Andrea Canevaro ci ha lasciati

| 26 Maggio 2022 | Comments (0)

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Andrea Canevaro è morto oggi a Ravenna a 82 anni. Era un mio caro amico, è stato anche mio preside alla Facoltà di Scienze dell’Educazione, ed è stato lui a introdurmi nel mondo complesso e affascinante della disabilità e dell’integrazione, temi ai quali grazie al suo apporto fondamentale Inchiesta si è dedicata nel corso degli anni. Fra i tanti suoi libri, ricordo LA DIFFICILE STORIA DEGLI HANDICAPPATI (2006) e L’INCLUSIONE SCOLASTICA – PERCORSI, RIFLESSIONI, PROSPETTIVE – (2021, con R.Ciambrone e S. Nocera).

Riporto le parole di Roberto Alvisi: “Devo moltissimo ad Andrea Canevaro, esempio raro di come ci si può e ci si deve comportare con gli altri. Un pedagogista e docente esemplare. Per me anche un caro amico.La sua memoria ci affida l’impegno di continuare la lotta per la integrazione di tutti.”

Un abbraccio affettuoso alla moglie Emanuela.

Qui di seguito riportiamo il ricordo di Andrea Canevaro scritto da Leonardo Callegari, che ha a lungo collaborato con lui ed è uno degli artefici della cooperativa CSAPSA. Riproduciamo inoltre l’articolo su di lui apparso su La Repubblica, cronaca di Bologna,  a firma di Ilaria Venturi, una sua intervista a Orizzonte Scuola (a cura di Fabio Gervasio), e la scheda del suo libro sull’inclusione scolastica, da cui si evince la pluralità di contributi e la grande capacità di tener conto del parere degli altri.


1) PER ANDREA CANEVARO, di LEONARDO CALLEGARI

Andrea Canevaro, professore emerito dell Università di Bologna, padre della pedagogia speciale in Italia, autorevole studioso di fama internazionale è venuto a mancare.

Un grande dolore per la perdita di un maestro di pensiero e di umanità.

Sull’ importanza del contributo scientifico di Canevaro sarà l’Alma Mater a tributargli i meritati onori.  Il riconoscimento e la riconoscenza sono comunque  unanimi.

Senza di lui e senza coloro che hanno condiviso le sue riflessioni non ci sarebbe in Italia una cultura della integrazione delle persone con disabilità, che legittimamente possono rivendicare il valore della propria diversità.

Senza di lui non ci sarebbe stato e non continuerebbe a esserci un diffuso impegno di tanti operatori, di molteplici organizzazioni no profit e di pubbliche istituzioni che quotidianamente cercano di far avanzare il nostro livello di civiltà inclusiva.Ma è soprattutto il profilo umano che qui si vuole ricordare di Andrea, come con modestia si faceva chiamare da tutti. Un tratto insolito per un accademico della sua levatura.

Una umanità testimoniata nella relazione empatica che intratteneva con ogni persona. A partire da quelle meno considerate dalla società, dagli ultimi degli ultimi fino ai suoi colleghi professori universitari, ai responsabili delle istituzioni e ai rappresentanti politici.

Una empatia autentica, senza retorica, che conferiva verità e prova concreta del “poter essere” nei fatti a quanto da lui idealmente proposto.

In Andrea l’integrazione professata diventava stretta connessione della teoria con la prassi, e viceversa.

Un “si può fare” che per noi operatori-cooperatori del sociale rimane sprone da emulare, al quale approssimarci, come si cerca la luce che indica la strada da percorrere quando la realtà è piena di ombre, se non ancora immersa nel buio del pregiudizio, dell’ingiustizia e della sopraffazione dei più deboli.Questa luce, tristemente, con la perdita di Andrea rischia di spegnersi se non la manteniamo viva nelle nostre scelte e nei nostri comportamenti, oltre che con la memoria certamente indelebile.L’ umanità di Andrea è in fondo il suo lascito più profondo, che ci insegna quanto la vita di ognuno sia unica, preziosa e degna di essere vissuta e considerata.

L’ immagine, tra le tante, che conservo nel cuore è quella di Andrea chinato nell’ascolto di una persona con disabilità che sulla sedia a rotelle cerca di comunicare con fatica e voce flebile.

Grazie Andrea per averci resi più attenti alla comprensione dell’altro, un po migliori e fiduciosi in un futuro che hai saputo rischiarare e che dobbiamo rendere accessibile a chiunque, nessuno escluso.

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2) RICORDO DI ANDREA CANEVARO

2022/05/26 – Repubblica –

https://bologna.repubblica.it/cronaca/2022/05/26/news/e_morto_andrea_canevaro_pedagogista-351324020/

E’ morto Andrea Canevaro, pedagogista “speciale”: maestro dell’integrazione dei disabili a scuola

di Ilaria Venturi

Aveva 82 anni. Ha cresciuto generazioni di insegnanti ed educatori

E’ stato il padre fondatore dell’integrazione scolastica. Pedagogista “speciale” di una pedagogia speciale. Andrea Canevaro è morto a 82 anni questa mattina dopo una malattia all’ospedale di Ravenna. Professore emerito dell’Università di Bologna e studioso di prestigio internazionale, Canevaro ha cresciuto generazioni di insegnanti, pedagogisti ed educatori.

Genovese di nascita, ma romagnolo d’adozione (viveva a Ravenna, era cittadino onorario di Rimini), Canevaro è stato una bussola nel mondo dell’educazione e della disabilità, un faro sull’inclusione che, amava ripetere, “viaggia sempre, è impossibile tenerla ferma”. E lui fermo non ci è mai stato.

“Ha aperto la strada della pedagogia speciale in Italia, lo si deve a lui se esiste come disciplina. Ha avuto il grande merito di eleggere questo campo dell’educazione a campo di ricerca e sperimentazione. Un pedagogista con un tratto umano straordinario” il ricordo del pedagosta e collega Roberto Farnè. “Ovunque ci sia un’educazione difficile, lui se ne occupava: era un punto di riferimento”.

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3) RICORDO DI ANDREA CANEVARO su Orizzonte  Scuola (redazione)

È morto Andrea Canevaro, maestro della pedagogia speciale. Bianchi: “Profondo dolore”

È morto Andrea Canevaro, 82 anni pedagogista, fondatore dell’integrazione scolastica e professore emerito dell’Università di Bologna. Pedagogista e docente universitario all’Alma Mater di Bologna, Canevaro è stato fondamentale nel cammino di crescita sui temi dell’inclusione, in particolare delle persone disabili.

Il cordoglio del ministro Patrizio Bianchi

“È con profondo dolore che ho appreso della scomparsa di Andrea Canevaro, Maestro di pedagogia da cui tutti abbiamo imparato il valore costituente della scuola a tutela di tutti i bambini e le bambine e in particolare di coloro che più hanno bisogno della nostra attenzione. 

Così in una nota il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.

L’intervista a Orizzonte Scuola

Lo scorso 9 marzo, Andrea Canevaro aveva rilasciato un’intervista a Orizzonte Scuola. La riproponiamo integralmente.

A cura di Fabio Gervasio.

Professor Canevaro, nel volume “Un’altra didattica è possibile”, che ha curato con il Professor Ianes ed edito da Erickson, lei sottolinea e invita gli insegnati ad essere artigiani capaci di unire il vecchio che rassicura al nuovo che conforta nell’andare avanti. Quanto è importante questo aspetto nella costruzione di una didattica realmente inclusiva.

È necessario tener conto dell’immagine largamente diffusa di una scuola che deve procedere con una logica simultanea. Tutti imparerebbero nello stesso modo, con lo stesso ritmo. Non è così, come può osservare ciascuna persona che abbia a che fare con chi cresce. Facciamo un gioco. Una persona, magari di una certa età, ricorda la sua infanzia in orfanatrofio, che non esiste più (cosa c’è al suo posto?). E poco alla volta la mappa della memoria del paesaggio sociale di quel territorio si comporrà.

Il paesaggio reale e il paesaggio mentale non vanno sempre d’accordo. È paradossale che la logica simultanea sia ritenuta naturale, mentre una didattica laboratoriale, proposta da Un’altra didattica è possibile, è ritenuta una bizzarria di un insegnante stravagante. Un bravo artigiano, aggiustando, entra nelle case, costruisce e rinforza reti sociali, produce innovazione. Sennet, che ha approfondito queste tematiche, mette il ruolo dell’artigiano, e il bricolage che gli è consueto, al centro dei processi di innovazione. Intreccio di vecchio, che rassicura, e nuovo, che ci conforta nell’andare avanti.

Qualcosa di buono nasce anche dai momenti di crisi. Forse, come lei afferma in un passaggio del libro, è il momento di lasciarsi alle spalle il modello lineare. Altri punti su cui basare questo cambiamento è la valorizzazione della diversità in contrapposizione alla standardizzazione. Come si possono realizzare questi cambiamenti?

Le televisioni avrebbero in archivio esempi di superamento del modello lineare, sarebbe bello poterli riproporre. Un’altra didattica è possibile! attingendo dalle teche RAI penso alle trasmissioni che vanno da Alberto Manzi, Non è mai troppo tardi, a L’albero azzurro. Esempi di insegnamento come intermediazione con oggetti, a distanza, con telespettatori attivi. Operosità. Riconoscere un’operosità vuol dire comunicare questo messaggio: tu non sei inutile. Questo può favorire il superamento del dare segnali di presenza a questo mondo essendo dannosi. Non sei inutile, ovvero: sei utile.

Lei afferma che educare è più impegnativo che idealizzare. L’appartenenza alla realtà nella pluralità è un divenire continuo. Categorizzare, invece, in identità bloccate ci porta ad essere ostaggi di categorie stereotipate. Ci spiega meglio questo passaggio?

Il libro aiuta, richiamando il termine empowerment. È interessante perché segnala qualcosa che sta accadendo con aspetti nello stesso tempo positivi e negativi. E’ positivo il fatto che si diffonda un modello di conoscenza evolutivo. Il singolo essere umano emerge da una situazione che coinvolge un intero sistema (stile di vita, cultura di un certo periodo della storia in cui si è dato vivere). La logica dell’empowerment vuole che ogni competenza venga integrata nel progetto di quel singolo essere umano. La formazione dovrebbe seguire questa logica, che decisamente non è quella della standardizzazione.

Un ruolo strategico nella comunità educante è ricoperto dai dirigenti scolastici. Lei afferma che per loro è importante ricordare che una scuola produce l’educazione e la formazione di tutti. Forse questo momento di crisi ci può far riflettere sul ripensare il ruolo dei dirigenti scolastici, oggi visti più come manager, aumentandone la visione pedagogica?

Per cercare tracce, occorre vedere negli altri quel valore che non abbiamo, e, delicatamente ma decisamente, intrecciare i nostri rispettivi valori. Intrecciare tracce. Chi dirige dovrebbe avere una delicata curiosità da cercatore di tracce. Oltre ai compiti dettati da un mansionario, gli altri che tracce stanno lasciando? Io, dirigente, che traccia lascio? Solo un pignolo controllo in una catena di comando che parte da lontano? Chi cerca tracce dovrebbe avere un carattere forte e molta delicatezza, molta attenzione. Non deve guastare le tracce, muoversi con attenzione, controllarsi. Può scoprire l’importanza dei percorsi che sfuggono, essendo considerati intervalli, quasi da cancellare. Invece … . è in quel tratto che può scoprire una traccia forse preziosa. Tutto può cominciare fra le pareti domestiche. Chi dirige lo fa con gioia. Allenando l’autorevolezza. Mettendo da parte l’autorità. Vedendo le tracce che portano a un progetto. Può essere una parola. La parola non avrebbe senso se non ci fossero dei luoghi da cui partire e dove arrivare. La distinzione fra abitazione e luogo di lavoro, luogo di commercio, luogo per giudicare, ecc. permette a questa parola di esistere e avere senso. L’istituzione totale non ha accompagnamenti, e neanche l’istituzione totale virtuale e della TV. Non c’è accompagnamento da un canale televisivo all’altro. Il post-moderno, e i non-luoghi, sono la crisi dell’accompagnamento. Fra un’”isola di fiducia e di sintonia” (isola auto-referenziale) e l’altra c’è un mare di sfiducia. Si può accompagnare navigando quel mare? Chi accompagna chi? Fra compagni di sventura, chi accompagna e chi è accompagnato? Nelle risposte a queste domande possiamo trovare chi dirige.

Un’ultima domanda, le relazioni sociali sono un aspetto fondamentale del fare scuola. Questo periodo di pandemia lo ha reso ancora più evidente. Per affrontare le varie relazioni ognuno di noi ha strumenti differenti, ma si corre il rischio di non avere gli strumenti adeguati per superare le sfide che si dovranno affrontare, in particolare quelle scolastiche. Come possiamo aiutare i nostri ragazzi a costruire questi strumenti e qual è il ruolo degli adulti, siano essi genitori o docenti?

Proviamo a dare un senso alla fatica. Un ragazzo con sindrome di Down ha risposto a suo fratello che gli chiedeva proprio cosa vuol dire sindrome di Down: “è che sono intelligente, ma è fatica stare al mondo”.

Riflettendo tante volte su questa risposta abbiamo trovato che possiamo avere la tentazione di impegnarci soprattutto o esclusivamente a togliere la fatica di quel ragazzo (che all’epoca aveva 15 anni). Ma se “stare al mondo” fosse legato strettamente alla fatica? Se così fosse, rischieremmo di rendere più difficile – pur con le migliori intenzioni – lo stare al mondo di quel ragazzo.

E’ più giusto impegnarci a trovare insieme il senso per quella fatica. E, quindi, pensare il mondo stesso come un laboratorio.

Vi è reciprocità fra laboratorio e fatica. Il laboratorio può dare senso alla fatica; e la fatica può trasformare un luogo, una situazione, un laboratorio. Ma questa reciprocità non può essere vissuta senza sporcarsi le mani. Non si può trasformare gli altri in “cavie da laboratorio”. E’ necessario sporcarsi nel senso di coinvolgersi, accettando i rischi di sbagliare e di dover rimediare; ma nello stesso tempo prendendo, però, tutte le cautele per non commettere errori, e capire quali errori sono fattibili e quali non fattibili perché catastrofici. Le nostre energie si allenano a mobilitarsi più completamente per evitare errori catastrofici; sono vigili ma senza spreco per gli errori possibili.

4) SCHEDA DEL LIBRO L’INCLUSIONE SCOLASTICA – PERCORSI, RIFLESSIONI, PROSPETTIVE – di Andrea Canevaro, Raffaele Ciambrone, Salvatore Nocera (Tillo), 2021 – Erickson Edizioni Guide.

Il libro offre un quadro completo dell’inclusione scolastica in Italia e analizza il complesso tema delle disabilità, dalle certificazioni alla progettazione della didattica, dalla formazione inziale dei docenti al monitoraggio della qualità dell’inclusione. Ne presenta un excursus storico e normativo, percorrendone tutte le tappe, dall’abolizione delle ≪classi speciali≫ fino all’introduzione della prospettiva bio-psico-sociale, e si sofferma sui processi di inclusione negli altri Paesi.

INDICE

Premessa (Andrea Canevaro, Raffaele Ciambrone e Salvatore Nocera)

Introduzione – Chiaroscuri dell’integrazione: verso l’inclusione? (Andrea Canevaro)

PRIMA PARTE – L’inclusione scolastica in Italia

Le vicende dell’integrazione nel nostro Paese (Andrea Canevaro)

L’evoluzione storica del processo di inclusione scolastica in Italia (1968-2020) (Salvatore Nocera)

Dalle classi differenziali all’inclusione per tutti (Raffaele Ciambrone)

La via italiana all’inclusione. Il confronto con altri Paesi europei e le prospettive dell’inclusione scolastica (Raffaele Ciambrone)

SECONDA PARTE – Alunni con sindrome dello spettro autistico

L’integrazione degli alunni con autismo: il punto di vista dei genitori (Donata Vivanti)

La scuola può essere inclusiva anche per gli allievi con disturbo dello spettro autistico? (Lucio Cottini)

TERZA PARTE – Alunni con disabilità intellettive

Gli alunni con sindrome di Down, al di là degli stereotipi (Nicola Tagliani)

Il diritto all’autodeterminazione e all’autorappresentanza delle studentesse e degli studenti con disabilità intellettiva e/o relazionale per il percorso scolastico e di vita (Lilia Manganaro e Gianfranco de Robertis)

L’inclusione è possibile con percorsi personalizzati progettati insieme (Francesca Palmas)

Le disabilità intellettive (Renzo Vianello, Silvia Lanfranchi e Francesca Pulina)

QUARTA PARTE – Alunni con disabilità motorie

Alunni con disabilità motorie: i bisogni essenziali prima di quelli educativi e formativi (Cira Solimene)

Interventi educativo-didattici per alunni con disabilità motorie (Lucia de Anna)

QUINTA PARTE – Alunni con disabilità sensoriali

Alunni con disabilità visiva. Inclusione: realtà o mera utopia? (Linda Legname)

Alunni sordi: per un approccio alla complessità dell’inclusione (Amir Zuccalà)

L’inclusione scolastica degli alunni sordi (Antonio Cotura)

Riflessioni ed esempi di pratica didattica per l’integrazione scolastica degli alunni non udenti (Irene Menegoi Buzzi-Donato)

SESTA PARTE – I Bisogni Educativi Speciali

Il concetto di «Special Needs» e gli alunni con Bisogni Educativi Speciali nella scuola italiana (Raffaele Ciambrone)

Pedagogia speciale inclusiva per i BES (Dario Ianes)

«Funzionamento intellettivo limite»: caratteristica cognitiva individuale e non categoria nosografica (Ciro Ruggerini e Sumire Manzotti)

SETTIMA PARTE – Alunni con DSA

L’inclusione degli alunni con disturbi specifici di apprendimento (Viviana Rossi)

Innovare la didattica perché la scuola diventi più«amichevole» per tutti (Giacomo Stella)

OTTAVA PARTE – Alunni con ADHD

Un approccio «ragionato» all’iperattività infantile: criticità dell’intervento farmacologico e prospettive alternative (Luca Poma)

ADHD a scuola: strategie e procedure per una didattica inclusiva (Antonello Mura e Daniele Bullegas)

NONA PARTE – Nuove tecnologie per la disabilità

Tecnologie per l’inclusione a scuola: la difficile transizione dal miracolismo alla quotidianità garantita (Flavio Fogarolo)

DECIMA PARTE – L’ICF a scuola

ICF a scuola (Raffaele Ciambrone)

Invalidità, handicap, disabilità. I nuovi principi per l’accertamento della disabilità ai fini dell’inclusione scolastica secondo la prospettiva ICF (Nazaro Pagano)

UNDICESIMA PARTE – Le risposte della scuola

La normativa come risorsa per l’inclusione. Quali adempimenti amministrativi per una corretta integrazione? (Salvatore Nocera)

L’organizzazione territoriale per l’inclusione (Raffaele Ciambrone)

Il profilo del docente inclusivo (Rosaria Maria Petrella)

Uno scenario al tempo del coronavirus. Riflettiamo (Andrea Canevaro)

Associazioni delle persone con disabilità che hanno contribuito alla stesura del libro

Category: Scuola e Università

About Vittorio Capecchi: Vittorio Capecchi (1938) è professore emerito dell’Università di Bologna. Laureatosi in Economia nel 1961 all’Università Bocconi di Milano con una tesi sperimentale dedicata a “I processi stocastici markoviani per studiare la mobilità sociale”, fu segnalato e ammesso al seminario coordinato da Lazarsfeld (sociologo ebreo viennese, direttore del Bureau of Applied Social Research all'interno del Dipartimento di Sociologia della Columbia University di New York) tenuto a Gosing dal 3 al 27 luglio 1962. Nel 1975 è diventato professore ordinario di Sociologia nella Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Bologna. Negli ultimi anni ha diretto il Master “Tecnologie per la qualità della vita” dell’Università di Bologna, facendo ricerche comparate in Cina e Vietnam. Gli anni '60 a New York hanno significato per Capecchi non solo i rapporti con Lazarsfeld e la sociologia matematica, ma anche i rapporti con la radical sociology e la Montly Review, che si concretizzarono, nel 1970, in una presa di posizione radicale sulla metodologia sociologica [si veda a questo proposito Il ruolo del sociologo (a cura di P. Rossi), Il Mulino, 1972], e con la decisione di diventare direttore responsabile dell'Ufficio studi della Federazione Lavoratori Metalmeccanici (FLM), carica che manterrà fino allo scioglimento della FLM. La sua lunga e poliedrica storia intellettuale è comunque segnata da due costanti e fondamentali interessi, quello per le discipline economiche e sociali e quello per la matematica, passioni queste che si sono tradotte nella fondazione e direzione di due riviste tuttora attive: «Quality and Quantity» (rivista di modelli matematici fondata nel 1966) e «Inchiesta» (fondata nel 1971, alla quale si è aggiunta più di recente la sua versione online). Tra i suoi ultimi libri: La responsabilità sociale dell'impresa (Carocci, 2005), Valori e competizione (curato insieme a D. Bellotti, Il Mulino, 2007), Applications of Mathematics in Models, Artificial Neural Networks and Arts (con M. Buscema, P.Contucci, B. D'Amore, Springer, 2010).

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