Bruno Giorgini: 27 ottobre 2017. Nasce la Repubblica di Catalogna

| 28 Ottobre 2017 | Comments (0)

 

 

 

La Comune di Parigi:“Una società che esercita collegialmente il potere in modo tale che tutti siano tenuti a obbedire a sé stessi, senza che nessuno sia costretto a obbedire a un proprio simile”(Spinoza), durò cinquantadue giorni.

Quanto durerà la Comune di Barcellona non è dato sapere e neppure prevedere. Per ora le piazze e le strade sono zeppe di gente festante, mentre le autorità di Madrid attivano l’articolo 155 della Costituzione che permette di destituire le autorità catalane e di commissariare la regione autonoma, indicendo elezioni politiche per il 21 Dicembre. In diretta TV assistiamo a un fenomeno con pochi precedenti, forse nessuno: la nascita di una Repubblica largamente fondata sull’autorganizzazione dal basso, nella società civile. Certo poi esistono i partiti indipendentisti, però l’immagine di questo popolo prima militante poi festante fa premio sulla politica partitica, è di quelle che marcano, destinata a restare nella storia d’Europa . Quando il governo centrale madrileno decretò che il referendum non s’aveva da fare una larga parte della società si mise disciplinatamente in fila per mettere la scheda nell’urna; schede, urne, elettori sottoposti alla caccia e ai pestaggi della polizia madrilena. Caccia che portò a poco meno di mille feriti, senza che nessun cittadino reagisse a questa violenza della guardia civil, che, giova ricordarlo, ha ancora nel suo stemma il fascio littorio simbolo franchista.

Così come la Costituzione del 1978 frutto non di un’Assemblea Costituente liberamente eletta alla bisogna ma di un compromesso tra franchisti , da qualche puro e duro fino all’ultimo seduto al capezzale di Franco ai molti fiancheggiatori della dittatura, e antifranchisti tornati dall’esilio, quindi zoppicante con qua e là sparso appunto più di un fascio littorio. Da qui nasce anche la scelta monarchica dei Borboni, garanti della destra peggiore per cui nessuno stupore al discorso poliziesco e tutto repressivo che Felipe VI ha recentemente pronunciato contro le istanze catalane. Quindi i continui richiami di Rajoy, il premier di un governo minoritario che si regge solo sull’acquiescenza dei socialisti, alla Costituzione quanto a democrazia e stato di diritto lasciano largamente il tempo che trovano. Anzi proprio qui sta il punto, ben più che sulla questione della secessione. L’indipendenza rivendicata non è un rigurgito di nazionalismo catalano simil etnico, ma esattamente il suo opposto, cioè essenzialmente una istanza di democrazia e libertà, desiderio di una società aperta e libertaria. Ecco il nodo indigeribile per l’astablishment spagnolo castigliano figlio del compromesso di cui sopra: la costituzione di una Repubblica.

E’ la Repubblica, questa parola e simbolo, che rappresenta l’ipotesi rivoluzionaria rispetto all’attuale assetto, quindi da scancellare nella geografia politica spagnola attuale. La Repubblica carica di un portato storico antifranchista e di libertà, che tutti ricordano appunto quella antica Repubblica liberamente eletta nel 1931 e abbattuta nel 1939 dalla secessione armata guidata da Franco, con l’aiuto dell’Italia di Mussolini e della Germania di Hitler, dopo una crudelissima guerra civile vinta dai fascisti, sterminando gli antifascisti. Allo stato attuale dell’arte non è facile dire come si svilupperà il conflitto, e quale nonchè quanto uso della forza lo stato centrale impegnerà per ricondurre la situazione all’ordine di sua maestà re Felipe, e quindi nell’alveo del vecchio compromesso che dicevamo. E neppure come reagiranno le masse in piazza. Tutti hanno in mente e negli occhi la guerra ferocissima nella ex-jugoslavia, scoppiata dopo il riconoscimento da parte della Germania della Slovenia che si era separata unilateralmente dalla Jugoslavia, e nessuno vuole –spero e credo – che la storia si ripeta. Anche per questo, oltrechè per opportunismo e insipienza, la UE si è affrettata in tutte le sue istanze a ripetere quasi ogni ora che l’unico stato esistente membro dell’Unione è la Spagna, col suo Re e il suo Rajoy, reazionario corrotto.

Però comunque vada il problema è ormai posto in modo ineludibile, ovvero a dire come si concilia il diritto dei popoli all’autodeterminazione con la conservazione degli stati nella loro attuale configurazione, nonché con la UE che su questi stati s’appoggia. Già oggi l’Europa degli stati barcolla assai, percorsa da più linee di frattura che s’allargano man mano; fenomeni come quello catalano rischiando di schiantarla, la portano a rincagnarsi dietro i muri che fioriscono come funghi, muri materiali, burocratici, ideologici, politici, sociali, economici, culturali e chi più ha mattoni più ne alzi. La sola soluzione forse sarebbe l’avvio finalmente di un’Europa federale dei popoli, prendendo atto che le nazioni statuali sono spesso composte da più popoli, in Spagna i baschi e i catalani, in Francia i bretoni e i corsi, in Italia i sardi e i siciliani, eccetera. Ma si tratta di una via del tutto improbabile in tempi medi, a meno che la situazione non precipiti fino a renderla la sola Europa possibile, ovvero sulle soglie della guerra da una parte, della Federazione o Confederazione d’Europa dall’altra.

Category: Osservatorio Europa, Politica

About Bruno Giorgini: Bruno Giorgini è attualmente ricercatore senior associato all'INFN (Iatitutp Nazionale di Fisica Nucleare) e direttore resposnsabile di Radio Popolare di Milano in precedenza ha studiato i buchi neri,le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ha praticato molti stravizi rivoluzionari, ha scritto per Lotta Continua quotidiano e parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città. I due arcobaleni - viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro - Aracne è il suo ultimo libro.

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