L’Idrolitina e le due bustine Berlusconi/Monti

| 28 Agosto 2012 | Comments (0)

 

 

Ricordo un tempo remoto in cui la famosa Idrolitina era divisa in due bustine. Si doveva versare nella bottiglia prima l’una e poi l’altra, in sequenza predeterminata. Cambio paradigma, stanco dell’abusata sequenza farsa/tragedia o tragedia/farsa. Perché la storia, appunto, ha infiniti modi di ripetersi, rendendosi equivalente ma ineguale. E allora può succedere che una stessa fase, o uno stesso fenomeno, si ripeta sciogliendosi in più componenti, e porgendoli nel tempo in successione, anziché in un tutto unico. La parte entra nel tutto come frazione o come momento, ci insegna Husserl. Persino nella coestensione, vi può essere una relazione asimmetrica di fondamento.

Leggendo l’articolo di Albero Burgio (Il Manifesto, 9 Agosto) mi sono convinto di un’analogia, sulla quale giova forse riflettere. Proviamo a porgere una sintesi banale, infantile quasi, del ventennio fascista. Tra gli innumerevoli attributi possibili, due paiono quelli emergenti: la buffonata e la politica rigorosamente di destra. Non ho qui lo spazio per sciorinare lunghe ipotiposi, i cui elementi sono tuttavia ben noti, e scritti nella cronaca, e purtroppo anche nella storia: il duce che a torso nudo miete un campo di grano, o indossa una divisa con tante medaglie, bastino per esemplificare il primo tratto; l’esautorazione dei sindacati, l’eliminazione del parlamento, la difesa a oltranza degli interessi della grande proprietà terriera bastino per il secondo.

Questo il corso; vichianamente, andiamo alla ricerca del ricorso. Anziché tutto insieme, in un unico ventennio, la storia questa volta si scinde, in due dosi, come l’Idrolitina; e si dà così per prima cosa il diciasettennio fatto di bunga bunga, di corna al G8, di colored abbronzati. Ma la cosa più eclatante, e più evocativa del periodo precedente, sono i solenni proclami. I primi erano più aulici, secondo lo stile dell’epoca: l’Impero, i colli fatali di Roma, la vasta eco, in tutto il mondo, del discorso del duce, lo spezzare le reni alla Grecia, il celebre “vincere”; i secondi, in stile più moderno, ma del tutto analoghi quanto a valore di verità: a cominciare, dopo soli 100 giorni, dai non dimenticati proclami televisivi: “riforma X, FATTO!”, “riforma Y, FATTO!”. Ve li ricordate, ricordate le risa? Tanto omeriche da far cessare i proclami. E poi, via via, il milione di posti di lavoro, il ponte sullo stretto, l’eliminazione dei rifiuti di Napoli in 10 giorni, la ricostruzione de L’Aquila, il completamento della Salerno-Reggio ecc. Sono piccoli esempi tratti al volo da una letteratura sconfinata.

Bene, pagato alla storia il conto alle buffonate, potevamo sperare di essere in pari con il déjà vu. Magari. Ora viene la parte seria. Cioè? Lo svilimento del potere parlamentare, ora anche auspicato esplicitamente dal premier, oltreché ormai prassi (che c’entra il parlamento con il governo attuale?), l’esautorazione dei sindacati, lo sciacallaggio a danno dei pensionati, dei dipendenti e dei lavoratori, la difesa a oltranza dei grandi patrimoni (non più agrari, ma solo per l’evoluzione dell’economia), ovvero di ciò che Burgio chiama la “dittatura della speculazione”, l’attacco all’autonomia della ricerca e dell’istruzione, questa volta perseguito in modo indiretto, attraverso un depauperamento costante.

In compenso abbiamo la competenza dei tecnici. Basta guardare al livello dei recenti test per l’ammissione all’abilitazione degli insegnanti; o ai calcoli di un ministro del lavoro che, sugli “esodati”, sbaglia addirittura di quello che uno scienziato chiamerebbe un “ordine di grandezza”. Roba, insomma, da fare invidia alle celebri gaffes di Starace. Ma almeno, si dirà, questi sono integerrimi. Macché; siamo daccapo a un discreto numero di inquisiti per vari reati, l’ultimo, Cardinale, per truffa. Cito dall’articolo di Emiliano Fittipaldi e Nello Trocchia in data 9 agosto de l’Espresso:

Non si può dire che Monti sia fortunato. I suoi fidatissimi tecnici sembrano pensarne una e farne cento, e i loro guai con la giustizia ormai non si contano. Carlo Malinconico, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è stato costretto alle dimissioni dopo esser stato pizzicato a farsi pagare vacanze a cinque stelle da Francesco De Vito Piscicelli, imprenditore indagato per la vicenda della “cricca” del G8. Andrea Zoppini, numero due del ministero della Giustizia, ha invece lasciato a maggio perché inquisito per concorso in frode fiscale e dichiarazione fraudolenta. Reati fiscali sono stati contestati anche al super ministro Corrado Passera, indagato per una complessa vicenda che riguarda un’operazione condotta nel 2006 da Biverbanca, un istituto controllato al tempo da Intesa Sanpaolo, di cui Passera era allora amministratore delegato.”

Su questo piano nella rivisitazione della storia non ci abbiamo guadagnato un gran che.

Rispetto al deficit di democrazia, non può non venire in mente un’altra similitudine, pur, al solito, mutatis mutandis: abbiamo di nuovo una informazione monocorde, di regime, fatta di tanti strumenti che suonano in strettissima armonia sempre la stessa nota. Qui Berlusconi, paradossalmente, è stato superato. Quanto al controllo dei mass media non se l’è cavata male, con sei televisioni, un paio di giornali di famiglia, che si sommavano alla stampa filogovernativa per definizione. Ma Monti è riuscito ad avere dalla sua anche la stampa della così detta “sinistra”, sit venia verbo. Ora possiamo dire “premier” al posto di “duce”; e son soddisfazioni. Ma ciò che non cambia è che, comunque lo si chiami, ha di nuovo sempre ragione: vasta eco del discorso del premier…

Ma torniamo all’Idrolitina. Quando si versava la seconda bustina, quella rossa, persino il più mite, il più inerte degli elementi, l’acqua, diventava esplosiva, effervescente, reagiva. Oggi invece no, al massimo ci spetta un po’ di antipolitica.

La scorsa volta ce la cavammo con un ventennio. Speriamo di cavarcela di nuovo così; coraggio, 18 anni sono già passati…

Maurizio Matteuzzi é Coordinatore nazionale del Coordinamento Nazionale Professori Associati CoNPAss

 

 

Category: Politica

About Maurizio Matteuzzi: Maurizio Matteuzzi (1947) insegna Filosofia del linguaggio (Teoria e sistemi dell'Intelligenza Artificiale) e Filosofia della Scienza presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna. Studioso poliedrico, ha rivolto la propria attenzione alla corrente logicista rappresentata da Leibniz e dagli esponenti della tradizione leibniziana, maturando un profondo interesse per gli autori della scuola di logica polacca (in particolare Lukasiewicz, Lesniewski e Tarski). Lo studio delle categorie semantiche e delle grammatiche categoriali rappresenta uno dei temi centrali della sua attività di ricerca. Tra le sue ultime pubblicazioni: L'occhio della mosca e il ponte di Brooklyn – Quali regole per gli oggetti del second'ordine? (in «La regola linguistica», Palermo, 2000), Why Artificial Intelligence is not a science (in Stefano Franchi and Güven Güzeldere, eds., Mechanical Bodies, Computational Minds. Artificial Intelligence from Automata to Cyborgs, M.I.T. Press, 2005). Ha svolto il ruolo di coordinatore di numerosi programmi di ricerca di importanza nazionale con le Università di Pisa, Salerno e Palermo. Fra il 1983 e il 1985 ha collaborato con la IBM e, a partire dal 1997, ha diretto diversi progetti di ricerca per conto della società FST (Fabbrica Servizi Telematici, un polo di ricerca avanzata controllato da BNL e Gruppo Moratti) riguardo alle tecniche di sicurezza in informatica, alla firma digitale e alla tecniche di crittografia. È tra i promotori del gruppo «Docenti Preoccupati» e della raccolta firme per abrogare la riforma Gelmini.

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