Hélène Despic-Popovic: In Bosnia è più che possibile “una primavera”

| 18 Febbraio 2014 | Comments (0)

 

 

 

Traduciamo, su segnalazione di Bruno Giorgini, questo articolo pubblicato oggi 18 febbraio 2014 su Liberation

In Bosnia molte migliaia di abitanti sono scesi nelle strade di Sarajevo e nella città mineraria di Tuzla per gridare la loro collera di fronte a una classe politica inghiottita nelle liti politico-etniche. Hélène Despic-Popovic, la nostra inviata speciale a Sarajevo, ha risposto a una serie di domande.

 

D. Che cosa ha permesso il ritorno alla calma a Sarajevo? Che cosa sta succedendo in altre città della Bosnia come Tuzla?

Hélène Despic-Popovic: Non si può parlare di un ritorno alla calma perché c’è stata solo una esplosione molto piccola di violenza. La collera è intatta ma oggi ha preso le forme della politica. La collera continua a esprimersi nelle strade con le manifestazioni ma non c’è più violenza. L’esplosione di violenza è dovuta all’atteggiamento delle forze dell’ordine che hanno reagito male al fatto che non è mai venuto nessuno a discutere con i manifestanti. Ancora oggi nessun dirigente bosniaco è venuto a discutere con chi sta manifestando a Mostar, Sarajevo o Tuzla. La gente si organizza in assemblee di cittadini, delle specie di Agorà di democrazia diretta dove le persone vengono a raccontare i loro problemi e a porre le loro rivendicazioni . Questi forum si riuniscono tutti i giorni e si organizzano per gruppi di lavoro senza leader ne portavoci.

 

D. Chi sono questi manifestanti? Sono inquadrati da militanti politici?

Hélène Despic-Popovic: Alla base ci sono dei comitati di iniziativa promossi da persone attive in reti sociali che non sono però definibili come militanti politici. I partiti sono screditati perchè in Bosnia fare il politico è un mestiere lucrativo. I loro salari sono elevati e sono numerosissimi i loro privilegi. In Francia un salario di 2.500 euro non è molto per un politico professionista ma diventa una cifra enorme in una nazione come la Bosnia in cui un pensionato guadagna 60 euro al mese e vive nella miseria.

 

D. In Bosnia i problemi della disoccupazione e della corruzione delle élite politiche non nascono oggi. Perché allora questa improvvisa fiammata di violenza?

Hélène Despic-Popovic: Molte persone si chiedono perchè la popolazione bosniaca abbia sopportato questo clima politico per così tanto tempo. Una spiegazione è che questa popolazione è stata indottrinata da divisioni etniche e ogni persona ha sempre paura che le sue rivendicazioni siano manipolate e gestite da qualche altra persona. C’è anche il fatto che questo governo, pur privilegiando le élites a anche concesso numerosi aiuti sociali e la popolazione bosniaca ha paura di perdere tutti questi piccoli aiuti. Inoltre non c’è lavoro. Le più elevate possibilità di trovare lavoro sono nel settore pubblico e per trovare un lavoro nel settore pubblico occorre mostrare un certo tipo di atteggiamento. Per questo la gente ha sempre evitato di fare critiche.

 

D. Quale è il salario medio in Bosnia? E il tasso di disoccupazione?

Hélène Despic-Popovic: Il salario medio è di circa 400 euro e il tasso di disoccupazione è intorno al 40%. Se si considera il lavoro in nero è di circa il 30%

 

D. Le rivendicazioni dei manifestanti bosniaci simili a quelle degli ucraini?

Hélène Despic-Popovic: I problemi della Bosnia e quelli dell’Ucraina non sono collegati. Ieri in una riunione di un plenum di cittadini uno dei partecipanti ha detto «  ma se i manifestanti in Ucraina sono riusciti a far indietreggiare il potere perchè noi non potremmo fare la stessa cosa? » La popolazione bosniaca segue ciò che accade, è a conoscenza delle manifestazioni in Ucraina ma questi movimenti non sono collegati

 

D. Il governo bosniaco prende sul serio queste sommosse?

Hélène Despic-Popovic: Non so se il governo le prende sul serio perché non risponde a loro. Non ha sicuramente molte proposte da fare. Le lezioni avranno luogo nel mese di ottobre e ciascun partito cerca di tirare la coperta dalla sua parte. Per adesso il governo cerca di ignorare questi movimenti e di non rispondere. Ma al livello dei cantoni ci sono già quattro o cinque governi locali che sono caduti.

 

D. Potrebbero esserci delle elezioni anticipate?

Hélène Despic-Popovic: Questa è una delle rivendicazioni fatte. La maggior parte delle rivendicazioni trattano di salari e dei provilegi dei politici. Chiedono che il salario dei politici non possa essere superiore al doppio di un salario medio. E soprattutto choedono una revisione delle privatizzazioni che hanno portato una buona parte della popolazione alla disoccupazione.


D.La stampa parla di « primavera bosniaca ». La vedete come una possibilità?

Hélène Despic-Popovic: Si, fino adesso ciò che caratterizzava la Bosnia era uno scarso interesse dei cittadini per la politica che si evidenziava in un forte tasso di astensione alle elezioni. E’ molto interessante osservare che persone, così poco interessate alla politica, si mettano improvvisamente a partecipare a forme di democrazia. Per la prima volta non si parla di Serbi, di mussulmani o di Croati ma si parla di problemi concreti. I dirigenti cercano di far credere attraverso l astampa che dietro queste manifestazioni ci siano delle manipolazioni etniche. Ma la popolazione bosniaca è lontana da questa propaganda. Queste manifestazioni sono qualcosa di nuovo. Anche a Tutzla si è parlato della possibilità della possibilità che sia un antico ministro serbo che sia a capo del governo di Tutzla che è un cantone bosniaco.

 

 


 

Category: Osservatorio internazionale

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