Rossana Rossanda e Loris Campetti: Il secondo turno delle elezioni francesi
Diffondiamo da Il Manifesto bologna del 5 maggio 2017 questi due interventi sul secondo turno delle elezioni francesi
1. Rossana Rossanda: Tra due giorni in voto in Francia
5 maggio 2017
Mancano due giorni alla conclusione delle presidenziali, sembra che molti elettori siano ancora incerti fra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, ma un passo essenziale in Francia è stato già compiuto: si può votare il Fronte Nazionale come un qualsiasi altro partito di destra. La sua banalizzazione è avvenuta.
Una italiana della mia età stenta a capirlo. Quando fini la guerra mondiale dicemmo Mai più e ci credemmo. Invece meno di cento anni dopo ci risiamo, persone perfette mi dicono: ma questa Ue, ma Angela Merkel… per una come me, che i fascisti li conosceva dagli anni Trenta a scuola, e poi se li trovo’ contro in guerra – i miei compagni fucilati in piazza o impiccati lungo le strade – (già non ho mai sopportato sentir dire che la colpa era tutta dei tedeschi, gli italiani essendo in fondo “brava gente”, ognuno pronto a nascondere il “suo” ebreo) – per me come per quelli che lo hanno conosciuto, neppure le nefandezze di Netanhiaou fanno scordare che il fascismo non è perdonabile.
Invece qui sento dire serenamente che, non esageriamo!, secondo i sondaggi il Fronte Nazionale “non supererà il quaranta per cento dei voti”. In nessun altro paese d’Europa è cosi. È la Francia che si ritiene talmente intrisa di democrazia, che neppure frequentare i Le Pen la può contaminare. A questo hanno portato venti anni di liberismo, e non poi cosi scatenato: sono state centinaia le fabbriche chiuse nell’esagono e centinaia di migliaia i posti di lavoro perduti, ma un letto anche uno straniero in ospedale lo trovava.
2. Loris Campetti: Voto in Francia: la sinistra, il turbocapitalismo e perché esprimersi
5 maggio 2017
Cara Rossana, scrivo prima di portare l’ultimo saluto a Valentino Parlato. La tristezza non deve farci perdere la lucidità, e tu mi aiuti con quel che scrivi sulla Francia a mantenerla, o almeno a provarci.
La ragione per cui in Francia voterei per Macron è un intreccio tra razionalità ed emotività: mai con i fascisti, sotto qualsiasi maschera si mimetizzino. Questo almeno il Novecento dovrebbe avercelo insegnato. Mai con chi preferisce l’annegamento al salvataggio dei migranti sulla cui fuga verso una vita possibile e tollerabile il nostro mondo, occidentale e “avanzato”, ha non poche responsabilità.
Il mio voto, teorico perché soffro direttamente la politica italiana e non quella francese, è convinto, ma ciò non mi impedisce di continuare a pensare che l’approccio elitario e classista di Macron e il populismo fascista di Le Pen siano due facce della stessa medaglia, due tentativi del capitalismo di ricostruire un consenso minacciato dagli effetti sociali della crescente e devastante diseguaglianza.
A una lotta politica che una qualsiasi sinistra dovrebbe condurre contro il turbocapitalismo siamo forse più attrezzati che non a fronteggiare l’uso politico sciagurato che la destra estrema fa della solitudine rabbiosa della parte più debole della società. E comunque con il fascismo non si tratta. Ma se non scaviamo sulla crisi culturale di quelle figure sociali che sono state il punto di riferimento della sinistra ottocentesca e novecentesca, se non scaviamo sulle ragioni che spingono le classi subalterne ad affogare la solidarietà tra le onde delle paure, se non denunciamo le responsabilità delle forze che si dichiarano progressiste nello smantellamento dei diritti sociali, allora non facciamo passi avanti, limitandoci a ricoprire il ruolo dei testimoni disperati e passivi del presente
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