Bruno Giorgini: OGM cancerosi, la discussione scientifica e politica
Cancri alle mammelle per le femmine, epatici e renali per i maschi, speranza di vita ridotta, i risultati della ricerca diretta di Gilles-Eric Séralini e pubblicata sul “Food and Chemical Toxicology” sull’influenza degli OGM nei viventi, nel caso una colonia di ratti, hanno prodotto una prevedibile levata di scudi da parte di alcuni scienziati e/o tecnici con conseguenti polemiche. Di fatto il lavoro di Sèralini è il primo che suggerisce effetti fortemente nocivi, cancerogeni, dovuti alla nutrizione con mais geneticamente modificato, l’NK603 della Monsanto, accoppiato al Roundup, l’erbicida a cui il mais sopradetto è stato reso tollerante. Cominciamo subito con le dichiarazioni di uno dei più fieri oppositori e critici dei risultati proposti, Gérard Pascal, già tossicologo specialiste degli OGM all’Istituto Nazionale della Ricerca Agronomica (INRA), oggi consulente per alcune importanti imprese agroalimentari, il quale dopo avere affermato che lo studio in questione presenta della “serie lacune che invalidano i risultati” (poi ci torneremo), non può esimersi dall’ammettere che “effettivamente non c’è mai stato uno studio di cancerogenesi legata agli OGM nè uno studio tossicologico a lungo termine. La maggior parte dei lavori pubblicati su questo soggetto, e riassunti in una analisi pubblicata in marzo-aprile su Food and Chemical Toxicology, sono stati condotti su delle durate di tre mesi.(..) L’ampiezza degli studi del Professor Sèralini (due anni, ndr) è dunque senza precedenti.” (Le Monde). E se lo dice lui! Ovvero vuol dire che i molti, non tanti a dire il vero, che parlano di decine se non centinaia di lavori che invaliderebbero i risultati di Séralini, mentono, per stupidità, ignoranza o cattiva fede poco importa. In realtà non esiste un solo studio, nemmeno uno, che invalidi il lavoro di Séralini.
Ma vediamo in modo analitico citando le fonti. In un lavoro (2012) di Chelsea Snell (Nottingham University) si certifica come la stragrande maggioranza delle ricerche sulla tossicità degli OGM siano state condotte su tempi inferiori a due anni e con un numero di parametri di controllo largamente inferiore a quelli utilizzati nello studio in questione, e nessuno dei pochi studi di più lunga durata si è mai occupato del mais NK 603 (Monsanto), oibò. Inoltre, ahimè, Snell dimentica di dire che due dei coautori erano al momento della ricerca consulenti di multinazionali OGM, e che un altro stava depositando un brevetto con Syngenta… ovvero siamo in pieno conflitto di interessi, e se nemmeno loro sono riusciti a trovare uno straccio di paper con analisi di lunga durata sugli effetti del mais NK 603, ha da voler dire che proprio nessuno l’ha fatta questa ricerca, salvo Séralini, coi risultati cancerogeni che dicevo all’inizio. E su questo il metodo scientifico è chiaro, codificato almeno dai tempi di Galileo, fatta salva l’inquisizione che preferiva mostrare le macchine di tortura, quando non usarle. Se tu intendi falsificare i risultati di un mio esperimento, devi farne uno simile ampliando se vuoi il numero di casi e il tempo (al minimo nel nostro caso, due anni, 200- duecento-ratti e il mais NK 603) e poi vedere cosa ne viene fuori; il resto sono chiacchere più o meno da bar e/o polemiche attivate da interessi economico politici, quasi sempre non trasparenti, a volte (spesso) in violazione del criterio di salute pubblica come bene comune. Ma alcune altre cose hanno fatto saltare molti nervi. In primis l’azione politico mediatica scattata lo stesso giorno in cui il lavoro è stato pubblicato su Food and Chemical Toxicology, una azione accuratamente preparata. L’esclusività dell’annuncio è stata concessa al Nouvel Observateur, un settimanale di sinistra a grande tiratura, che ne ha fatto la copertina sotto il titolo: “ sì, gli OGM sono dei veleni”, il 19 settembre scorso. In contemporanea usciva il libro di Séralini “Tous cobayes!” (Tutti cavie) edito da Flammarrion, e un film con lo stesso titolo, nonchè un documentario televisivo diffuso su Canal Plus lo stesso giorno, e un altro sul canale pubblico France 5 in ottobre, che hanno fatto molto scalpore, con le immagini dei poveri ratti ripieni di tumori che crescono a vista d’occhio. Ora è ovvio che molti giornalisti non siano stati contenti essendo stati esclusi dallo scoop, altrettanto ovvio che alcuni membri della comunità scientifica si siano adontati: ma in che mondo viviamo se uno scienziato si permette di parlare in diretta e in tempo reale dei risultatiti ottenuti ai cittadini, prima ancora che ai suoi pari (lo fanno anche i fisici che scoprono il bosone di Higgs, ma tant’è)! Gli specialisti siamo noi, i sapienti, non i comuni cittadini che mica hanno le conoscenze per giudicare, neppure dei cancri che si prendono sul loro proprio corpo!
E’ uno scontro presente in tutto il mondo tra chi dice che la scienza, e i suoi risultati, deve rimanere rinchiusa nei laboratori, le torri d’avorio, al massimo saranno le autorità, politiche, economiche, militari a decidere se e cosa può essere divulgato, e chi ormai parla apertamente di citizens science, di una scienza di tutti, democratica. E Sèralini cogli altri autori della ricerca, e in collegamento con forze della società civile riunite nel Criigen (comité de recherche et d’information indépendentes sul la génie génétique) proprio questo ha fatto, saldando insieme scienza e democrazia, lavorando in silenzio e in quasi clandestinità per alcuni anni al suo esperimento, e una volta ottenuti i risultati, rendendoli pubblici all’universo mondo, non solo ai membri della corporazione, offesissimi. Infatti quaranta (40, non tanti a dire il vero) ricercatori francesi hanno firmato un documento pubblicato sul settimanale «Marianne» che recita, tra l’altro : “Questo studio deve essere considerato più come un colpo mediatico che come una rivelazione di risultati scientifici” e altri, centoquaranta (140, ci sono dentro anche molti dei 40 precedenti), hanno scritto che “l’ipermediatizzazione di questo studio abilmente organizzata costituisce un ostacolo a un dibattito sereno” (le Monde). Più chiari di così si muore: discutiamo pure ma al riparo dall’opinione pubblica, dai cittadini, poi quando tra noi ci saremo messi d’accordo senza intrusioni delle volgari masse plebee e incolte, i cittadini, andiamo pure a raccontare, almeno tutto ciò che non infastidisce o preoccupa troppo, mettendo a rischio la serenità, non si sa bene di chi, forse della Monsanto. Va ricordato che Séralini ha fatto parte dal 1998 al 2007 della commissione istituita dallo stato francese per autorizzare o bocciare gli OGM, e in questa commissione spesso si è scontrato con colleghi favorevoli alle culture OGM. A tutt’oggi la situazione è la seguente: il mais NK 603 ha ricevuto autorizzazioni alla coltivazione in dodici (12) paesi, tra cui gli Stati Uniti e il Brasile. In Europa una richiesta di autorizzazione analoga è in attesa di essere esaminata, poichè il parere favorevole dato nel 2009 dell’Authority preposta non è stato validato dalla Commissione UE. Però dal 2004 l’NK 603 può essere importato e messo sul mercato UE, e viene in genere usato come alimento per gli animali, oltreche come costituente aggiuntivo di certi alimenti per l’uomo, come la farina di mais. Per ora in Europa sono autorizzate il mais MON 810 e la patata Amflora di BASF, ma soltanto il primo è sul serio coltivato, per l’80% in Spagna.
Attualmente, e qui casca l’asino, è compito delle imprese che vogliono mettere in commercio gli OGM realizzare i test e le ricerche dimostrando che non sono nocivi, e le imprese ingaggiano dei consulenti scientifici che pagano profumatamente, talchè il corto circuito del consenso si compia senza eccessive asperità e magari analisi troppo accurate o troppo lunghe, ma come non bastano tre mesi di osservazioni e esperimenti!? Non non bastano dimostra Séralini. In Francia comunque il governo ha chiesto all’Agenzia nazionale per la salute di studiare il lavoro in questione, annunciando che “se dovesse essere validato, non ci sarebbe altra soluzione che vietare le importazione del mais OGM incriminato”. Invece l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha giudicato recentemente la ricerca di “qualità scientifica insufficiente”. A leggere l’intero comunicato dell’EFSA come trasmesso dalle agenzie si capisce l’imbarazzo, perchè lo studio in nessun passo viene definito e/o considerato sbagliato, ma soltanto si chiede ai ricercatori di fornire nuovi elementi non pubblicati: “gli autori dello studio avranno l’opportunità di fornire all’Autorità la documentazione sulla quale si sono basati così come le procedure relative al loro studio affinchè l’EFSA acquisisca la comprensione più completa possibile del loro lavoro”. Ma l’EFSA non è proprio monda da ogni peccato. Il suo Presidente Diana Damanati è stata costretta nel maggio del 2012 a dimettersi per palese conflitto di interessi, infatti la signora apparteneva anche all’ILSI (International Life Science Institute), una associazione privata per la ricerca finanziata direttamente dalle industrie dell’agroalimentare, dove poi oggi lavora a pieno tempo. Per questo, tra l’altro, Sèralini ha già dichiarato che non se lo sogna neanche di fornire all’EFSA altre spiegazioni e l’accesso ai quaderni di laboratorio, quei quaderni dove i ricercatori descrivono giorno per giorno, se non minuto per minuto e in modo molto accurato come procede la ricerca. Per di più da anni Séralini, ma non è il solo, chiede che gli studi e i dati che hanno portato all’omologazione degli OGM siano resi pubblici, talchè ciascuno possa consultarli e eventualmente criticarli, cosa rispetto la quale le autorità europee hanno finora fatto orecchie da mercante, uno dei tanti esempi dei comportamenti anti e/o a-democratici della tecnocrazia di Bruxelles. Però al punto in cui siamo questa burocrazia del segreto, così come la pratica che siano le aziende OGM a certificare l’innocuità dei loro prodotti, sembrano difficili da difendere, dinamitate dai risultati dello studio di Sèralini, il che è anche una delle ragioni che spiegano certe reazioni tanto inviperite, quanto spesso stolte. Insomma Sèralini si trova di fronte molti e potenti nemici, le lobby degli OGM e di molte aziende dell’agroalimentare, Monsanto in testa, un certo numero di colleghi piccolo ma non trascuarbile, che implicitamente si sente sul banco degli accusati per avere trascurato, sia stata cattiva volontà o incapacità, i molto fattori emersi nella ricerca in questione, nonchè concorrono anche questioni di gelosia e invidia accademica, per arrivare poi alla tecnocrazia europea che vede violati i santuari delle segrete stanze, in una situazione per lo meno imbarazzante, se non peggio, collusa. Però l’uomo è solido, il sostegno di pezzi della società civile ampio, e finora ha risposto colpo su colpo in modo assai energico e efficace. Adesso è il momento di raccontare in breve il protocollo utilizzato da Sèralini, e anche le critiche punto per punto. Allora:
- Nessuno studio ha seguito il percorso biologico delle cavie nutrite con OGM così a lungo, cioè per due anni, che è la vita media dei ratti. In letteratura si trovano soltanto ventiquattro (24) studi condotti per un tempo maggiore di novanta (90) giorni. Nessuno studio era stato condotto sugli effetti del mais NK 603 (Séralini).
- I ratti, del tipo Sprague-Dawley, sono tra quelli più usati dai tossicologi. Seppure questi ratti siano piuttosto predisposti alla formazione di tumori, si tratta della stessa specie di ratti utilizzati come cavie dalla Monsanto su tempi di novanta (90) giorni per testare lo stesso tipo di mais, dando ovviamente risultati di innocuità.
- Il campione. E’ il punto più delicato, ovvero se la collezione statistica dei casi sia sufficentement robusta. I ricercatori hanno utilizzato duecento (200) ratti. I ricercatori hanno valutato gli effetti di una dieta alimentare composta di tre dosi differenti di mais transgenico (11%, 22%, 33%) coltivato o no col suo erbicida. In totale sono dunque nove (9) gruppi di venti ( 20) ratti, tre con OGM, tre con OGM e l’erbicida Roundup, tre con Roundup soltanto. Questi gruppi sono stati confrontati coi risultati con un gruppo indenne, cioè nutrito con mais non OGM e senza esposizione all’erbicida, di venti (20) ratti. Qui si appuntano le critiche affermando che il gruppo di confronto è troppo ridotto. Non resta ai critici altro che riprendere l’esperimento allargando il gruppo indenne, per vedere se i risultati cambiano in modo significativo. Ma nessuno lo farà, credo, anche perchè i risultati ottenuti sono così forti, che non sarà una fluttuazione statistica a cambiarli in profondità.
- Sull’insieme dei gruppi trattati, le differenze più significative col gruppo indenne appaiono dopo circa un anno. Per i maschi le congestioni e necrosi del fegato sono tra 2.5 e 5.5 più frequenti, e per le insufficienze renali si va da 1.3 a 2.3. La vita media, nel gruppo di confronto indenne, è stata di seicentoventiquattro (624) giorni per i maschi e di settecento (700) per le femmine, mentre invece circa il 50% dei maschi e il 70% delle femmine nutrite/i con OGM sono morte/i prematuramente. Una cifra che appare piuttosto difficile manipolare con richiami alla debolezza statistica, non siamo a pochi punti percentuali, ma a numeri macroscopici.
Infine certamente dopo lo studio pubblicato da Séralini, a meno che qulcuno non dimostri che ha truccato i dati, il che è piuttosto improbabile, la ricerca sugli effeti degli OGM per quanto attiene gli organismi viventi non potrà più essere delegata nè alla tecnocrazia UE e neppure alla Monsanto e compagnia bella. Si tratta della nostra vita e della nostra salute, e sempre più bisognerà creare e sviluppare gruppi di ricerca al tempo stesso qualificati e indipendenti, trasparenti allo sguardo e alla conoscenza dei cittadini.
Category: Ambiente, Ricerca e Innovazione, Welfare e Salute
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Groveton, My dad was at Incheon, too . He served in the Navy. I don\’t think he was palrtcuraily in harms way, but he was there.Regardless, we already have a lot of the infrastructure we need in Virginia\’s major metro areas. And where we don\’t have it, it\’s probably the result of perverse FCC or Justice Department policy. (You tell me why Korea is so much more wired than Virginia it doesn\’t have anything to do with the clown show in Richmond, much less my advocacy of small-is-beautiful solutions.) The question is, what do we do with the infrastructure we have? Right now, it seems to me, Virginians aren\’t doing much at all. Now, we could try to go out and raise $40 billion, or whatever it costs to build Songdo, or we could try an alternate model. Tell me how we raise $40 billion, and I\’ll respectfully listen. Until you can come up with that kind of scratch, we have the choice of doing nothing (which is what we\’re doing now), or trying to stimulate some kind of bottom-up initiative that allows us to take advantage of the bandwidth and other resources that are available to us.
Gilles-Eric Séralini ha diffuso i risultati della sua ricerca ai giornali in contemporanea con l’uscita di un suo libro e di un film anti Ogm. Ma non li ha dati a tutti: solo ai giornalisti che si impegnavano a tenere riservato il contenuto della ricerca, a non farlo leggere ad altri scienziati prima della pubblicazione.
In pratica i giornali hanno pubblicato senza alcun controllo nè verifica i comunicati stampa di Seralini.
E così Séralini ha ottenuto il massimo risalto senza sottoporsi al rischio di critiche, verifiche e fastidiosi controlli da parte degli altri scienziati.
Questa si chiama “citizen science”?
Io la chiamerei piuttosto manipolazione dell’informazione!