Luz: Come è nata la copertina di Charlie Hebdo uscito oggi

| 14 Gennaio 2015 | Comments (0)

 

 

Questa mattina è stato distribuito da Il fatto quotidiano il numero di Charlie Hebdo con la copertina di Luz.  Bruno Giorgini ci ha segnalato questa intervista fatta da Isabel Hanne (Liberation)  il 13 gennaio 2014 a Luz che nella foto in alto  si trova tra Gérard Biard e Patrick Pelloux  mentre presenta   la copertina di Charlie Hebdo. La traduzione di questa intervista è stata fatta da Amina Crisma.

 

“Tutto è perdonato”

“C’è bisogno di spiegare un disegno? … Evidentemente, c’è il riferimento alla copertina del 2011, il primo dramma che abbiamo vissuto, l’incendio, anche se quella volta non ci sono stati morti. Con questa copertina, si vuole mostrare questo: che a un dato momento si ha il diritto di fare tutto e di rifare tutto, e di utilizzare come si vuole i nostri personaggi. Maometto è diventato suo malgrado un personaggio d’attualità, perché c’è gente che parla in suo nome. E’ una copertina che si rivolge alle persone intelligenti, che sono molte di più di quanto non si creda, fra gli atei, i cattolici, i musulmani…”

 

La catarsi

“E’ stata dura. Ho fatto un primo disegno per la copertina giovedì sera, ma era soprattutto sull’attentato. Si vedevano i culi dei nostri amici a terra, con scritto “liberté d’expression, mon cul! Libertà d’espressione, col cazzo!”. Penso sia stato un disegno catartico. Bisognava che disegnassi quello che ho visto arrivando in redazione mercoledì. Perché la prima cosa che ho visto era questa: dei culi a terra, dei corpi faccia a terra. Dovevo evacuare questo, un disegno catartico per sbloccare la mia capacità di disegnare. Francamente, c’è stato un momento in cui mi sono detto che non ne sarei più stato capace. Dopo questo, ho potuto cominciare di nuovo a disegnare.”

 

I tentativi

“Ci sono state molte idee di copertina fino alla messa sotto chiave,lunedì sera. Per esempio, avevo disegnato dei jihadisti che arrivavano in cielo e si domandavano: “Ma dove sono le 70  vergini?” (“Con l’équipe di Charlie, buoni a nulla!”, rispondono i disegnatori morti, in piena attività gambe all’aria fra le nuvole”, ndr). Ma Catherine (Meurisse, ndr) ha detto che non voleva vedere jihadisti sulla copertina di Charlie, che era far loro troppo onore, e aveva completamente ragione. Ne abbiamo immaginato un’altra, con i visi degli amici scomparsi e dei cartelli, “Noi siamo Dio”, un messaggio ai fanatici…Ho continuato a fare degli schizzi stentati, a scarabocchiare. Il nostro mestiere è questo: fare figurine, scarabocchiare.”

 

Lunedì sera

“Schizzi ne ho fatti una ventina, da diventare idiota. Sono rimasto a indugiare nel mio angolo, a cercare di evocare l’ispirazione e quella degli altri. Non è spiritismo, ma quando si facevano le copertine di Charlie con questa équipe decimata, si facevano vedere le idee, e l’ispirazione degli uni veniva elaborata dagli altri, finché si arriva a essere d’accordo collettivamente. Qui adesso si era con Coco, con Catherine, non si era certo in tanti…E poi cerchi l’ispirazione, il disegno…Dov’è il disegno di Cabu o di Charb dove potrei appoggiarmi? Dove sono i disegni di Honoré, di Tignous, di Wolinski? Ho pensato tutto questo fino a rincretinire. Non avevamo la copertina”.

 

Maometto

“Però avevo un’idea che mi frullava in testa: disegnare il mio personaggio di Maometto che aveva fatto tanto discutere, e fargli tenere un cartello: “Io sono Charlie”, e questo mi faceva ridere. Allora ho disegnato, un disegno molto piccolo, l’ho guardato, e mi ha divertito. Ho visto questo personaggio utilizzato suo malgrado da degli scemi che sparano, da dei terroristi. Degli stronzi privi di umorismo: dei terroristi. Evidentemente tutto è perdonato, mio caro Maometto. Si può passare oltre, perché sono riuscito a disegnarti. Ho mostrato il disegno a Richard (Malka), poi a Gérard (Biard), e poi abbiamo pianto. Perché infine la avevamo, la copertina che somigliava a noi, e che non somigliava al mondo o ai simboli che ci sono stati imposti in questi giorni. Non una copertina con dei fori di proiettili, ma una copertina che ci diverte”.

 

 

 

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