Marco Trotta: Paola Morandin, Piergiovanni Alleva e Marco Marrone nella Lista per Tsipras

| 11 Aprile 2014 | Comments (0)

 

 

 

“Noi non diciamo che non vogliamo diventare come gli operai polacchi, diciamo che gli operai polacchi devono avere i nostri stessi diritti”. Paola Morandin, oggi candidata capolista nella lista Tsipras per il nordest ha le idee chiare su come debba cambiare l’Europa. La sua vicenda di operaia da 26 anni in uno dei 4 stabilimenti della Electrolux in Italia, oggi al centro di una difficile trattativa sindacale, è diventata un caso emblematico che coinvolge 1.200 persone nello stabilimento di Susegana (TV). “Siamo in lotta da 6 mesi – ha raccontato l’altra sera a Bologna – Da 63 giorni in presidio permanente vivendo in portineria perché ci stanno raccontando che la soluzione alla crisi è la riduzione del salario oppure la delocalizzazione. Ma questa competizione tra aziende contrapposte in nazioni diverse non è nuova, era già stata proposta dagli imprenditori di Pordenone”. Proposte pericolose per la Morandin. “Infatti altri imprenditori nella zona ne hanno avanzate di analoghe. Le multinazionali si spostano dove possono fare profitto. Ma ci vuole il coraggio di dire di no e il governo deve fare la sua parte. Quando Renzi  è venuto a Treviso ha cancellato un incontro con noi ed invece ha incontrato con tutti gli onori gli imprenditori”. Per questo serve la politica e la partecipazione della gente. “Ho accettato questa candidatura – ha continuato Morandin – perché dopo anni di divisioni a sinistra che ci hanno resi deboli, finalmente poteva nascere qualcosa di unitario. Ma dobbiamo parlare con le persone, spiegare, coinvolgere chi non vota più. Andare nelle piazze, nelle fabbriche, nei mercati. E poi rilanciare le iniziative contro le leggi sbagliati come la riforma Fornero contro la quale si stanno mobilitando le RSU perché è ingiusto obbligare le persone a lavorare dopo anni usuranti e lasciare a casa i giovani”.

 

 

 

Ad allargare la prospettiva ci ha pensato Piergiovanni Alleva, giuslavorista ed altro candidato della lista Tsipras. Un suo scritto molto pesante contro il Job Act di Renzi ha fatto il giro della rete e lui stesso non ci gira intorno. “Siamo arrivati al paradosso – ha detto Alleva – che il segretario di un partito che si dice democratico, erede della sinistra, insieme ad un ministro che viene dalle cooperative stanno danno il colpo finale al contratto nazionale. Ma se non c’è contratto è solo ricatto. Se tolgono questo c’è solo la barbarie e loro lo sanno”. Un problema, però, che in Europa ha una doppia chiave di lettura. “La visione che è passata in questi anni – ha raccontato il giusalavorista – è che i diritti sono garantiti se sono funzionali alla competività. Hai il diritto di venire a lavorare in un qualunque paese europeo ma solo se sei competitivo accettando il salario del posto dal quale vieni. Per fortuna, negli ultimi anni, si è affermata anche affermata un’altra visione sancita nei trattati di Amsterdam, Nizza e Lisbona. La direttiva 70/99 sancisce che i contratti rinnovabili sono ammessi solo per giustificati motivi economici. In forza di questo potremo impugnare anche il Job Act in sede di europea. Ma è in europa, dentro il parlamento, che dobbiamo cambiare il concetto di economia sociale di mercato che oggi significa capitalismo compassionevole”.

 

 

 

Un concetto dal quale è partito anche Marco Marrone, di “ACT, agire, cambiare trasformare”, una campagna nata recentemente in ambito studentesco universitario che vuole dire la propria sull’Europa che passerà anche dalle prossime elezioni. “Con il Job Act – ha detto Marrone – finisce definitivamente la distinzione tra precariato buono e precariato cattivo. Con questa iniziativa si stabilizza la precarietà non i precari. In Italia più del 20% delle persone fanno un lavoro per il quale non sono state formate”. Un problema di politiche pubbliche per il lavoro, quindi. “Ma il modello verso il quale stiamo andando – ha continuato Marrone – è quello di un’agricoltura modello Eataly o la filiera del lusso. Processi che producono valore, ma non occupazione. E invece noi siamo un paese dopo il 95% delle imprese sono medio piccole. A loro si è rivolto anche Tsipras di recente perché abbiamo bisogno di spiegare che è finita l’ubriacatura da libero mercato. La BCE dovrebbe occuparsi meno di stabilità e più di come sostenere questi modelli economici. E poi serve una Maastricht sociale che metta al centro proposte concrete: per esempio il 3% fisso ogni anno del PIL di ogni stato per la formazione, il reddito di cittadinanza, la questione abitativa. E’ questa l’Europa dei diritti che ci serve e non potrà che passare anche dai conflitti già aperti”

 

 

Category: Elezioni europee 2014, Politica

About Marco Trotta: Programmatore informatico, mediattivista e giornalista free lance. Da sempre in “direzione ostinata e contraria”, impegnato con le reti, le organizzazioni con i movimenti della società civile degli ultimi anni: da quelli pacifisti nel '99, passando per il Social Forum di Bologna e il movimento “No war” del 2003. Tra i fondatori del Bologna Free Software Forum, si occupa di diritti nella società dell'informazione, economia solidale ed ecologia. Attualmente collabora con diversi media indipendenti come Carta dei Cantieri Sociali ed il network ecopacifista Peacelink. Fa parte della redazione di «Inchiestaonline» ed è curatore dell'omonimo sito web.

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