Arturo Parisi: L’America è un Polifemo accecato. L’Europa punti su una sua difesa comune.

| 19 Agosto 2021 | Comments (0)

 

Arturo Parisi :”L’America è un Polifemo accecato. L’Europa punti su una sua difesa comune”. Diffondiamo da Il Foglio del 17 agosto 2021 intervista a cura di Valerio Valentini

 

L’ex ministro della Difesa prodiano riflette sul discorso di Biden. “E’ l’inizio di una fase nuova: dall’America innanzi a tutti, all’America è il tutto. Ormai Washington guarda solo al Pacifico. L’Ue si doti di un suo strumento autonomo che non dipenda solo dalla Nato”

L’ha ascoltato e non gli è piaciuto. E però, pur non apprezzandolo, o forse proprio per questo, il discorso pronunciato da Joe Biden è, a giudizio di Arturo Parisi, uno di quei discorsi che segna un’epoca, una stagione, il passaggio da una fase storica all’altra.

Si potrebbe dire che l’Oceano Atlantico si è improvvisamente allargato, e quello Pacifico si è invece ristretto. La marcia secolare verso il lontano West è sfociata definitivamente nel confronto con l’ormai vicino Est. Troppo vicino”, dice il vecchio leader ulivista, prodiano in purezza, che proprio durante il secondo governo del Professore ha guidato il ministero della Difesa in anni, tra il 2006 e il 2008, in cui la guerra in Afghanistan era ancora una guerra, e forse nessuno poteva immaginare un epilogo così inglorioso.

Ma il cambiamento, spiega Parisi, non è iniziato oggi. “Dagli Usa ‘innanzi a tutti’”, quelli orgogliosamente alla testa della Nato e dell’Occidente democratico, “siamo prima passati agli Usa ‘innanzitutto’, e ora agli Usa come ‘il tutto’”. Che è forse un modo europeo, meno gradasso e più preoccupato, di declinare l’“America first”.

“A stare al Biden di ieri – prosegue Parisi – l’attacco alle Twin Towers del quale ci apprestiamo a celebrare il ventennale somiglia sempre più all’accecamento di Polifemo nell’Odissea”.

 

Category: Guerre, torture, attentati, Lavoro e Sindacato, Migrazioni, Movimenti, Osservatorio internazionale, Osservatorio Stati Uniti

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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