Maurizio Matteuzzi: A proposito di “i”ntercettazioni
A dar retta ad Aristotele, è proprio dell’uomo cogliere l’uno nella molteplicità (An. Post., II, 19). In ossequio, vorrei provare a trovare un collegamento tra due fatti, apparentemente distanti.
E’ di questi giorni la scoperta delle intercettazioni sistematiche portate avanti dagli Americani nei confronti persino dei capi di stato Europei. Ne sono pieni i giornali in queste ore. La cosa ha destato notevole scalpore, naturalmente, e grande meraviglia in alcuni, malgrado dei mega sistemi di spionaggio provenienti da quella sponda, e un po’ anche da questa nostra, se nell’Europa ricomprendiamo le isole, si sapesse e si parlasse da molti anni. Forse è stato un errore scaricare i cugini omofoni, che evidentemente non hanno gradito, e hanno scoperchiato la pentola.
Le autorità accademiche del politecnico di Milano hanno deciso di svolgere i corsi universitari in inglese. Decisione, anche questa, degna di non poco stupore, e soltanto parzialmente mitigata da una sentenza del TAR.
Ora uno dice: be’ ma che c’entra? Ecco, qui vien bene quella supposta attitudine del cogliere l’uno nel molteplice. Il sottile filo rosso che collega le cose c’è sempre, a saperlo cogliere. Se uno Stato si fa colonia, in specie nella sua istruzione, nelle sue università, nella sua cultura, che cosa c’è di sorprendente nel fatto che poi venga trattato come colonia? Se si copiano i modelli, anche i più beceri e quelli di maggiore insuccesso, vedi ad esempio il mitico prestito d’onore che qualche illustre economista nostrano sta tentando di venderci a tutti i costi, se si rinnega una cultura plurimillenaria a favore di un pragmatismo di mercato, se non si difendono i propri valori tradizionali, colonia si è già: nelle teste, nel sentire, nel modo di ragionare. Dice un vecchio adagio: chi pecora si fa, il lupo se lo mangia. Un mio saggio amico cinese, di nome Lao, mi ha detto una volta: se vuoi difendere la tua verginità, conviene non ti cali i pantaloni: faresti il gioco del nemico.
Qualche tempo fa i nostri dotti politici berlusconiani ci hanno riempito la testa con le celebri tre “i”; tra cui ovviamente “inglese”. Verrebbe da dire, alla luce delle “i”ntercettazioni, che il ministro Gelmini potrebbe essere accusata di “i”ntelligenza con il nemico… Se ci devono spiare, che almeno facciano la fatica di tradurre, no? Accusare di intelligenza la Gelmini? Mah…
Magari, a ripensarci con un po’ più di acume, tra tutte queste “i”, anche “i”taliano non ci starebbe poi così male...
Ci sono tante “i”; è facile fare il contrapposto antitetico: “ignoranza”, “inettitudine”, e perché no, “idiozia”. Quante “i” abbiamo raccolto con una sola riforma, ancorché “epocale”. Don’t you think so?
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