Mario Agostinelli: Chi ha detto che è meglio il metano?

| 31 Dicembre 2019 | Comments (0)

 

 

 

 

Gas metano: soluzione ingannatriceper l’emergenza climatica

CHI L’HA DETTO CHE E’ MEGLIO IL METANO?

Si dice: addio al carbone e al petrolioe, nel tempo, convertire la produzione energetica verso fonti rinnovabili. Ma nel frattempo possiamo anche chiudere un occhio sul metano, che inquina sì, ma meno di altri combustibili fossili.Ed è vero che aparità di apporto energetico, il metano è responsabile di minori emissioni di CO2rispetto al petrolio (25% in meno) e ancor meno del carbone (quasi la metà). Ma ben altre sono le implicazioni del ricorso al metano, in particolare per quanto riguarda le emissioni dirette di CH4, una molecola sufficientemente stabile, il cui potenziale climalterante in 100 anni è pari a 25volte quello di un equivalente in anidride carbonica.Il gas naturale, si dice,inquina meno di petrolio e carbone, proprio perché ci si limita a considerare gli effetti di combustione. Ma, in una analisi dell’intero ciclo, ci renderemmo conto che non ha ragione di esistere. come “soluzione ponte” per approdare alle rinnovabili.Anche se i potenti della Terra non lo vogliono, sono i suoi abitanti che detengonoil diritto di salvare il Pianetae, quindi,sono loro che non possono accettare compromessie nemmeno tollerare diessere tenuti all’oscuro dell’emergenza in corso. Bisogna concentrare tutte le nostre forze verso una produzione energetica a impatto zeroe per questo 80 scienziati hanno lanciato l’allarme: il metano è responsabile del 20% dell’innalzamento delle temperature. La preoccupazione è cresciuta quando la presenza media del metano nell’atmosfera terrestre, dopo un periodo di sostanziale stabilità tra il 1990 e il 2007, ha ripreso a salire rapidamente.Il trend delle medie mensili delle concentrazioni globali di metano in atmosfera in aumento:

 

Quale può esserne la causa? Si sono accusati gli allevamenti bovini, il maggior consumo di gas naturale e le relative fughe del sistema estrattivo e distributivo; si è puntato il dito sul “fracking”, il nuovo sistema estrattivo dello “shale gas” basato sulla frantumazione idraulica delle rocce argillose ricche di idrocarburi, sviluppato da una quindicina d’anni soprattutto nel Nord America.

Una nuova ricerca di Robert W. Howarth, pubblicata da una delle più autorevoli riviste scientifiche del settore, ha raccolto le analisi del metano presente nell’atmosfera terrestre negli ultimi anni e ne ha studiato per così dire il “DNA”, permettendo di individuare con precisione l’origine chimica del metano presente in atmosfera. Si è scoperto così che la formadi metano che è aumentatanell’atmosfera in parte ha un’origine biologica–proviene da paludi, allevamenti bovini, risaie, discariche –ma in maggior partesi è liberato spontaneamente dalla combustione incompleta nelle abitazioni o nell’industria, ma, soprattutto, dalleattività minerarie in fase di estrazione, quando si perfora a maggiori profondità, nei mari, nei terreni argillosi per procurarsi olio e gas da scisto. “L’aumento delle emissioni di gas di scisto (forse in combinazione con quelle di olio di scisto) costituisce per oltre la metà dell’aumento totale delle emissioni di combustibili fossili”.Quindi la commercializzazione di shale gase di petrolio delventunesimo secolo ha aumentato notevolmente le emissioni globali di metano: che cosa non farebbero le big company (comprese quelle italiane!) per reggere la concorrenza sui mercati mondiali!La mitologiadi una sostituzione delle centrali a carbone con il gas,data in pasto ai residenti di Brindisi, Civitavecchia o Porto Tolles; andrebbe confutata in base ai dati più aggiornati, sapendo che le centrali elettriche alimentate a carbone hanno nel nostro Paeseun rendimento medio di conversione del 34%, mentre le moderne a petrolio arrivano al51%,e quelle a gas a ciclo combinato anche del 56%. Ebbene, in base alle stime pubblicate dalla Banca Mondiale,se tutto il carbone fosse sostituito da metano usando le centrali a ciclo combinato, diminuiremmo le emissioni di CO2di 15 milioni di tonnellate. Se invece la stessa quantità di elettricità venisse prodotta da nuove fonti rinnovabili avremmo una riduzione di 26 milioni di tonnellate.Anche per l’uso del metano come carburante per la mobilità l’analisi è impietosa: si è concluso che non aumenta generalmente i rendimenti, anzi spesso, per i motori non progettati per il gas o sottoposti a carichi importanti (come i camion), rendimenti e emissioni di CO2 al Km in genere peggiorano.

Inoltre, dal punto di vista delle emissioni dannose per la salute (particolato, ossidi d’azoto, composti organici), i veicoli a metano sono da considerarsi assimilabili a quelli alimentati a benzina, almeno per le categorie emissive dagli Euro4 in poi. Quindi, dai trasporti, non possiamo attenderci alcun miglioramento dal metano. Molto meglio migrare subito all’elettrico con mezzi pubblici, condivisi o leggeri, come e-bike e micro-mobilità, soprattutto per chi non può permettersi o usare efficientemente automobili elettriche. Tutt’al più, ci aspettiamo una riduzione dei gas climalteranti dal biometanoper i grandi camion e i mezzi navali per lunghe tratte, dai mezzi cioènon convertibili direttamente all’elettricoe forse più convenienti per l’impiego di idrogeno ottenuto da elettrolisi alimentate da elettricità da fonte rinnovabile.Nelle abitazioni la metanizzazione del riscaldamento (al posto della nafta o del cherosene) e la sostituzione delle cucine domestiche a legna o carbone con le cucine a gas ha rappresentato nel secolo scorso un indubbio progresso, sia dal punto di vista della salute che dell’impatto sul clima. Tutto il buono che potevamo attenderci dal metano nelle nostre case e nelle nostre città è però già stato ottenuto. Per un futuro meno inquinato, con più sicurezza, maggior salubrità e miglior qualità della vita in casa e in città, dobbiamo cominciare a ridurre il consumo di metano: le abitazioni efficienti ad emissioni ridotte, dotate di impianti rinnovabili, cucine ad induzione, pompe di calore non avranno più il contatore del gas.

NEL PIANO ENERGIA CLIMA(PNIEC) DEL GOVERNO C’È TROPPO METANO

Per ottenere una coerente e graduale decarbonizzazione, in Italia non c’è proprio motivo di attendersi un aumento del consumo di metano nei prossimi anni. Come risorsa di transizioneva superata con una consapevole determinazione. Purtroppo,non è quello che sta scritto nel Piano Clima (PNIEC) del governo. Il Piano prevede, infatti, una riduzione del consumo di energia primaria da 155 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) a 135 Mtep al 2030: ma si tratta solo del 5% in meno di quanto già spontaneamente industria e comportamenti individuali avrebbero fatto,anche senza politiche pubbliche.Viene certo confermata l’uscita dal carbone nella produzione elettrica, ma il petrolio diminuisce solo dal 36 al 31%. La percentuale del gas fossile rimane il 37% del totale del fabbisogno primario e solo per il 2040 una riduzione della sua percentuale arriva al 33%. Le fonti rinnovabili crescono solo dal 18 al 28%.Nel PNIEC si conferma, in relazione alla sicurezza energetica nazionale, la partecipazione di Snam, Eni e Italia ai nuovi metanodotti, così come la necessità di dotarsi di nuovi terminali (“gassificatori”) di importazioni di GNL (gas liquefatto) anche da Paesi impegnati nell’estrazione di “shale gas”. Il paradosso è che i metanodotti esistenti sono stati in grado di accogliere importazioni pari a 86 miliardi di Nm3 nel 2006 (20% più di oggi): cosa serve avere più metanodotti e aumentare le importazioni? Si confermano poi tutte le politiche infrastrutturali per incrementare i consumi (metanizzazione della Sardegna, distribuzione per l’autotrazione, GNL), così come le politiche fiscali ultra-favorevoli: il metano è l’unico combustibile, carburanteefonte energetica ad avere accise e tasse bassissime sino al 2030. Pagatasse centinaia di volte meno di benzina e gasolioedi altri biocarburanti avanzati (da rifiuti), decine di volte meno dell’energia elettrica, persino dell’elettricità rinnovabile. Per il metano fossile, più inquini e meno paghi. Se il PNIEC non cambia, se la realtàe le lotte dei movimentinon costringerannoil governo a mutare politiche in questi prossimi dieci anni, l’esito sarà una riduzione talmente esigua delle emissioni climalteranti nazionali, da venir compensata dalle emissioni indirette provocate dalle perdite di metano dal pozzo al consumo finale, liberato in quantità mai inferiore al 3%.

PREVISIONI AIE e WEO e CONFRONTI CON LO SCENARIO +1.5°C

L’Agenzia internazionale dell’energia (AIE) è l’autorità globale per la politica energetica. La sua proiezionedistintiva, l’annuale World Energy Outlook (WEO),delinea percorsi dettagliati ea lungo termine per la domanda e l’offerta di energia. Lo scenario climatico della WEO, lo scenario di sviluppo sostenibile, non è pienamente allineato con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento a 1,5°C. Invece,esaurisce il budget di 1,5 °C entro i primi anni ’30. Lo scenario offre una probabilità del 50%di limitare il riscaldamento da 1,7 a 1,8 ° C, con una forte dipendenza dalle tecnologie di di cattura delle emissioni di CO2. Purtroppo,l’obiettivo meno ambizioso e la fortedipendenza da queste tecnologie di cattura e sequestro sottoterra, consentono all’AIE di promuovere una massiccia espansione del gas fossile nei prossimi decenni. Questa scommessa ignora che queste tecnologie non sono provate e potrebbero non catturare efficacemente il carbonio e quindi noninvertire l’innalzamento della temperatura. Anche se queste tecnologie funzionassero, ritarderebberol’adozione di misure immediate per ridurre le emissioni, comportandoun onere economico ingiusto per le generazioni future, finendo con aumentaresignificativamente l’insicurezza alimentare e idrica. Presentare il gas compatibile con un futuro decarbonizzato è in contrasto con la scienza del clima, i mercati dell’energia in rapido cambiamento e con le aspettative di un numero crescente diparti interessate.Le proiezioni ignorano non solo i limiti della commutazione da carbone a gas, ma anche l’ascesa delle tecnologie dirompenti di energia rinnovabile e di gestione della rete.L’AIE non concilia il modo in cui unboom del gas possa essere resocompatibile con una transizione che tenda ed eliminare tutti i combustibili fossili. A meno che non avanzi sottobanco un compromesso implicito: che, cioè, l’espansione del gas nei prossimi decenni richiedaalle generazioni future di pagare per la bonifica del carbonio sequestrato nelle viscere della terra, con il rischio dellacatastrofeclimatica se le tecnologie di rimozione del carbonio non funzionasserosu larga scala.Il Rapporto speciale IPCC sul riscaldamento globale di 1,5 °C avverte che la forte dipendenza dalla rimozione di anidride carbonica è “un grave rischio nella capacità di limitare il riscaldamento a 1,5 ° C” e che queste tecnologiesono “non provate” su larga scala.La sostanza e l’assurdità di un approccio con sequestro di CO2sta nel fatto cheper il sequestro di CO2sottoterra sarebbero utilizzatiil 25-86 percento delle terre coltivabili e permanenti del mondo!In conclusione, lo scenario climatico dell’AIE, con la sua scommessa ipertecnologica tutta da verificare, comporta un rischio considerevole che queste tecnologie semplicemente non possanomaterializzarsi. La sicurezza di cibo e acqua potrebbe essere compromessa. Inoltre, i ci sarebbeun ritardo nell’attuare azioni immediate per ridurre le emissioni e, nel far ciò, un onere ingiusto per i nostri figli facendoli pagare per rimuovere le nostre emissioni di gas serra.

LE RINNOVABILI A BASSO COSTO POSSONO SOSTITUIRE SIA CARBONE CHE GAS

Il drastico e costante calo dei costi per l’eolico e il solare interrompe la giustificazione del mercato per il gas nel settore dell’energia. La capacità eolica e solare è già più economica da costruire e funzionare rispetto al carbone e al gas nella maggior parte dei mercati. Poiché queste tecnologie continuano a guadagnare aumentando le economie di scala e l’esperienza di attuazione, i costi eil rendimento dell’energia eolica e solare è destinato solo a migliorare. Ciò significa che l’energia rinnovabile può e sostituisce il carbone come generazione di massa, risparmiando nel contempo il denaro dei consumatori, cosa che sta avvenendo negli Stati Uniti e in Europa.La relazione speciale dell’AIE sul gas conferma questa tendenza e in diversi punti avverte che il caso economico per la costruzione di nuovi impianti di gas è debole e sempre piùminacciato da tecnologie più pulite e più convenienti. Datoche i costi non sono chiaramente un fattore proibitivo per l’aggiunta di capacità di generazione rinnovabile, sia per sostituire la capacità di combustibile fossile sia per soddisfare la crescente domanda di energia, non è chiaro perché l’AIE continui a sostenere l’aumento del consumo di gas fossile.Dalle note qui illustrate ci si rende conto del fallimento della Cop di Madrid e della follia che ha condotto le classi dirigenti del mondo in cui viviamo a cercare soluzioni ancorate agli interessi delle lobby fossili e dei governi (compreso il nostro!) ad esse legati. L’infrastruttura del gas multimiliardaria costruita oggi è progettata per funzionare per decenni a venire. Le infrastrutture del gas sono ad alta intensità di capitale e richiedono lunghi periodi di funzionamento per restituire gli investimenti. Una volta che il capitale è stato impiegato, l’operazione è destinata a continuare finché i ricavi superano i costi operativi marginali. Dati gli ostacoli alla chiusura delle infrastrutture prima della prevista durata economica, è fondamentale smettere di costruire nuovi progetti sul gas, le cui emissioni a vita intera non potrebbero mai rientrarenei bilanci delle emissioni di carbonio previsti dagli accordi di Parigi e dalle osservazioni più recenti dell’IPCC. La situazione è più che preoccupante: non è banalmente laquestione di chi debba finire -tra Greta e Trump -sulla copertina di Time per “the person-of-the-year”. La riconversione energetica è già oggi il compito primario delle generazioni in campo e, nello stesso tempo, la rivendicazionepiù lungimirantedelmondo del lavoro e dei sindacati che ne rivendicano la rappresentanza.

 

 

 

Category: Ambiente

About Mario Agostinelli: Mario Agostinelli (1945) ha lavorato come ricercatore chimico-fisico per l’ENEA presso il CCR di Ispra. Dal 1995 al 2002 è stato Segretario generale della Cgil Lombardia e nel 2004 ha dato vita al movimento Unaltralombardia, con l’obiettivo prioritario di rinnovare dal basso le forme della rappresentanza. Ha ricoperto un incarico istituzionale come Consigliere regionale in Lombardia, eletto come indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista, e nel 2009 ha aderito a Sinistra Ecologia Libertà. Sul piano internazionale si è contraddistinto per un intenso impegno nel Forum Mondiale delle Alternative e nel Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre.

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