Un urlo e il profumo
L’articolo è frutto del lavoro congiunto di Maurizio Matteuzzi e Giorgio Tassinari
Se voi foste rinchiusi in un campo di concentramento, preferireste che questo fosse stato progettato da un ingegnere scarso o da un ingegnere bravo? Dal punto di vista del prigioniero, meglio l’ingegnere scarso, perché così è più facile scappare. Ecco, la situazione del mondo accademico si può spiegare così. Per questo ormai, nelle liste più movimentiste, circola lo slogan: “Ridateci la Gelmini”.
Vediamo l’argomento da un punto di vista logico. La legge 240, Gelmini appunto, è considerata, dai (non molti) accademici saggi, posto che la maggioranza è silente, esiliata nel deserto della propria solitudine, come si usa dire, una macchina infernale, che può produrre solo danni. Ma almeno era in mano a un’incapace, una che parla di egìda anziché egida, e de ”i carceri” anziché le carceri; una che si sarebbe potuto neutralizzare dandole da progettare (magari scavare) tunnel sotto il Gran Sasso.
Il nuovo ministro è un ingegnere, per giunta molto bravo E, come si sa, gli ingegneri non pensano, ma funzionano. Se la macchina è, come pensiamo, una macchina infernale, il fatto che a farla ora funzionare sia un ingegnere e non una pivella dell’avvocatura ottenuta elemosinando presso la Corte d’Appello più, diciamo, “clemente” d’Italia risulta essere un peggioramento gravissimo.
L’Italia ha il poco invidiabile primato tra i paesi Ocse di essere quello che spende di meno, in rapporto al PIL, nell’istruzione e nella cultura. Noi ci connotiamo tra i paesi dell’Ocse come uno di quelli che investono meno in cultura e formazione. E abbiamo in sovrappiù un ministro che, per prima cosa, dice che i provvedimenti della Gelmini vanno “oliati”, non contraddetti. E che sulla scuola fa respingere l’emendamento Pd per assumere 10.000 nuovi insegnanti, dopo che i provvedimenti Gelmini-Tremonti hanno eliminato 100.000 posti di lavoro. Come ha scritto Tito Boeri su Repubblica, il MIUR ha un Profumo di palude. E che si dimette da presidente del CNR solo dopo un parere dell’Autorità Antitrust. Potremmo andare avanti ancora per molte pagine.
La vicenda dell’articolo 18 sta mostrando chiaramente il segno reazionario del governo Monti-Napolitano.
Questo è il punto. Il cosiddetto “governo dei professori”, entro il quale, sia detto in parentesi, sono ben pochi quelli che abbiano fatto una lezione negli ultimi vent’anni, a tutto pensa per il rilancio del sistema-paese fuori che alla cosa più ovvia, l’investimento in ricerca e sviluppo. La cosa è tragicomica, come sempre la storia.
Gli accademici e il mondo della scuola hanno urlato assieme il 23 e il 24 marzo a Bologna. Vox clamantis in deserto? Forse, vedremo. Preferiamo pensarci come tanti piccole luci che rimangono accese nella notte, come la fiammella di Giovanni di Patmos (e del resto qual è il dovere di uno scienziato se non cercare di accendere un cerino di verità?) .
Category: Scuola e Università