Aldo Tortorella: Riccardo Terzi, quel realismo senza smarrimento

| 14 Settembre 2015 | Comments (0)

 

 

Diffondiamo da Il manifesto del 14 settembre questo ricordo dell’amico Riccardo Terzi

 

Non è reto­rico dire che la scom­parsa di Ric­cardo Terzi (per quanto amici ci si sen­tisse nel vec­chio Pci ci si chia­mava per cognome) è una per­dita assai grave per coloro che ancora pen­sano a un rifa­ci­mento della sini­stra. Quando si dice di qual­cuno ch’egli è un’intelligenza cri­tica si pensa nor­mal­mente a una per­sona inquieta, forse piena di ansie e di tor­menti. Ric­cardo Terzi era il con­tra­rio: una rara intel­li­genza cri­tica che appa­riva intrisa di serena coscienza e di pacata fermezza.

La sua era una forma di rea­li­smo – cioè di rico­no­sci­mento dello stato delle cose – senza smar­ri­mento delle moti­va­zioni che lo ave­vano spinto a schie­rarsi. Con un tale baga­glio di lim­pida cri­ti­cità del pen­siero e dun­que di piena auto­no­mia intel­let­tuale e morale ha attra­ver­sato prima la sto­ria del Par­tito cui aveva ade­rito da gio­va­nis­simo — giun­gendo ad essere il mas­simo diri­gente di una delle sue più grandi e dif­fi­cili orga­niz­za­zioni, quella di Milano — e poi, dall’inizio degli anni 80, del sin­da­cato. Nella Cgil ha avuto inca­ri­chi di dire­zione e di stu­dio tra i più deli­cati: Lama gli affidò il set­tore dei tec­nici e dei qua­dri dopo la scon­fitta alla Fiat segnata dalla rot­tura tra ope­rai e impie­gati, Tren­tin lo volle a capo del dipar­ti­mento per le riforme isti­tu­zio­nali quando ini­ziava la crisi del sistema poli­tico ita­liano. E fu diri­gente esperto di grandi orga­niz­za­zioni — la Cgil lom­barda, il sin­da­cato pen­sio­nati, il più grande di tutti — sem­pre man­te­nendo il pro­prio pro­filo di ricer­ca­tore, come pro­vano gli scritti sulle mate­rie affron­tate nei suoi vari incarichi.

Credo di essere uno dei più com­piuti testi­moni del suo per­corso intel­let­tuale e poli­tico: era un ragazzo della Fgci nel tempo in cui fui segre­ta­rio della Fede­ra­zione mila­nese del Pci. E spesso ci tro­vammo su posi­zioni diverse, pur con sen­ti­menti, se non vedevo male, comuni. Fu corag­gioso cri­tico di Ber­lin­guer in nome dell’intesa a sini­stra. Ma chi pen­sava di poterlo anno­ve­rare tra i par­te­cipi di una ten­denza che si veniva orga­niz­zando – quella che fu chia­mata la destra comu­ni­sta – sba­gliava radi­cal­mente, non meno di chi avesse pen­sato di clas­si­fi­carlo nel gruppo oppo­sto. Seguiva, a me pare, una pro­pria trac­cia: quella del radi­ca­mento di ogni pos­si­bile sini­stra nel sociale. Per­ciò quando gli parve – giu­sto o sba­gliato che fosse — che il suo par­tito sci­vo­lasse in astra­zioni lon­tane dalla realtà scelse il sin­da­cato. Avver­tiva l’avanzare di tempi nuovi e lo sfi­ni­mento di cate­go­rie di pen­siero obso­lete. Era tra i pochi che ave­vano inteso il senso di movi­menti nuovi come quello del fem­mi­ni­smo della differenza.

Fu innan­zi­tutto per il biso­gno di rin­no­va­mento nel pen­siero e nelle pra­ti­che poli­ti­che – quale ne potesse essere la fon­da­tezza – che, credo, seguì, come altri della sua gene­ra­zione, tutte le tra­sfor­ma­zioni del suo Par­tito, com­presa la meta­mor­fosi nel par­tito demo­cra­tico, pur cri­ti­can­done le invo­lu­zioni. Ma per non minore esi­genza di rin­no­va­mento se ne distaccò quando, dopo le ultime ele­zioni poli­ti­che, vide il rin­no­varsi del patto con la destra, anzi­ché un cam­mino verso quella parte dell’elettorato che aveva mani­fe­stato la sua pro­te­sta sociale in modo ch’egli non con­di­vi­deva (i cin­que stelle) ma di cui misu­rava la pro­fon­dità. La let­tera di dimis­sioni con­ferma il suo con­vin­ci­mento che solo un’autentica com­pren­sione della vita sociale alla sua base, può essere il metro con cui si misura una qual­siasi sini­stra. «Il resto è chiac­chiera», concludeva.

Un uomo libero, pur nelle costri­zioni tipi­che delle grandi orga­niz­za­zioni. Un diri­gente non sem­pre inteso in tutto il suo valore. Un intel­let­tuale di vaglia. Recen­te­mente sono stati pub­bli­cati alcuni suoi scritti acuti e lun­gi­mi­ranti, ancora attuali. Ma il mio dolore pri­vato è per la per­dita di quello che è sem­pre stato per me, quel ragazzo dallo sguardo pen­soso e dal sor­riso gen­tile, avaro di parole. Ma quando le parole usci­vano erano neces­sa­rie e sagge. Il con­tra­rio della chiac­chiera, oggi al potere.

 

Category: Editoriali, Lavoro e Sindacato

About Redazione: Alla Redazione operativa e a quella allargata di Inchiesta partecipano: Mario Agostinelli, Bruno Amoroso, Laura Balbo, Luciano Berselli, Eloisa Betti, Roberto Bianco, Franca Bimbi, Loris Campetti, Saveria Capecchi, Simonetta Capecchi, Vittorio Capecchi, Carla Caprioli, Sergio Caserta, Tommaso Cerusici, Francesco Ciafaloni, Alberto Cini, Barbara Cologna, Laura Corradi, Chiara Cretella, Amina Crisma, Aulo Crisma, Roberto Dall'Olio, Vilmo Ferri, Barbara Floridia, Maria Fogliaro, Andrea Gallina, Massimiliano Geraci, Ivan Franceschini, Franco di Giangirolamo, Bruno Giorgini, Bruno Maggi, Maurizio Matteuzzi, Donata Meneghelli, Marina Montella, Giovanni Mottura, Oliva Novello, Riccardo Petrella, Gabriele Polo, Enrico Pugliese, Emilio Rebecchi, Enrico Rebeggiani, Tiziano Rinaldini, Nello Rubattu, Gino Rubini, Gianni Scaltriti, Maurizio Scarpari, Angiolo Tavanti, Marco Trotta, Gian Luca Valentini, Luigi Zanolio.

Leave a Reply




If you want a picture to show with your comment, go get a Gravatar.