Giovanni Stinco: “Orgogliosi, forti, visibili”. I disabili chiedono autonomia e fondi di sostegno
Diffondiamo da www.radiocittadelcapo.it del 3 novembre 2017
Bologna, 3 nov. – “Liberi di fare” è il loro slogan. Anche a Bologna, come in tante altre città d’Italia, le persone con disabilità hanno manifestato per chiedere più autonomia e più fondi per l’assistenza. Un appuntamento che apre un fine settimana di manifestazioni e presidi non-stop. A Bologna sabato ci sarà un presidio all’angolo tra via Indipendenza e via Altabella e domenica ci sarà una nuova manifestazione in Piazza Nettuno. “Liberi di fare, liberi di scegliere, liberi di essere“, recita il cartello di Ilaria, 29 anni di Bologna. “L’assistenza personale è un diritto umano”, “Scegliere senza catene” e l’ironico “Droga, sesso e vita indipendente” gli altri slogan.
Non solo la richiesta di un sostegno economico maggiore per garantire assistenza a tutti, l’obiettivo di chi è sceso in piazza è quello di avere una vita indipendente e autogestita, che per una persona non autosufficiente – spiegano gli organizzatori “significa compiere scelte ed autodeterminarsi attraverso l’autogestione dei fondi finalizzati al pagamento di assistenti personali“.
Il movimento, quello di Liberi di fare, che è nato da una lettera aperta pubblicata su facebook questa estate da due sorelle disabili, Elena e Maria Chiara Paolini nella lettera la richiesta al Governo di fare di più e cambiare un paese “che pensa di essere ancora nel Medioevo”. La missiva ha fatto molto discutere la comunità dei disabili italiana, e ha portato a mobilitazioni in tutta Italia, Bologna compresa. “Quando abbiamo letta quella lettera abbiamo contattato Elena e Maria Chiara e abbiamo deciso di farci sentire, è ora di cambiare”, dicono gli organizzatori bolognesi.
“Quello che chiediamo è una rivoluzione copernicana – dice una manifestante, Annalisa Frascari – i soldi dell’assistenza devono andare sempre meno alle strutture residenziali e sempre più alle persone con disabilità, che così diventerebbero soggetti attivi e non passivi di cura, e una volta venuto meno il sostegno della famiglia non sarebbero costrette a lasciare la propria casa e la propria vita per finire in centri assistenziali”.
“Vogliamo muoverci in completa autonomia, senza doverci per forza affidare ai genitori”, spiega Fabio Mantovani, 28 anni di Casalecchio. “Io sono in sedia a rotelle, se devono uscire di casa devo chiedere ai miei, ma questo significa rimanere sempre invischiati in un rapporto genitori-figli, con tutto quel che ne consegue. Un esempio: se volessi andare in un posto e loro non approvassero? La soluzione è l’assistente personale, un professionista pagato e alle dipendenze della persona con disabilità”.
Cruciale per i manifestanti è il supporto economico, che spesso non permette a chi ha bisogno di un aiuto h 24 di poter pagare le persone necessarie per garantirsi tutta l’assistenza necessaria. Altrettanto importante è la possibilità di non dover dipendere eccessivamente dalle reti associazionistiche del territorio. “A volte funzionano, e in certi territori funzionano anche molto bene – spiega sempre Fabio – ma quello che noi chiediamo è un cambio di paradigma. Il nostro modello è quello del nord Europa, dove l’assistente personale è stipendiato dal disabile e suo diretto dipendente. E’ quella la via maestra per una vera autonomia”.
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