Bruno Giorgini: Costituzione e Presidente, sarebbe ora di pubblica chiarezza
DOSSIER DOPO ELEZIONI 45
Caro Bersani, avevo pensato di scriverle alla vecchia dandole del tu, forse addirittura con la dizione “compagno”, poi però ho cambiato idea, non volendo chiederle in alcun modo di dire “qualcosa di sinistra”, perchè il PD che lei dirige non è, e non vuol essere, di sinistra, avendo con cura e chiara consapevolezza cancellato la parola”sinistra” dal suo nome (da ieri è in lettura il documento di Barca che pare andare verso l’idea di un partito laburista, ma staremo a vedere).
Io intendo il PD esattamente come un partito democratico, ovvero un partito che lavora a applicare, e eventualmente a difendere, la Costituzione, e sono in quanto cittadino contento che un tale partito esista. Però poi per esempio a Bologna l’art. 33, che recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”, e mi pare che più chiaro di così il Costituente non avrebbe potuto essere, è negato dal PD locale e dal sindaco PD. Infatti il Comune devolve il pubblico denaro, oltre un milione di euro, alle scuole private quasi tutte cattoliche come da convenzione stipulata al tempo del sindaco Vitali, e accusa i cittadini impegnati per un referendum che restauri lo spirito e la lettera dell’art. 33, di ideologia deteriore e quant’altro.
Lei potrebbe rispondermi che si tratta di sciocchezza localistica, seppure impegni a favore del finanziamento pubblico alle scuole private anche una persona rispettabile come Stefano Zamagni, del sindaco meglio tacere per carità di patria, e quindi lascio perdere nè mi aspetto un suo endorsment a favore dell’applicazione rigorosa dell’art.33, capendo che ha ben altre castagne da togliere dal fuoco. Per esempio la questione del funzionamento del Parlamento, dell’elezione del Presidente della Repubblica, della costituzione del governo.
Cominciando dal Parlamento, francamente non ho capito perchè il PD, assieme al PDL, abbia deciso che lo stesso non può funzionare fin quando un nuovo governo non si sia installato. Mi par di ricordare che esiste la separazione dei poteri, esecutivo (il governo), legislativo (il Parlamento), giudiziario (la magistratura). Non si capisce perchè le commissioni parlamentari non possano essere istituite dato che il Parlamento è regolarmente eletto, nonchè ha scelto i suoi organi di autogoverno, ovvero i Presidenti delle Camere, e francamente mi pare che abbiano ragione i deputati del M5S leggendo la Costituzione durante la simbolica occupazione delle camere.
A proposito, caro Bersani, ci sono cifre di dettaglio, che a volte raccontano squarci di verità più significativi e illuminanti dei dati aggregati. Per esempio ero S. Vincenzo, paese della costa toscana da secoli governato da PCI, PDS, DS, PD, scoprendo che, alle ultime elezioni, i giovani tra i 18 e 24 anni hanno votato per il M5S in 150, centocinquanta, per il PD in 7, sette, per SEL in 7, sette.
Questo in un tessuto sociale altamente politicizzato, a una recente pubblica assemblea stracolma con la gente che si affollava fuori, sull’accorpamento dei piccoli comuni, hanno discusso fin oltre le otto di sera, economicamente ancora abbastanza ricco, dove i giovani vanno a scuola e vivono in un contesto ambientale gradevole, addirittura bello, senza le laceranti disperazioni delle metropoli.
Ovviamente però sono giovani inquieti, ribelli, alla ricerca di ideali e futuro, che almeno sul piano del voto hanno trovato nel M5S. Sul governo invece mi pare giusta la sua idea di mettere in campo un governo del cambiamento, seppure credo lei dovrebbe enunciare in modo più preciso e quantitativo gli elementi del programma che propone sia per la moralizzazione della vita pubblica e della politica, sia per le misure economico sociali. Altrimenti i suoi discorsi rischiano di essere percepiti come aria fritta.
Anche qui l’esempio varrebbe più di cento discorsi. Per esempio è oggi insostenibile qualunque discorso sui costi della politica che non cominci dall’abolizione hic et nunc del finanziamento pubblico dei partiti. Un gesto che il PD potrebbe fare subito, così qualificandosi già come partito del governo di cambiamento. Lo stesso può dirsi per la “riconversione ecologica”. Come può lei non capire che appaiono essere parole vuote, anzi una presa in giro, se in primis il PD non dice no, un no chiaro e grande, alla TAV in valsusa, un’opera delirante sotto tutti i punti di vista, ambientale economico politico, salvo immagino per i guadagni delle aziende appaltatrici, mi dicono la CMC, Cooperativa Muratori e Cementisti da Ravenna, con un passato glorioso e un presente di speculazioni e cementificazioni che gridano vendetta a Dio, o forse partecipa anche il CCC, Consorzio Cooperative Costruttori, non so, e tutte questo cooperative glielo impediscono?
Così come lei non può lavarsi le mani della vicenda del Monte Paschi, negando l’evidenza, cioè che il MPS, dalla sua gestione e dirigenza ai suoi impiegati, fosse strettamente intrecciato col, e facesse riferimentoal, PD senese e toscano, che non è proprio un bruscolo, altrimenti qualunque discorso sul controllo della finanza nazionale e internazionale diventa un vacuo chiacchericcio, di cui tutti ne hanno abbastanza. Così come tutti ne hanno abbastanza delle decisioni prese nelle oscure stanze del palazzo tramite colloqui privati tra una ristrettissima oligarchia. Adesso le dispute sui nomi che circolano, tra un retroscena giornalistico e un gossip di salotto, stanno dando una immagine miserevole del suo partito, il PD, che sembra nascondersi di fronte alle sue responsabilità, dilaniato da private ambizioni tanto quanto da inconfessabili avances politiche volte all’inciucio, come ormai coram populo si chiamano le “larghe intese”, in realtà intese ristrette al PDL.
Le chiedo, ma ci voleva tanto a indicare in modo pubblico di fronte al popolo italiano tre nomi, tra cui poi scegliere nel modo più largo possibile? Cos’è questo maleodorante accavallarsi di nomi fatti la mattina che si è incontrato Berlusconi in tete a tete, smentiti la sera quando Renzi s’incazza, riconfermati ma non tutti tra un caffè e l’altro quando Rosy Bindi alza la voce e via sproloquiando? Si rende conto dello spettacolo che state dando? Son quaranta e passa giorni dalle elezioni e voi non siete stati capaci di sortire tre nomi? Mi vien da dire: cosa fate tutto il giorno? Soltanto colloqui di corridoio e pettegolezzi? Guardi glieli dico io tre nomi possibili, per il PD intendo, e non mi prenda per presuntuoso, stanno sulla bocca di tutti e nelle scommesse.
Non in ordine di gerarchia. Massimo D’Alema: ha esperienza internazionale, ministro degli esteri, e di governo, presidente del consiglio, nonchè esperienza di servizi segreti e di questioni istituzionali, copasir e bicamerale; inoltre da vent’anni è ostinatamente convinto che il governo delle larghe intese, cioè col PDL, sia la strada per avviare a soluzione la crisi politica italiana, e per questo Berlusconi potrebbe non essergli ostile, senza dimenticare che D’Alema non è mai stato un giustizialista; inoltre rappresenta una forte corrente d’opinione nel PD, e ha una sua coerenza politica non disprezzabile seppur sempre perdente; infine egli possiede quella che l’elefantino ha chiamato “ la magnifica arte sicaria”, insomma è un maestro degli intrighi di corte, che può sempre venir utile nei tempi torbidi in cui viviamo. Romano Prodi: un cattolico democratico con venature dossettiane, che sarebbe certamente benvoluto dal nuovo papa, cresciuto alla scuola di Beniamino Andreatta, un testa tra le più fini della DC inventore della strategia morotea delle convergenze parallele; uomo con esperienza europea alla testa della commissione esecutiva, e internazionale dalla Cina all’Africa; economista e manager di alto livello avendo a lungo veleggiato nelle acque della grande industria pubblica, in tempi di crisi economica benvenuto; inventore dell’Ulivo, l’unica innovazione politica a sinistra negli ultimi decenni, e tra i fondatori del PD; due volte presidente del consiglio battendo in campo aperto Berlusconi, non quello vecchio e inquinato dai molti scandali di oggi, ma quello pimpante di Forza Italia, per questo sommamente inviso al PDL, macchisenefrega direbbe un leader del PD; infine Romano Prodi sarebbe ben visto dal M5S, il che non guasta anzi è un bene. Da ultimo Gustavo Zagrebelsky, gia Presidente della Consulta uomo di diritto e dei diritti, garante certo della Costituzione, teoreticamente nel solco della Rivoluzione Liberale di Gobetti, non sospettabile di alcunchè, nè servile encomio nè arrivismo personale, in qualche modo un uomo che viene da quella fondamentale esperienza che fu Giustizia e Libertà prima, il Partito d’Azione poi, odiato dall’elefantino e dall’entourage berlusconiano, stimato e amato da molti semplici cittadini, colto e limpido. Sarebbe veramente la persona adatta a guidare un processo costituente una nuova Repubblica del rinascimento italiano; probabilmente un nome minoritario nel suo partito caro Bersani, ma segno di una reale apertura.
E trascuro persone degnissime come Stefano Rodotà e/o Barbara Spinelli di sinistra, oppure anche Anna Maria Cancellieri non di sinistra, ma sicuramente democratica, a Bologna l’abbiamo conosciuta come commissario dopo la pessima figura del sindaco Del Bono, ahimè, a proposito del PD. Comunque indichi poi chi vuole, ma lo faccia subito caro Bersani, e in modo pubblico, al di fuori delle segrete stanze e oscure del potere, sottoponendosi al giudizio dei cittadini e dell’opinione. Altrimenti non solo lei perderà la stima politica di molti concittadini già pencolanti, e se della stima nulla gliene cale, pensi alle migliaia di voti che questa diplomazia dei corridoi le costa ogni giorno.
Continuando così, il PD si ridurrà ancora di parecchio, potrebbe arrivare alle dimensioni del PSI di Craxi, forse meno, se non crollare frantumandosi in una diaspora di fratelli coltelli. E non sarebbe probabilmente una cosa buona, così come non fu cosa buona l’annichilimento dei socialisti. Sulle cui ceneri vent’anni fa sorse, non dimentichiamolo, il cavaliere con l’attuale destra dell’egoismo sociale, nonchè inquinante corruzione macroscopica al seguito.
PS. L’elefantino è lo pseudonimo in disegno con cui Giuliano Ferrara, direttore del Foglio quotidiano, sigla i suoi editoriali.
I disegni per questo intervento sono stati tratti dalla rivista Napoli Monitor (www.napolimonitor.it)
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