Marco Revelli: Sinistra, un nuovo inizio oltre le sconfitte
1. Da Il Manifesto Bologna il 26 maggio 2014
Negli infiniti incontri «di chiusura» di questa campagna elettorale, c’era sempre un momento in cui l’applauso scattava immediato, istintivo, convinto. Ed era quando si diceva che «non termineremo il 25 maggio». Che l’appuntamento è già il 26, per continuare il percorso insieme. Perché sarebbe folle disperdere il «bene comune» accumulato in questi due mesi di fatica e di passione dalla moltitudine di donne e di uomini che ne hanno condiviso l’impegno.
Non so per gli altri. Ma nelle mie esperienze di territorio, da un palco su una piazza o da un banchetto a un angolo di strada, in un teatro o in un sottoscala, l’immagine che mi porto dietro è quella di una sinistra che scopre, quasi con sorpresa, ciò che potrebbe essere, se solo riuscisse ad andare oltre il proprio passato prossimo di frammentazione, chiusure mentali e gergali, sconfitte. Una sorta di respiro ampio, nel senso comune delle persone più che nei riflessi d’organizzazione.
Uno stato d’animo più che un progetto consapevole, ma forte: la sensazione di poter tornare a parlare al di fuori di sé, dei propri steccati, e di poter trovare ascolto, se solo la parola riesce a forare il muro di silenzio mediatico, la cintura sanitaria ossessiva e oppressiva che ci è stata stretta intorno. E l’orgoglio di poterlo fare con in testa idee forti, credibili, adeguate all’altezza delle sfide, grazie alle quali ritrovare il rapporto, storico, che lega la sinistra alla schiera non piccola dei democratici conseguenti preoccupati per questa notte della democrazia. Non sono mancati – sarebbe sciocco negarlo – errori, ingenuità, inefficienze, riserve mentali e ritardi organizzativi. Ma non possiamo nasconderci i tratti di nobiltà che hanno caratterizzato l’impresa nel suo complesso.
In primo luogo il fatto che L’altra Europa con Tsipras è l’unica lista che si è misurata nelle elezioni europee con un discorso sull’Europa e per l’Europa. Non ha proiettato su scala continentale le liti da pollaio del cortile di casa, come hanno fatto le tre forze politiche – anzi i tre istrioni – a cui un sistema mediatico malato e pigro ha riservato la totalità dello spazio informativo, ma ha fatto della trasformazione radicale delle politiche europee l’asse portante della propria proposta. Non perché siamo più colti, o raffinati e sensibili degli altri (anche per questo). Ma soprattutto perché sappiamo che sulla possibilità di rovesciare gli equilibri politici nel cuore d’Europa si gioca la possibilità di sopravvivenza del nostro Paese. Che o si cambia l’Europa o si affonda.
In secondo luogo L’altra Europa con Tsipras è l’unica lista che ha un programma europeo credibile, realistico e radicale insieme, come, appunto, la situazione drammatica richiede. Una Conferenza europea per la socializzazione e la ristrutturazione del debito, come un’Unione degna di questo nome non potrebbe non fare. Un New Deal continentale con al centro un programma per l’occupazione, capace di produrre a livello europeo 6-7 milioni di posti di lavoro (quanti la crisi ha distrutto) investendo 100 miliardi di euro all’anno, per un triennio, finanziati con una fiscalità europea (una tassa sugli inquinatori e una sulla speculazione finanziaria). L’autorizzazione alla Bce a funzionare da prestatore di ultima istanza a sostegno delle economie più deboli. E infine un’intransigente opposizione al Ttip, il Trattato Transatlantico negoziato in segreto che consegnerà le nostre vite e i beni comuni alla fame di profitto delle transnazionali.
Non sono utopie. Non è un programma per un futuro lontano. È un programmaper oggi (anche perché domani sarebbe tardi). È, d’altra parte, un programma realisticamente proponibile perché le forze che si riconoscono nella leadership di Alexis Tsipras costituiranno il terzo gruppo nel nuovo Parlamento europeo (dove, per formare un gruppo, e quindi per fare politica, è necessario raccogliere adesioni di rappresentanti di almeno sette paesi). E quanto maggiore sarà la sua forza, tanto più alta sarà la possibilità di spezzare l’asse tra Partito popolare e Partito socialista che, senza un’azione efficace a sinistra, riprodurrebbe inevitabilmente le larghe intese che Schulz e Merkel hanno costituito in Germana e che dominano in Grecia e Italia.
Un forte gruppo parlamentare europeo di sinistra (di sinistra vera), potrebbe fare il miracolo di ricondurre almeno la parte più sensibile della socialdemocrazia europea su una linea di solidarietà continentale. E insieme di catalizzare anche quelle forze (penso naturalmente ai Verdi, ma anche ai parlamentari del Movimento 5 Stelle, che saranno numerosi ma orfani in quel contesto) che si oppongono alle attuali politiche europee e che non hanno i tratti osceni del neonazionalismo xenofobo, intorno a una linea, potenzialmente maggioritaria, di efficace contrasto del dogma dell’Austerità e di radicale alternativa ad essa.
Questo vuol dire fare politica in Europa. Per questo diciamo che il voto per L’altra Europa con Tsipras è l’unico voto utile, oggi. Non vederlo sarebbe miopia politica, pericolosa per sé e soprattutto per gli altri, cioè tutti noi. «La via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!». Così si chiudeva, settant’anni fa, il Manifesto di Ventotene. Le stesse parole possiamo continuare a ripeterci, noi, oggi.
2. I dati della nuovo Parlamento Europeo
Ecco i dati della nuova conformazione del Parlamento Europeo e, per confronto, quelli del 2009. Si noterà una netta perdita del PPE (-9%) che pure resta primo partito. Una sostanziale tenuta dei Socialisti (-0,29%), una perdita contenuta dell’ALDE (-2,3%), una lievissima crescita dei Verdi (+0,38%), e una piccola crescita della Sinistra (+1%), un aumento di seggi e voti ai non iscritti (+1,1%), una piccola crescita anche dell’EFD (+1,1%) e un 8,52% di voti (pari a 64 seggi) attribuiti a compagini che non avevano alcuna appartenenza a gruppi uscenti (Per formare un nuovo gruppo occorrono almeno 25 parlamentari di almeno 7 stati diversi.
Parlamento europeo 2014 – 751 seggi
PPE (Popolari) 213 seggi; 28,36% S&D (Socialisti e Democratici) 190 seggi; 25,30% ALDE (Democratici e Liberali) 64 seggi; 8,52% Verdi/ALE 53 seggi; 7,06% GUE/NGL (Sinistra unitaria/Sinistra verde Nordica 42 seggi; 5,59% NI (Non iscritti) 41 seggi; 5,46% EFD (Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia) 38 seggi; 5,06% Altri (neoeletti senza appartenenza a gruppi uscenti) 64 seggi, 8,52%
Parlamento europeo 2009 – 763 seggi
PPE (Partito Popolare Europeo) 274 seggi, con il 35,77% dei voti; S&D (Socialisti e democratici) 196 seggi, con il 25,59% dei voti; ALDE (Democratici e Liberali) 83 seggi, con il 10,83% dei voti; Verdi/ALE ottengono 57 seggi, 7,44% dei voti; ECR (Conservatori e Riformisti) 57 seggi, 7,44% dei voti ; GUE/NGL (Sinistra unitaria/Sinistra verde nordica) 35 seggi, 4,57% dei voti; EFD (Gruppo Europa della Libertà e della Democrazia) 31 seggi, 4,05% dei voti; NI (Non iscritti) 33 seggi, 4,31% dei voti
Elezioni Europee 2014: risultati del voto nazione per nazione
Austria: Popolari avanti, destra antieuropea al 20% Belgio, vince l’Alleanza Neo Fiamminga
Bulgaria: i conservatori al 30%
Cipro: conferma per il centrodestra
Croazia: affluenza bassissima, vince il centrodestra
Danimarca: vince la destra antieuropea e populista
Estonia: vincono i liberali, ma la maggioranza vota “altro”
Finlandia: vince Coalizione Nazionale ma Alde ottiene 4 seggi
Francia: il terremoto del Front National di Le Pen
Germania: vince la Merkel, avanza la destra, un seggio ai neonazisti
Grecia: vince Tsipras, bene Alba Dorata Elezioni
Irlanda: Indipendenti al 27%, Fine Gael (centro destra) al 22%
Italia: trionfa il Pd, perde il M5S, NCD e Tsipras superano il 4%
Lettonia: stravince Vienotiba con il 46%
Lituania: 3 seggi ad Alde, i primi tre partiti in una forbice dell’1% Lussemburgo: trionfo per il Partito Popolare Cristiano Sociale di Juncker
Paesi Bassi: tre partiti con 4 seggi, c’è anche Wilders
Polonia: urne disertate, vincono i nazionalisti
Portogallo: vince il Partito Socialista, boom del Partito della Terra
Regno Unito: il trionfo dell’UKIP di Nigel Farage
Repubblica Ceca: liberali primo partito ma il PPE ottiene 7 seggi
Romania: vince la coalizione di centrosinistra al governo
Slovacchia: affluenza inchiodata al 13%, vince lo Smer di Robert Fico
Slovenia: bassa affluenza e vittoria del centrodestra SDS
Spagna: Rajoy vince ma crolla, esplode Podemos
Svezia: primo il partito socialdemocratico, secondi i verdi
Ungheria: i conservatori di Viktor Oban al 52%
Category: Politica