggiunti limiti di età. Il 12 dicembre prende possesso dell'arcidiocesi ed apre la Porta Santa della cattedrale di San Pietro. Nel 1990 svolge insieme ad Andrea Riccardi, Jaime Gonçalves e Mario Raffaelli il ruolo di mediatore nelle trattative tra il governo del Mozambico (all'epoca controllato dai socialisti del Fronte di Liberazione del Mozambico) e il partito di Resistência Nacional Moçambicana, impegnati sin dal 1975 in una guerra civile. La mediazione condusse il 4 ottobre 1992, dopo 27 mesi di trattative, alla firma degli Accordi di pace di Roma che sancirono la fine delle ostilità. Per questi eventi Zuppi e Riccardi vengono nominati cittadini onorari del Mozambico. In seguito ha continuato ad operare con la cosiddetta "diplomazia parallela" della Comunità di Sant'Egidio.

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