1. Roberto Roversi: Bologna marzo 1977 [1977]

| 8 Novembre 2012 | Comments (0)

1. La creta, la selenite e l’arenaria.

Di qui nasce il colore di Bologna.

Nei tramonti brucia torri e aria.

 

22. A che punto é la città?

La città è li in piedi che ascolta.

Io non dico il privato è politico.

Dico anche il privato e politico.

 

24. A che punto è la città?

La città si nasconde Ie mani.

I democristiani non governano l’Italia

ma la gestiscono.

In trent’anni I’hanno succhiata leccata masticata

peggio dei Visigoti

e di Attila che correva a cavallo.

Al confronto Attila e una farfalla dai novanta colori

Questi hanno facce di pesci-tonno, pesci-guerra, pesci-fuoco.

 

27. A che punto é la città?

La città legge la sua pergamena.

Un giorno gli schiavi sono vestiti di bianco.

Quel giorno I’impero di Roma e condannato .

Quando gli uomini si contano

un momento di storia é cominciato.

 

31. A che punto e Ia città?

La città tace perché non e più primavera.

La verità è il massacro.

Il massacro é la realtà.

Mille creature tagliano l‘acqua con il coltello affilato

per guardare il sangue del mare.

 

75. A che punto è la città?

La città in un angolo singhiozza,

Improvvisamente da via Saragozza

Ie ·autoblindo entrano a Bologna.

C’e un ragazzo suI marmo, giustiziato.

 

76. A che punto é la città?

La città si ferisce

camminando

sopra i cristalli di cento vetrine.

 

77. A che punto è Ia città?

La città piange e fa pena.

Poi elicotteri in aria

perché le vetrine son rotte

Le vecchiette allibite

perché Ie vetrine son rotte

Commendatori adirati

perché Ie vetrine son rotte

I tramvieri incazzati

perché Ie vetrine son rotte

Tutte Ie strade deserte

perché Ie vetrine son rotte

Carabinieri schierati.

perché Ie vetrine son rotte

Sessantamila studenti

perché Ie vetrine son rotte

Massacrati di botte

perché Ie vetrine son rotte.

 

79. A che punto é la città?

La città si scuote come un cane.

Il ragazzo ucciso è seppellito

con il rito formale.

Segue Ia pace ufficiale

can i poliziotti ai cantoni

In galera centottanta capelloni.

Grida Ia gente : Iazzaroni,

studiate

Invece di fare barricate

per mandare in malora una città.

Non si trascina alla gogna

la città di Bologna.

Chi è studente va con la ragazza

non in piazza a farsi ammazzare.

 

97. A che punto é la città?

La città ansima e ascolta

il suono di un chiodo che ferisce

strisciando suI vetro di marzo

e così dice:

 

98. Era un ragazzo venuto dal niente.

ucciso per strada.

colpito alla fronte.

era un ragazzo venuto da niente.

gridava la gente.

scappava suI ponte.

era un ragazzo, Ie ore del cuore

Ie passava sui libri

a mangiare il furore.

una mano di sangue strisciando suI muro

picchio con la rabbia

un colpo sicuro.

la gente piangeva. era freddo cemento

l’asfalto disteso

e lui moriva nel vento.

bandiera stracciata. un mese è passato.

La terra è fiorita

suI suo corpo straziato.

 

107. A che punto è la città?

La città apre Ie porte e cammina per strada.

 

108. Cosa dice la città?

Dice che nell’inverno del ’76-’77 non ci fu neve .

Dice che in marzo è ancora inverno.

Dice che adesso è aprile.

Dice che ogni giorno aspettiamo qualcosa.

Dice: Eco? Umberto? questo intellettuale

da calendario, sarà il nuovo rettore?

 

110. A che punto e la città?

La città riacquista i suoi colori.

Ma noi per eterni languori aIl’ italiana vediamo

ripetersi la scena che accompagnò all’inizio degli

anni Sessanta la gimkana del centrosinistra, quando

un partito fu dato in pasto al leoni che lo spolparono.

II gestore del pranzo di gala, furbetto

e sciapo quasi a chiedere scusa, fu l’on. Moro.

Oggi col suo occhio sbiascicato

eccolo riapparire

con il mandato e la giustificazione

di masticare la nuova polpetta

in un solo boccone.

Ma senza fretta senza fretta senza fretta .

 

113. Cosa grida la città?

La città dice che l’eta dei guerrieri e finita .

Dice che ieri e cominciato il tempo .

degli uomini-rana, degli uomini-gabbia,

degli uomini-Iamento.

 

114. Ma che non si può finire

col non dire più niente.

Se si tace, il silenzio é la morte.

E nella notte resta solo voce di vento.

 

125. Dice che

la violenza è stupida e imperfetta.

La violenza è un luogo comune .

La violenza è vecchia e senza fantasia.

La violenza è inutile e malada.

Dice che

la libertà è difficile

e non è Iì che .aspetta.

La libertà fa soffrire.

La libertà spesso fa morire .

La libertà ha tre segni semplici e terribili:

vuole la mano

vuole il cuore

vuole la pazienza.

Conoscere non vuol dire distruggere

e poi amare la cosa distrutta.

Amare ciò che si è distrutto

non vuol dire lottare perché

una nuova verità sia avviata.

Un ultimo dubbio e la più

urgente delle necessita ed

é conoscenza vera.

 

Chi e suI carro o su un carro

deve buttarsi a terra e correre correre lontano

quando il traguardo e a portata di mano

e il carro è vincitore.

 

Non offrirti così non sarai comperato.

 

Questo non è un tempo orribile.

E’ un tempo nuovo.

Non e un tempo impossibile.

E’ un tempo in cui ogni sera

si aspetta una notizia

da Maratona.

 

Pubblicata in “Inchiesta” 37, gennaio-febbraio 1979, pp. 3-4 [il testo completo è stato pubblicato in “Il cerchio di gesso”]

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Category: Arte e Poesia, Movimenti, Osservatorio Emilia Romagna, Roberto Roversi e la rivista "Inchiesta"

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