L’Italia sotto la neve

| 7 Febbraio 2012 | Comments (0)

Fragilità e vergogne della società tecno-liberista


Sulle pagine de “L’Italia sepolta sotto la neve” splendido poema di Roberto Roversi pubblicato nel 1989, e che sembra scritto ieri quando si dice la preveggenza della poesia, leggiamo “nell’inverno lo stile è tutto”. Da questo punto di vista Moretti, Presidente di Trenitalia, e Alemanno sindaco di Roma sono niente, ovvero sotto la neve hanno perso ogni stile, fosse pure pessimo.

Hanno lasciato (Moretti) treni fermi per decine di ore in qua e in là coi passeggeri all’addiaccio, senza informazione alcuna, senza viveri o altri generi di conforto tanto erano soprattutto “poveri” pendolari, e per i ritardi, convogli soppressi, linee interrotte, ahimè quando nevica, nevica destino cinico e baro, e in rete Trenitalia assicurava che tutto filava via liscio come l’olio.

Hanno lasciato (Alemanno) migliaia di automobilisti bloccati sul grande raccordo anulare di Roma in un ingorgo che, metro più metro meno, valeva 280 Km, per non dire della situazione in città, tutto per 30, dicasi: trenta, centimetri di neve. Poi Alemanno si è ricordato i suoi trascorsi fascisti e ha precettato i cittadini romani ordinando che andassero a quattro punti di raccolta dove avrebbero trovato le pale per cominciare a spalare, armatevi e partite, prendete le pale e spalate. Tra l’altro abbiamo scoperto che i tecnici del comune di Roma non sanno leggere le carte predittive delle precipitazioni atmosferiche, confondendo la pioggia con la neve e quindi i millimetri coi centimetri. Il che sembra incredibile, ma non si sa mai.

Per Passera, Ministro dei Trasporti, il silenzio è d’oro come s’addice a ogni buon banchiere. Della mancanza di stile per Mario Monti parleremo in altro momento, che il discorso è più lungo, per un verso essendo egli impegnato a raffreddare lo spread mica vuoi che aiutasse a riscaldare gli italiani rinchiusi nei treni, inoltre non si può peccare di buonismo sociale ci aveva avvertito, e per l’altro oramai l’elenco delle sue cadute di stile da gentiluomo e la sua crescita nello stile padronale e/o di un democratico cristiano reazionario bavarese, stanno diventando materia di satira, comincia da par suo Robecchi sul Manifesto del 5 febbraio.

Ma non è solo quistione dell’incompetenza di singoli, è che la società tecno-liberista ha mostrato tutte la sue fragilità e vergogne, rimanendo la sua baldanza con la pretesa efficienza della concorrenza, sepolta sotto la neve. Perché un sistema complesso, come una città, o un sistema di mobilità, o un sistema di informazione e comunicazione, quanto più cresce in grado di complessità tanto più è delicato, e quando viene sottoposto a sollecitazioni forti e rapide può facilmente diventare instabile, e costellarsi di criticità, come si dice in gergo. In genere si tratta di sistemi misti tecnologici e umani, con forte caratterizzazione cognitiva. Ebbene questi sistemi tanto più sono robusti quanto più sono cooperativi, fondati sulla cooperazione dei singoli componenti, individui.

In particolare per esempio il Laboratorio di Fisica della Città dell’Università di Bologna ha verificato alcuni “teoremi” validi almeno per i sistemi di mobilità. Primo teorema: gli equilibri frutto dell’auto-organizzazione cooperativa sono più stabili di quelli imposti da una forzatura esterna. Secondo: l’auto-organizzazione cognitiva è più robusta di quella fisica. Terzo: quando in una folla si rompe il vincolo cooperativo e una strategia selfish (egoistica) diventa dominante allora si genera il caos che innesta il panico (il teorema vale anche per una folla virtuale come gli investitori che giocano in borsa sulla rete). Ma gli esempi potrebbero venire anche dalla biologia. Per dirne uno: quando un gruppo di cellule rompe la solidarietà biologica con le altre cellule cercando per suo conto l’immortalità e costruendo un suo sistema di nutrimento (vascolarizzazione), proliferazione, e informazione, ecco che abbiamo il cancro. Vorace fino a uccidere il corpo di cui si nutre, morendo così anch’egli. Né può esistere una efficace protezione civile senza la partecipazione dei cittadini ai vari stadi, dalla conoscenza , all’educazione per la catastrofe, fino alle tecniche più puntute e specializzate. Considerando la città, le ferrovie, la mobilità, le strade, eccetera beni comuni a tutti, il comune di ciascuno, e non fonti di profitto e/o di potere magari politico clientelare.

Insomma senza scienza e democrazia partecipata (cooperazione per il comune), i moderni sistemi cognitivi diventano molto fragili, e una nevicata basta ad annichilirli. Ma il liberismo è l’ideologia dell’individuo che s’afferma nella sua totale libertà e potenza, l’individuo già ricco e potente è ovvio, che opera per diventare ancor più ricco e potente. Per alcuni si tratterebbe di una legge di natura soggiacente l’evoluzione (darwinismo sociale), che avrebbe favorito il più forte, cioè l’essere umano. Menzogna da vari punti di vista, la tigre dai denti a sciabola era più forte, più veloce, più agile, più feroce; ma anche da quello della complessità genetica non siamo proprio dei campioni. Se infatti la misuriamo in termini di lunghezza della stringa genetica (complessità algoritmica), la nostra vale circa 30.000 (trentamila) unità, quella del giglio ben 70.000 (settantamila). Ma in noi si sviluppò l’intelligenza, e imparammo non a adattarci all’ambiente per cui avevamo poca attitudine, bensì a costruire un ambiente adatto a noi (per esempio le città), a costruire una seconda natura. E questo fu dovuto alla cooperazione, di cui il linguaggio costituì un fondamentale snodo evolutivo.

Se insomma una società rompe i vincoli elementari di solidarietà tra i suoi componenti, se la concorrenza tra individui diventa l’imperativo sociale primario, ebbene la probabilità che il sistema vada rapidamente in catastrofe alle prime difficoltà sono molto alte. E, per finire come abbiamo cominciato, qualche altro verso di Roversi.

Leggi un poco dovunque/ non stancarti di chiedere e parlare /- nei film gialli di gangsters americani/ la vittima inseguita imbocca un vicolo stretto/ e laggiù in fondo c’è un muro/ un muro alto un muro insormontabile un muro/ con cocci di bottiglia/- la tensione è ricomposta da quell’ostacolo invalicabile/ che si avvicina/ mentre nella fanghiglia brulica un fanale/vedere.

 

L’articolo è stato pubblicato su «E-Il Mensile online» il 6 febbraio 2012, sul blog di Bruno Giorgini «Radiazioni fossili».

 

Category: Politica, Ricerca e Innovazione, Storia della scienza e filosofia

About Bruno Giorgini: Bruno Giorgini è attualmente ricercatore senior associato all'INFN (Iatitutp Nazionale di Fisica Nucleare) e direttore resposnsabile di Radio Popolare di Milano in precedenza ha studiato i buchi neri,le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ha praticato molti stravizi rivoluzionari, ha scritto per Lotta Continua quotidiano e parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città. I due arcobaleni - viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro - Aracne è il suo ultimo libro.

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