Maurizio Matteuzzi: Il gatto, la volpe e pinocchio. Risposta a Il Resto del carlino sul collettivo studentesco Hobo
1. Articolo di Gianni Gennasi pubblicato il 25 maggio 2015 da il Resto del Carlino, Bologna:
Costantino Marmo: Il suo no ai collettivi è a Lettere cubitali.
Specie rara in via di estinzione, gli insegnanti che fanno il loro mestiere senza concessioni al buonismo, al tirare a campare, al tengo cattedra e famiglia. Come Costantino Marmo, che il temperamento ce l’ha scritto nel nome. Da anni tiene bravamente testa ai collettivi studenteschi in occupazione permanente effettiva. Dal Bartleby, cui nel 2013 inviò una lettera per spiegare che «via Zamboni 38 non è il far-west o una terra di nessuno nella quale a chiunque sia lecito fare ciò che vuole», all’attivissimo Cua, destinatario in febbraio di una dichiarazione di guerra: «Basta coi compromessi. D’ora in avanti non ne passa più una.
Denunceremo tutto». Coerentemente, l’altro giorno Marmo ha esternato identica fermezza a proposito del divieto di dimora per i due capi di Hobo, presi a balia da uno stuolo dì intellettuali, scrittori, artisti e, guarda un po’, docenti dell’Alma Mater. In sintesi, e in poche ma semplici parole, il professore accusa i giovani sfasciacarrozze di rifuggire dalle responsabilità («pensano di essere come bambini cui tutto è permesso?») e critica i colleghi dalla firma facile («non sanno nulla, spesso sono solo prese di posizione ideologiche senza cognizione di causa»). Ora è evidente che un tipo così va conservato e protetto, per il bene dell’università, degli studenti, della società tutta. E pure, ma sì, della reputazione di tanti, troppi insegnanti che predicano male e giustificano peggio.
Franco Berardi e Maurizio Matteuzzi: Il gatto e la volpe nostalgici dell’eskimo
Quelli sì eran giorni radiosi, sulle barricate della rivoluzione in piazza Verdi, la fantasia al potere e le botte ai celerini, indiani metropolitani e «fascisti carogne tornate nelle fogne». Sessantotto e Settantasette, le età dell’oro e del sangue c’eravamo tanto menati e ora rieccoli qui, i reduci, il gatto e la volpe che dettano la linea contro il sistema. Franco Berardi detto Bifo e il professor Maurizio Matteuzzi si sono scrollati di dosso i cubetti di naftalina per patrocinare – anima, corpo e nostalgia – la causa di Loris Narda e Parvis Jashn Tirgan, gli attivisti del collettivo studentesco Hobo puniti dal giudice con il divieto di dimora per i disordini del 7 ottobre scorso al campus universitario di via Filippo Re.
Di eskimo idealmente vestiti, martedì scorso i due maturi teorici hanno voluto far sapere al mondo perché e percome appoggiano la campagna per la ‘liberazione’ dei giovani epigoni. Con un paio di chicche. Il fondatore di Radio Alice, dopo l’arringa a favore di «una generazione di studenti destinati al precariato, alla miseria, all’emarginazione», ha chiuso l’orazione laica con una bestemmia, che è pur sempre un modo assai trendy per sottolineare la profondità del proprio pensiero. Quanto a Matteuzzi, quando gli hanno chiesto se fosse in imbarazzo a difendere il collettivo autore del raid contro il collega Angelo Panebianco, ha risposto così: «Io mi alzo in piedi quando picchiano un bambino, non quando picchiano Tyson». Povero bambino…
2. La risposta di Maurizio Matteuzzi: Il gatto, la volpe e Pinocchio.
su www.inchiestaonline.it del 26 maggio 2015
Il parlare onesto e il parlare disonesto, come distinguerli? Ho imparato un vecchio criterio dal mio maestro. Il disonestoi passa dall’oggettivo al soggettivo. Ma andiamo con ordine.
Gianni Gennasi, sul Carlino del 25, con livore, fa l’operazione più sporca che un interlocutore possa fare. E’ semplice, non avendo competenza o ardire di parlare dell’oggetto, parla del soggetto. Ecco il criterio che mi aveva insegnato il mio maestro, Enso Melandri. Tu parli di un oggetto O; quando il tuo interlocutore non ha più argomenti, è alle corde come un pugile suonato, stai tranquillo che parla di te: “tu dici così perché…”. E’ l’atto più bieco, più puerile, più vigliacco: non si parla più dell’oggetto, ma del soggetto, tu sei vecchio, tu sei il gatto e o la volpe, tu esci di naftalina. A parte la penosa stizza, che c’entra? Di coda parliamo, della mia biografia?
D’altra parte, avendo io a suo tempo fatto una lezioncina su alcune aggiunte al corpus juris di Giustiniano, mi rendo conto che chi da lustri ha come target la mitica “casalinga di Voghera”, con tutto il rispetto, be’ su questo terreno non può mettersi; non sa, forse non gli conviene, in base alle direttive del padrone. . magari proprio gli manca il background.
C’è poi la storia di Tyrson; era semplice, la capisce chiunque; be’ con le dovute eccezioni. Ridicolo tentativo di svisare una cosa chiara. Che chiara è rimasta a chi ha letto, malgrado il maldestro tentativo di distorcela: hanno capito tutti, Gennasi, ci fa una pessima figura, mi creda, almeno tra le persone intelligenti; che magari a lei non nnteressano. La questione è allora: lei ha sempre aiutato Tyrson. Povero bambino. Ma speriamo che almeno la paghino bene.
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