Don Giovanni Nicolini: Politici non più all’altezza, così Bologna si è smarrita. Ma dov’è finita la sinistra?

| 31 Dicembre 2014 | Comments (0)

 


Diffondiamo da Repubblica.it Bologna del 31 dicembre 2014 questa intervista fatta da Michele Smargiassi

 

La coscienza civile e religiosa della città parla dell’anno che si chiude tra delusioni, declino e speranza: “Politica è mettersi assieme per un progetto. Ma oggi al suo posto è rimasta la gestione dell’ordinario. C’è ancora vita nella volontà e nella gratuità. Ascoltiamo la musica sottile di questa città”. Per don Giovanni Nicolini la musica è buona, i musicisti anche, ma l’orchestra Bologna suona sempre più piano. A don Giovanni Nicolini, appartato protagonista della coscienza civile e religiosa di questa città, abbiamo chiesto un giudizio sul 2014 che si chiude, anno di delusioni e dimissioni, di declini e disaffezioni.

Vorremmo un suo giudizio sul clamoroso astensionismo elettorale. Si può ancora dire che chi non partecipa ha sempre torto?
L’ultimo libro di Barbara Spinelli ha un bel titolo, Una parola ha detto Dio, due ne ho udite… Bisogna vedere i due aspetti della verità. Da una parte non si può non cogliere nel rifiuto del voto un segno di decadenza politica della città, soprattutto dopo una tradizione di vivacità del cittadino che era una specie di bandiera rispetto ad altre parti del paese dove il rapporto fra cittadino e istituzioni era più pallido. Dall’altra, è una conferma paradossale di quel cuore civile, conferma una capacità di protesta e di ribellione. La sua stessa imprevedibilità dice che è stato un gesto attivo e non passivo. Non è stata una protesta organizzata né incitata da fuori. Il “non ci vado” è maturato nella coscienza del singolo, poi è divenuto segnale di massa.

La politica lo ha capito?
Il problema è tutto qui, che per capire serve la politica, ma proprio la rinuncia al voto denuncia che la politica non c’è più. Una città che la viveva in modo intensissimo si trova a dichiarare che non la trova più, e quindi non la vota più. Al suo posto è rimasto un tentativo di pura gestione dell’esistente. Politica è riunirsi per fare: ma se manca un progetto, attorno a cosa ci si riunisce? Non attorno a una gestione ordinaria.

Alcuni danno la colpa agli scandali, alle inchieste sulle spese pazze…
Io farei un passo indietro. Rispetto al passato, nel ceto politico vedo donne e uomini non più all’altezza, mancano figure che possano incarnare un progetto del tipo a cui Bologna era affezionata. Io che faccio parte del mondo cattolico bolognese non posso non dire di non aver avvertito in anni ormai passati, oltre a una rivalità decisa, una forte stima fra avversari. Anche nelle divergenze più forti si sapeva di non aver di fronte avversari politici banali o avventurieri. Se cala quella doppia tensione, di sfida e di stima, se tutto si attenua, non mi stupisco se qualcuno allunga un po’ le mani. Quando non ci si sfida, ma ci si sopporta, diventa più facile coprirsi e perdonarsi a vicenda.

C’è una caduta di tensione anche nella Chiesa bolognese? Lei ha scritto che “le altre Chiese italiane mi sembrano più avanti”…
C’è qualcosa di più di un semplice affanno, nella Chiesa bolognese. Posso dirlo per esperienza, qui abbiamo vissuto la grandezza di una realtà ecclesiale che in anni lontani fu proposta ai massimi livelli mondiali. Da Bologna uscirono le proposte più grandi del Concilio. Ma ammetterlo è difficile, perché c’è di mezzo la personalità di Giuseppe Dossetti, e questo a molti impedisce di riconoscere quanto allora la Chiesa bolognese fu profetica, anche pensando all’attuale pontificato. Quindi, se si tenta di ridimensionare la misura della partecipazione bolognese al Concilio non è per una disputa storiografica, ma in modo gattopardesco per la scelta, tutta rivolta al presente, di frenare un cambiamento nella Chiesa che invece non potrà non darsi.

Sta dicendo che Bologna, da avanguardia conciliare, è diventata roccaforte della conservazione?
Questo no, perché c’è un popolo vivace. Però di fatto la falsa polemica su rottura o continuità del Concilio mira a una certa normalizzazione che non corrisponde all’animo più profondo della comunità credente bolognese .

Torniamo alla città: non vede un declino del senso civico, un nervosismo nei comportamenti privati, un’insofferenza per le piccole regole di convivenza?
Certamente li vedo, e ne parlo spesso. Credo che la radice sia sempre quella, che non c’è più la società attiva. Al tempo di Peppone e Don Camillo la politica la faceva la gente. Ora, se emerge un problema, tuttalpiù ci si chiede se il tale ufficio o servizio pubblico ha provveduto, ha fatto il suo dovere….

Viziati da un eccesso di efficienza dei servizi pubblici?
Certo che sì, sta succedendo che quella che era iniziativa delle persone è diventata delega alle istituzioni, tutto si riduce alla vigilanza e all’insoddisfazione se le cose non vanno bene. Ma questo spegne la vivacità della comunità e apre le porte a pericoli.

Le incursioni politiche nei campi nomadi dimostrano che fare imprenditoria del pregiudizio a Bologna è diventato possibile?
Bologna non è un’isola, siamo tutti nella stessa stanza. Quando manca un’assunzione di responsabilità, e ci si adagia nella delega alle istituzioni, una mentalità leghista può far breccia. Ma prima di gridare all’invasione della destra, bisogna chiedersi dov’è finita la sinistra… .

L’anno che verrà: cosa può accaderci di buono?
Dieci giorni fa nella mia parrocchia, alla Dozza, è venuta a suonare Vivaldi e Bach un’orchestra di bambini, la giovanile del Comunale. L’entusiasmo e la passione mi hanno commosso. Bologna è ancora vivace, è una grande impresa che deve riscoprire volontà e gratuità.

Rifare l’orchestra Bologna?
Accorgersi che in questa città risuona ancora un canto sottile.

Category: Culture e Religioni, Osservatorio Emilia Romagna, Politica

About Don Giovanni Nicolini: Don Giovanni Nicolini È nato a Mantova nel 1940. Laureato in filosofia all’Università Cattolica di Milano, ha compiuto gli studi teologici alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. A Bologna è stato ordinato diacono nel 1967 e presbitero nel 1972. Parroco a Sammartini di Crevalcore (Bo) fino al 1999, è attualmente parroco a S. Antonio da Padova alla Dozza di Bologna. È stato assistente di zona dell’Agesci, assistente diocesano dell’Azione Cattolica, direttore della Caritas Diocesana di Bologna e Vicario Episcopale della Carità. È fondatore e superiore delle Famiglie della Visitazione, comunità monastica legata alla Piccola Famiglia dell’Annunziata fondata di Giuseppe Dossetti. Cura per la rivista Ambiente la rubrica Uguali.

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