Bruno Giorgini: Tomaso Montanari e la corazzata Potemkin
Etica e estetica sono tutt’uno.(..)
L’opera d’arte è l’oggetto visto sub specie aeternitatis;
e la vita buona è il mondo visto sub specie aeternitatis.
Questa è la connessione tra arte e etica.
(Wittgenstein)
Vado in Piazza Maggiore dove si sta proiettando la Corazzata Potemkin, il famoso film di Eisenstein che racconta la rivolta dei marinai, e quella della popolazione di Odessa solidale coi ribelli. Siamo nel 1905, il primo grande scossone rivoluzionario che prepara la Rivoluzione d’Ottobre del ‘17.
Sul grande schermo si dipanano le azioni corali dei protagonisti che l’orchestra dal vivo scandisce in musica. Non ci sono parole, soltanto suoni e immagini di grande bellezza. Quando finisce un gruppetto di ragazzini credendosi furbo tenta di rilanciare il famoso detto di Fantozzi, il sottoprodotto di un borghese piccolo piccolo: la corazzata Potemkin è una cagata pazzesca, ma la piazza stracolma li mette a tacere con un lungo poderoso applauso. Una buona notizia, seppure minuscola.
Un’altra buona notizia è l’assemblea che Tomaso Montanari e Anna Falcone hanno indetto a Roma avviando il percorso per costruire una formazione politica di sinistra. Non in funzione di un centrosinistra un po’ più a sinistra rispetto al PD come più o meno si propongono Bersani e Pisapia, ma una sinistra che definendo alcuni punti programmatici operi sul terreno sociale e politico producendo organizzazione e forza collettiva. Se poi sarà di governo, di lotta, alleandosi con chi si vedrà.
Almeno così mi pare di avere capito, che il problema non è un nuovo centrosinistra, ma una nuova sinistra senza alcun centro appiccicato. Il centrosinistra, diventato poi l’Ulivo, si è infine incarnato nel PD di Renzi. Pisapia e Bersani competono per occupare lo stesso spazio o almeno una parte. Su tutti incombe Prodi vero padre nobile, nonostante oggi alloggi in una tenda a latere. Si rimescolano insomma le stesse carte in un dibattito dove la noia e il disamore per la politica nutrendosi a vicenda si moltiplicano. Mentre Falcone e Montanari propongono una creazione ex novo, precisamente e in modo rigoroso di sinistra. Però quel che mi piace dell’idea politica di cui Falcone e Montanari si sono fatti portatori è che innerva nel corpo della politica un paradigma estetico, tentando di ritrovare la bellezza del ragionare e agire politico, specie italico. La questione si può porre su due piani. A livello generale il declino della sinistra inizia quando la stessa racconta storie di giorno in giorno sempre meno belle fino a diventare del tutto brutte. Dalla luminosa figura di Che Guevara si precipita nell’inferno del gulag di staliniana memoria, nè si salva la rivoluzione culturale cinese rivelatasi un impasto di guerre civili, prepotenze, violenze pubbliche e private, agguati di partito, in un panorama ben diverso rispetto alla dialettica della liberazione ipotizzata specie dalla sinistra occidentale.
Questa bruttezza generale della politica, a livello nazionale diventa più meschina, si involgarisce fino a spettacoli sul serio indecorosi. Allora, e qui mi riferisco soprattutto a Montanari scusandomi con Falcone, è una boccata d’aria fresca leggere e sentire della valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale quale bene comune e in qualche modo motore di emancipazione sociale, di coscienza civile, di azione politica (si vedano per esempio “A cosa serve Michelangelo?” e/o “ Le Pietre e il Popolo” tra gli altri libri di Montanari). D’altra parte se si legge “L’arte come prassi umana. Un’estetica” di Bertram si scopre che l’arte è stata fondamentale nell’evoluzione dell’homo sapiens, e Eric R. Kandel in “L’Età dell’Inconscio. Arte, Mente e Cervello dalla Grande Vienna ai Nostri Giorni” traccia un percorso che definisce l’influenza dell’arte sul complesso della civiltà umana, dalla mente del singolo fino ai movimenti culturali e sociali. E che la politica ridiventi bella, o comunque si fondi sulla bellezza, mi pare una cosa per un verso di grande e sul serio innovatore impegno, e per l’altro ricca di possibili sviluppi nella società civile. Nonchè molto più divertente e piacevole delle lunghe diatribe sul centrosinistra, Renzi sì e no, la tenda di Prodi e/o il giaguaro di Bersani e consimili cose oggi presenti a profusione nei talk show e sui media.
Non so come andrà a finire l’ipotesi di Montanari e Falcone, contro cui già alcuni alzano barricate accusandoli di estremismo da pasdaran oltreche di elitismo tipico di intellettuali più o meno da salotto o biblioteca, ma certamente per quanto mi riguarda sembra degna di attenzione e impegno, persino capace di suscitare un qualche entusiasmo. In questo senso una assoluta e bella novità. Soltanto in fine: il nome “Alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza” mi pare una dizione legnosa, se non pesante. E pedante. Chissà, magari si potrebbe cambiare. Se no fa lo stesso.
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