Nuovo governo o governo nuovo?

| 29 Novembre 2011 | Comments (1)

Uno dei commenti più appropriati al nuovo governo Monti e quello di ELLEKAPPA pubblicato su La Repubblica del 19; ci sono i soliti due personaggi e uno dice “Nei prossimi giorni sarà più chiaro cosa intende fare il professor Monti” e l’altra risponde “Non appena si sarà diradata la coltre di incenso”.

Non solo il governo Monti ha avuto una maggioranza parlamentare inedita nella storia della Repubblica, tutti i gruppi, tranne la Lega, hanno votato a favore, ma anche il consenso dell’opinione pubblica è altissimo, supera il 70%, come indicano i recenti sondaggi. Di Berlusconi non ne potevamo più.

Capisco che dopo i fasti e le volgarità (pubbliche e private) del governo di centro-destra e dei suoi membri,  è un vero sollievo la “sobrietà” del neo presidente, lo stile Monti, come già si recita. Ma non esageriamo, lo stile è importante ma non è tutto.

Intanto il professore nella sua sobrietà è anche violento. È il caso di quando per rispondere alla possibilità che al suo governo venga “staccata la spina”, certo non una delicatezza, ha richiesto che non si usi questo termine perché lo metteva in confusione  non sapendo più se dovesse considerarsi un rasoio elettrico o un polmone artificiale, ironia  per ribadire che era stato chiamato a tagliare e a salvare una Repubblica malata terminale. Una battuta ironica, si è detto, ma certo dall’allusione  violenta nei riguardi della politica.

La realtà è che il Presidente e il Professore hanno messo in mora la politica, al di là di affermazioni diverse, sia del PDL che del Idv, nessuno, infatti,  avrà il coraggio di mettere in crisi questo governo, il quale dando un colpo a destra e uno a sinistra renderà difficile una presa di posizione chiara e antagonistica. Il convincimento del Presidente era contro le elezioni, e questo convincimento ha avuto la meglio sulla stessa incertezza dei partiti, una parte dei quali diceva di volere le elezioni, ma sperava di no (PDL), e una parte voleva un governo di transizione, ma sperava nelle elezioni (PD). In questa situazione il Presidente ha avuto buon gioco di metterli con le spalle al muro ed accettare il governo di grande coalizione che poi si è trasformato in governo dei tecnici.

Banchieri, ma soprattutto professori e cattolici, forse moderatamente progressisti ma dentro i confini dell’economia di mercato e di una società liberista. Conflitti d’interesse, forse, ma eravamo abituati a ben peggio. Il Professore li ha scelti con accuratezza, certo ha guardato e soppesato le competenze, che gli erano note, ma soprattutto ha valutato l’approccio metodologico (quella che siamo soliti chiamare l’ideologia sociale).  È quello che ci voleva nella situazione data, credo proprio di no.

Il governo è stato benedetto dal Vaticano (che avanza subito le sue pretese, come l’accenno alla legge sul fine vita), anche perché vede collocati dentro la compagine governativa suoi uomini di punta.

Possiamo apprezzare lo stile del Professore, in realtà si tratta di mera educazione e di educazione istituzionale, cosa alla quale non eravamo più abituati e che tanto oggi ci meraviglia ed entusiasma, ma i contenuti?

Ancora si sa poco, ma quello che si sa indica che siamo di fronte ad un nuovo governo, e non ad un governo nuovo.

Che il ministro della Pubblica istruzione garantisca che al più presto saranno emanati i regolamenti per attivare a pieno la riforma Gelmini per l’università, lascia di stucco, o forse no.

Che per il rilancio delle opere pubbliche si parli di “coinvolgimento dei privati” lascia intravedere che ci si muove nella direzione di opere che “rendono” e non verso le opere di cui il Paese ha bisogno.

Si parla di alleggerire la tassazione sul lavoro, ma contemporaneamente si parla di aumento dell’IVA e delle accise; insomma quello che viene dato dalla mano sinistra viene tolto, aumentato, dalla mano destra.

Il Professore ha a più riprese affermato che chi più ha avuto deve contribuire di più, ma come? Di patrimoniale non si sente parlare se non dell’ICI, che colpisce l’80% delle famiglie che abitano in casa di proprietà, non credo che il professore da buon economista ritenga che sono la totalità di queste famiglie che hanno avuto di più perché per due anni non hanno dovuto pagare l’ICI. Ma vedremo come si fa a far pagare di più chi più ha avuto.

Ma è inutile e forse non corretto fare illazioni. Basta attendere qualche giorno che avremo i primi provvedimenti da giudicare. Ma essendo il cielo nuvoloso è buona pratica avere pronto l’ombrello.

Eppure nelle poche ed educate parole del Professore non un accenno su come combattere la speculazione. Non vorrei che pensasse che la “fiducia” mette il freno agli speculatori.

 

Il testo è stato pubblicato in felicitàfutura.blogspot.com.

 

Category: Politica

About Francesco Indovina: Francesco Indovina insegna Analisi territoriale e Pianificazione presso l'Università IUAV di Venezia e presso la Facoltà di Architettura di Alghero. Da sempre è promotore di un approccio interdisciplinare agli studi sulla città e il territorio, coniugato ad un saldo impegno civile. E` autore di numerosi volumi e saggi, e direttore delle riviste «Archivio di studi urbani e regionali» e «Economia urbana - Oltre il Ponte». Nel 2005 è stato il coordinatore scientifico del progetto internazionale di ricerca dai cui studi è conseguita la mostra da lui stesso curata "L'esplosione della città" alla Triennale di Milano. Direttore della collana "Studi Urbani e Regionali" della Franco Angeli, co-fondatore della rivista «Archivio di Studi Urbani e Regionali» (ASUR). Si occupa delle relazioni tra i processi economici sociali e le trasformazioni del territorio. La "città diffusa" e la "metropolizzazione del territorio" sono i suoi più recenti contributi. Ha inltre pubblicato: Governare la città con l'urbanistica (2006, ed.Maggiori), L'esplosione urbana (insieme a L. Fregolent e M. Savino, ed.Compositori), Il territorio derivato (ed.F. Angeli). Il suo blog con cui siamo collegati è felicitàfutura.blogspot.com

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  1. Irene ha detto:

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