Aulo Crisma: Legambiente premia Modesto Gugole per la transumanza

| 1 Luglio 2019 | Comments (0)

 

 

LEGAMBIENTE PREMIA MODESTO GUGOLE PER LA TRANSUMANZA

Legambiente, con la campagna Carovana delle Alpi del 2019, ha assegnato 17 bandiere verdi per difendere e promuovere nei territori montani attività innovative ed esperienze di valore ambientale e culturale. Ben due delle 17 bandiere sono andate alla Lessinia, in provincia di Verona, in due piccoli paesi del Comune di Selva di Progno: Giazza, nel profondo della valle e Campofontana in alto sui monti. A Giazza per aver rimesso in vita l’antico mestiere della produzione del carbone e a Campofontana dove continua la pratica della transumanza.                                                                                                                                          

Campofontana sorge a oltre i milleduecento metri di quota nella parte più incantevole dei Lessini orientali con numerose contrade disseminate su un paesaggio mai aspro, mosso da continui avallamenti e dossi.. E’ il più alto della provincia. L’attività economica è costituita essenzialmente dall’allevamento delle mucche. Un tempo quasi ogni famiglia ne possedeva un branco più o meno numeroso. Ora il numero degli allevamenti è notevolmente diminuito. I pochi rimasti però si sono infoltiti, superando talvolta il centinaio di capi. E l’erba che cresce sugli estesi prati viene falciata, essiccata e trasportata nei fienili per l’alimentazione del bestiame quando rimane in loco. Verso la fine di maggio le mandrie abbandonano le stalle di residenza per raggiungere i pascoli estivi seguendo gli antichi itinerari. Vi rimarranno fino a San Michele. Qualche giorno prima della partenza vengono fatte uscire dalla stalla le giovenche non ancora abituate a camminare perché si sciolgano le gambe. Le vedi felici saltare sui prati, ignare della fatica che dovranno affrontare l’indomani. Le mucche di Modesto Gugole, che ha una moderna stalla alla contrada Sangiorgi, discendono, passando per la mulattiera dei Gauli, da oltre i milleduecento metri di Campofontana, ai 758 di Giazza, all’inizio della Val d’Illasi. Da qui risalgono, percorrendo la zigzagante ed aspra mulattiera delle Gozze, che è pure un tratto del sentiero europeo E 5, per trovarsi sull’altipiano. La mandria continua il cammino accompagnata dal tinnare dei campanacci che rompe il silenzio dell’aria. I campanacci, “de ciocan” nella lingua cimbra, pendono dal collo delle vacche più ambiziose di portarli, quelle che manifestano il carattere del leader. Così mi ha raccontato un vecchio allevatore. Dopo otto ore di marcia e venti chilometri nelle gambe la meta, la malga di Folignani di Cima, è finalmente raggiunta.                                                                                                                                                                           

Un altro allevatore di Campofontana, Lino Roncari, per arrivare ala malga delle Coe di Ala, sui Lessini orientali, deve percorrere dieci chilometri di più impiegando dodici ore. Qualche anno fa un canale televisivo di Verona ha ripreso la marcia di ritorno, dalle Coe di Ala alla contrada Roncari di Campofontana.                                                                                                                                            

Fanno ritorno in giugno alla malga di Campobrun, continuando il lavoro del nonno, dei giovani mandriani, i Peloso, anche questi di Campofontana. A Campobrun, meravigliosa conca nel territorio trentino delle Piccole Dolomiti, arrivano scendendo fino a Giazza passando per la mulattiera dei Gauli e risalendo per tutta la Valle di Revolto fino al Passo Pertica. Da qui alla malga resta poca strada. Le mucche vanno a pascolare fino a 1800 metri di quota e il loro latte lavorato nella malga dà un formaggio saporito che viene acquistato ancora fresco dai numerosi escursionisti che frequentano la zona. Durante la prima guerra mondiale è giunto fin quassù il re Vittorio Emanuele III in visita al fronte .                                                                                                                  

Ci sono mandriani nel Comune di Selva di Progno che, finita la stagione dei pascoli estivi, intraprendono una seconda transumanza spostando il bestiame nella pianura veronese per restarvi nelle altre stagioni dell’anno. 

Nella Lessinia, fino a sessanta anni fa, esistevano tante malghe, tra grandi, medie e piccole, quanti sono i giorni dell’anno. Vi erano ospitati cinquemila capi, provenienti dalle stalle del Veronese e del Mantovano. Nei primi anni del secolo scorso due migliaia di mucche arrivavano dal Vicentino, salendo da Recoaro e attraversando il passo della Lora scendevano nella valle di Revolto per poi inerpicarsi sul versante opposto e proseguire sull’altopiano. A Revolto,sul confine con l’Impero austroungarico, esisteva un’osteria. Una volta era stata chiusa dalle autorità perché il gestore era stato accusato di connivenza con i contrabbandieri. I sindaci di Recoaro e Selva di Progno ne hanno ottenuto la riapertura per il tempo della transumanza essendo l’unico posto di ristoro in mezzo a molte ore di cammino.                                                                                                                                              

Sulla strada tra San Bortolo delle Montagne e Campofontana, in località Zucchi, ci guarda altera una monumentale mucca scolpita nel giallo reale, pregiato marmo della zona, da Aldo Nardi di Chiampo. Qui, fino dieci anni fa, si teneva un raduno di allevatori di mucche della razza rendena. Gli esemplari, provenienti anche dal territorio vicentino, sfilavano in passerella. Una commissione premiava i capi più belli.                   

I Cimbri della Lessinia avevano una specie di devozione per la mucca che nei secoli, come una madre generosa, li ha aiutati a vivere. Due semplici fatterelli, che qui descrivo, sono indicatori dell’alta considerazione in cui era tenuto l’animale.  

 Nei primi anni Trenta del secolo scorso l’afta epizootica aveva colpito il bestiame all’alpeggio. Sull’altipiano spuntò un frate a spandere benedizioni in giro per le malghe. Bofonchiava formule incomprensibili concludendo però chiaramente dicendo: le vache. A queste parole i mandriani cadevano in ginocchio e lo gratificarono generosamente con burro e formaggio. Occorse un carro per il trasporto. Una donna di San Francesco di Roverè gli si rivolse per farsi confessare. Il frate le disse che al massimo poteva darle una benedizione come faceva per le vacche. Si sentì offesa e lo denunciò ai carabinieri che in seguito ad indagini scoprirono la sua vera identità: era un povero diavolo di Costeggiola con una famiglia numerosa. Per i mandriani, che il frate fosse vero o falso non aveva alcuna importanza. Quello che contava era la cessazione del contagio. Si ha notizia che il pretore di Soave lo mandò assolto.                                                                    

Dal secondo aneddoto, raccontatomi da Rosa Dal Bosco di Giazza, grande conoscitrice dell’idioma tedesco, risulta che una mucca era considerata più di un uomo. Il disegno di seguito riprodotto è opera di un fanciullo di nove anni e illustra la conclusione di una transumanza dalle basse, dalla pianura a Giazza. Si propone il testo originale in cimbro, l’antico alto tedesco, la lingua un tempo diffusa sui monti Lessini.

       MINCAL UN SAINE BAIP

                                                    

         In Mincal ist gakeart ime lante pitan kuan.

         Saine baip, benje si hat gasest ken de kue,

         si ist kangat inkeigan in saine man

         un si hat gasest ch’er buat.

         -Ba het-ar Mincal ch’er buat?

         -Sbaigat. I pi gabest kame dotor.

         Er hat kout che i pi sìack un i han iz leban kourtz.              

         De baip hat kout: -Eh, maledetto! Er epar gamast vangan an kiouf!

         I han gakiobat che ist toat a kua.

 

                                                   MINCOLO E SUA MOGLIE

 

        Il Mincolo ritornava dalle basse con le vacche.

       Sua moglie, quando ha visto venire le vacche,

       è andata incontro al suo uomo

       e ha visto che piangeva.

       -Che cosa avete Mincolo che piangete?

       -Tacete. Sono stato dal dottore.

       Lui ha detto che sono ammalato e che ho la vita breve.

       La moglie ha detto: -Eh, Maledetto!

       Mi avete fatto prendere uno spavento!

       Ho creduto che fosse morta una vacca.

 

 

Per concludere voglio accennare alla transumanza di un solo animale dalla contrada Gioas di Giazza fino a Campolevà di Sopra. Ho aiutato la zia Albina a condurre una scrofa pregna fino alla malga dove nei giorni precedenti erano arrivate le mucche del Togneto. Non poteva unirsi alla mandria che aveva un passo molto più svelto. In montagna avrebbe partorito e sarebbe stata alimentata anche con la scotta, il buon siero del latte, “in kèsebazzar”, residuo della produzione del formaggio e della ricotta. Il viaggio è iniziato alle sei del mattino. L’andatura era lenta e sull’erta della mulattiera delle Gozze diventava ancora più difficoltosa. La bestia con le sue piccole zampe faceva quattro passi avanti e due indietro. Era più propensa a scendere che a salire. Si vedeva il grande sforzo al quale era sottoposta. Bisognava impedirle di retrocedere per evitarle il prolungamento della strada. Fuori della mulattiera, dai Parpari in avanti, la pendenza era più agevole. Dopo oltre sei ore di cammino per la scrofa e per noi la sofferenza era finita.

 

 

 

 

 

Category: Animali e piante, Arte e Poesia, Aulo Crisma e la rivista "inchiesta", Osservatorio comunità montane

About Aulo Crisma: Aulo Crisma è nato a Parenzo nel 1927. Nel 1945 ha conseguito il diploma magistrale.Nel 1946 ha lasciato l'Istria come esule. Ha fatto il maestro elementare prima a Giazza, dove si è sposato con la collega Maria Dal Bosco, e poi a Selva di Progno. E' stato un attivo animatore culturale dirigendo il locale Centro di lettura, divenuto poi Centro sociale di educazione permanente. E' stato per molti anni corrispondente del quotidiano L'Arena di Verona. Ha condotto numerosi lavori di ricerca e documentazione sulla storia dei Cimbri, una popolazione di origine tedesca che si era insediata sui Monti Lessini verso la fine del XIII secolo, che ancora manteneva vivo nell'enclave di Giazza ,l'antico idioma alto tedesco.Ha fatto parte del Direttivo provinciale del Sinascel, sindacato nazionale della scuola elementare. Ha pubblicato "Guardie e contrabbandieri sui Monti Lessini" (con Remo Pozzerle), Ed. Taucias Gareida, Giazza-Verona, 1990; "Lessinia, una montagna espropriata" (con Remo Pozzerle), HIT Edizioni, San Martino Buonalbergo, 1999; "Bar lirnan tauc': Noi impariamo il cimbro, Ed. Curatorium Cimbricum Veronense,, Verona, 2001; "Parenzo, gente, luoghi, memoria" Ed. Itinerari educativi, Comune di Venezia, 2012. Attualmente vive con la moglie a Tencarola, in provincia di Padova, e collabora alla rivista Inchiesta.

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