Aulo Crisma: Pagelle

| 26 Maggio 2020 | Comments (0)

 

 

PAGELLE

Pagella è diminutivo di pagina. E’ un documento che ci accompagna di anno in anno dalla prima elementare fino alla fine delle scuole superiori. Ho visto una pagella, una paginetta di carta normale di neanche la metà di un formato A 4, che riportava con molta semplicità i dati anagrafici e i voti di uno studente, era mio fratello, che frequentava l’Imperial Regio Ginnasio di Capodistria al tempo dell’Impero austroungarico. Ora ho sottomano alcune pagelle delle scuole elementari di Giazza, in provincia di Verona, degli anni scolastici 1931- 1932 e 1939-1940. Sono di cartoncino di due pagine. Quella del 1931-32 riporta sulla copertina verde (19 x 26 cm) un enorme fascio di fasci a forma di piramide che sovrasta la scritta MINISTERO EDVCAZIONE NAZIONALE che sotto ha un lungo fascio orizzontale con sotto ancora la scritta OPERA NAZIONALE “BALILLA”.

La pagella del 1939-40, Anno XVIII Era Fascista è di poco più piccola e di cartoncino più leggero. Anche la copertina di questa in alto riporta la scritta del Ministero e in basso P.N.F. GIOVENTU’ ITALIANA DEL LITTORIO. Su tutta la facciata una schematica carta geografica mette in evidenza l’Italia, l’Albania, la Libia e l’Etiopia che comprende, senza differenziarle, Eritrea e Somalia. A centro pagina una enorme Emme mussoliniana con le sue estremità lambisce Libia ed Etiopia. Sembra un ragno ingordo. Ed è evidenziato in grandi cifre romane l’anno XVIII dell’Era fascista. Sulla facciata posteriore compare la stessa cartina che indica i possedimenti coloniali dell’Italia nell’anno I dell’Era: Tripolitania, Cirenaica, Eritrea e Somalia. Anche un semplice documento scolastico, che va a finire nelle famiglie degli scolari, serve alla propaganda fascista che vuol far vedere le sue conquiste.

Se la pagellina del ginnasio imperialregio con una decina di righe ha la parvenza di una nota della spesa, le pagelle della nostra scuola elementare nell’epoca fascista hanno l’aria di un diploma universitario. Ecco le materie elencate: Religione, Canto, Disegno e bella scrittura, Lettura espressiva e recitazione, Ortografia, Lettura ed esercizi di lingua, Aritmetica e contabilità, Nozioni varie e cultura fascista (per le classi prima, seconda e terza), Geografia, Storia e cultura fascista (per la quarta e successive), Scienze fisiche e naturali e igiene, Nozioni di diritto e di economia, Educazione fisica, Lavori donneschi e manuali, Disciplina (condotta), Igiene e cura della persona. Nella prima pagella non è presente l’Educazione fascista. Per ogni materia sono indicate le classi in cui viene insegnata. Da notare che nell’interno della pagella accanto ai dati anagrafici e dell’ubicazione della scuola, viene riportato il numero della tessera d’iscrizione alla Gioventù Italiana del Littorio dell’alunno o dell’alunna.

L’assegnazione dei voti spetta ovviamente all’insegnante o alla commissione alla fine dei cicli. Il giudizio è insindacabile. Ma è sempre giusto? Un altro mio fratello, in terza elementare, ritenuta sbagliata la valutazione in aritmetica scritta sulla pagella, l’ha cancellata e riscritta a modo suo. Chiamato in direzione, accompagnato dalla mamma, ha candidamente spiegato che le tabelline le sapeva meglio del suo compagno di banco, che aveva ricevuto un voto più alto.

Già, il voto, numerico dall’uno al dieci o sostituito dalle voci ottimo, lodevole, sufficiente, insufficiente, definisce i livelli di preparazione degli alunni in modo approssimativo. Il professore di lettere di mio figlio al ginnasio applicava la docimologia, “scienza” che permette di tener conto anche dei decimi di voto. Il professore di greco sottolineava con la matita bicolore in blu gli errori gravi ed in rosso gli altri. Per gli studenti la versione dal greco era una battaglia, con i morti e i feriti indicati dai due colori.

Ed io, che ho insegnato per oltre trent’anni nelle scuole elementari, che idea mi ero fatto della valutazione? Per lunghissimo tempo mi sono adeguato acriticamente alla normativa in uso. Mia moglie ed io abbiamo avuto per scolari i nostri figli, che a casa parlavano in italiano. Perché non assegnare bei voti anche a coloro che conoscevano soltanto il dialetto e partivano svantaggiati e quindi faticavano molto di più dei nostri figli? Che significato si poteva dare alla pagella oltre a quello di documento burocratico? Anche dal Ministero provenivano inviti a non ricorrere facilmente alla bocciatura.

Con l’inclusione dei rappresentanti dei genitori negli organismi scolastici non cambiava nulla nelle scuole di montagna nei rapporti scuola famiglia. I genitori affidavano con piena fiducia l’educazione dei loro figli agli insegnanti. Educare, dal latino educere, condurre fuori, è questo l’arduo compito del docente che, prima di ogni altra cosa, deve avere il massimo rispetto per chi gli è affidato per accompagnarlo amichevolmente nello sviluppo delle sue qualità alla conquista del sapere. Ora, ritornando all’argomento della valutazione, questa dovrebbe innanzitutto diventare una autovalutazione dell’insegnante rispetto alla sua funzione nei confronti degli alunni per migliorare il suo modo di fare scuola. La meritocrazia, inventata da Confucio cinquecento anni avanti Cristo, andava bene per scegliere i mandarini, gli alti funzionari dell’impero cinese. E andrebbe bene anche oggi per collocare i più capaci nei posti di responsabilità. Ma nella scuola elementare, trasformata nella votazione, non avrebbe alcun senso. Quanto più serena sarebbe l’atmosfera nelle aule dove non c’è alcuna competizione e ogni scolaro progredisce nello studio non per essere compensato da un bel voto, ma per la sua personale soddisfazione.

Nel mio ultimo anno d’insegnamento compilai tutte le pagelle con i medesimi voti. Da parte della Direzione Didattica mi fu comunicato che non potevano essere convalidate. Dopo una decina di giorni mi  furono restituite vidimate: formalmente erano a posto. 

Category: Aulo Crisma e la rivista "inchiesta", Epidemia coronavirus, Guardare indietro per guardare avanti, Scuola e Università

About Aulo Crisma: Aulo Crisma è nato a Parenzo nel 1927. Nel 1945 ha conseguito il diploma magistrale.Nel 1946 ha lasciato l'Istria come esule. Ha fatto il maestro elementare prima a Giazza, dove si è sposato con la collega Maria Dal Bosco, e poi a Selva di Progno. E' stato un attivo animatore culturale dirigendo il locale Centro di lettura, divenuto poi Centro sociale di educazione permanente. E' stato per molti anni corrispondente del quotidiano L'Arena di Verona. Ha condotto numerosi lavori di ricerca e documentazione sulla storia dei Cimbri, una popolazione di origine tedesca che si era insediata sui Monti Lessini verso la fine del XIII secolo, che ancora manteneva vivo nell'enclave di Giazza ,l'antico idioma alto tedesco.Ha fatto parte del Direttivo provinciale del Sinascel, sindacato nazionale della scuola elementare. Ha pubblicato "Guardie e contrabbandieri sui Monti Lessini" (con Remo Pozzerle), Ed. Taucias Gareida, Giazza-Verona, 1990; "Lessinia, una montagna espropriata" (con Remo Pozzerle), HIT Edizioni, San Martino Buonalbergo, 1999; "Bar lirnan tauc': Noi impariamo il cimbro, Ed. Curatorium Cimbricum Veronense,, Verona, 2001; "Parenzo, gente, luoghi, memoria" Ed. Itinerari educativi, Comune di Venezia, 2012. Attualmente vive con la moglie a Tencarola, in provincia di Padova, e collabora alla rivista Inchiesta.

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