Alessandra Mecozzi: Osservatorio palestinese. Una escalation di pulizia etnica

| 9 Maggio 2021 | Comments (0)
                                                        Attacchi di Israele contro bambini palestinesi
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Dal sito di Alessandra Mecozzi Giustizia è libertà difondiamo il testo di Zvi Schuldiner del 9 maggio 2021 (Il Manifesto) 
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La spoliazione per legge (con Israele che ripete «abbiamo un nostro sistema legale e la Corte internazionale di giustizia non deve intervenire») andrà avanti e altri palestinesi saranno da annoverarsi fra le vittime dirette dell’occupazione. A Gerusalemme gli scontri tra polizia e palestinesi sono andati avanti fino a mezzanotte di venerdì, non solo nel quartiere di Sheikh Jarrah ma anche sulla spianata della moschea di al-Aqsa. E laprotesta è continuata nella notte e ieri. La polizia israeliana, entrata anche nella moschea, parla di 17 agenti feriti negli scontri; fonti palestinesi riferiscono di 205 feriti fra i manifestanti, 88 dei quali hanno dovuto essere ricoverati inospedale.
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L’irruzione della polizia israeliana nella moschea ha scatenato forti reazioni da parte dei paesi arabi Giordania, Qatar e altri -, e ha sollevato preoccupazioni anche a Washington e nelle capitali europee,che hanno chiesto moderazione a entrambe le parti. Le manifestazioni a Sheikh Jarrah sono significative perché l’espulsione «legale» di decine di famiglie palestinesi dalle case nelle qualihanno vissuto per decenni è la concretizzazione brutale dell’apartheid a Gerusalemme. E anchel’ingresso della polizia nella moschea, la mobilitazione dei circoli islamici e l’eco della vicenda aGaza evidenziano il carattere esplosivo della situazione.Il presidente palestinese Abu Mazen, circondato da una leadership problematica e in parte corrotta,non pensava di essere così impopolare e ha «scoperto» che se andasse alle elezioni le perderebbe a favore di Hamas o di esponenti dell’opposizione.
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Abu Mazen attribuisce a Israele la colpa dellanecessità di rinviare l’appuntamento elettorale.Nel sud di Israele la tensione è già enorme. Hamas e Jihad islamica minacciano di riprendere illancio di missili se Israele continua con l’ebraicizzazione di Gerusalemme. Egitto, Qatar e altri paesi cercano di neutralizzare le minacce. Nel frattempo i palestinesi lanciano palloncini incendiari, a mo’di avvertimento.
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Lunedì Israele celebrerà la giornata di Gerusalemme. In una città divisa da un muro invisibile mamolto reale, gli ultranazionalisti festeggeranno e l’estrema destra riprenderà le sue classiche manifestazioni. Come negli anni passati, la polizia non si impegnerà troppo per fermare gli estremisti che ripeteranno «morte agli arabi» e altri slogan, attaccando i palestinesi, ritenuti invariabilmente «sospetti».
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Ma che cosa succede a Sheikh Jarrah? Con il conflitto del 1948, guerra di liberazione per gli israeliani e Nakba (catastrofe) per i palestinesi, Gerusalemme venne divisa. Di lì a poco, vennevarata una delle prime – problematiche leggi, quella sulle proprietà degli assenti, che conferiva a un’amministrazione il compito di gestire le proprietà in questione per un determinato periodo, allafine del quale sarebbe avvenuta la restituzione ai proprietari legali. Nel 1953, la leggesull’espropriazione delle terre ribadì la condizione; i principali interessati (danneggiati) erano ipalestinesi, presenti o assenti. Specialmente in tre quartieri di Gerusalemme, Talbia, Bakaa e Katamon, si concentrano le proprietàlasciate dai palestinesi, in particolare dall’élite cristiana, al momento della fuga o dellespulsione.Vicino alla residenza del presidente israeliano si trova la sontuosa villa dei Salameh. Questa famiglia palestinese greco-ortodossa, fra le più ricche del paese, fuggì all’inizio del 1948 ma affittò la villa al consolato belga che vi risiede tuttora.
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Il resto dei beni palestinesi passava nelle manidell’amministrazione delle proprietà degli assenti, che man mano trasferiva case e palazzi agliisraeliani. Inizialmente alcuni edifici venivano assegnati a famiglie israeliane che vivevano in modomolto modesto, ricevendo una o due stanze. Ma alla fine i poveri venivano cacciati e sontuoseresidenze passavano in mani private. Nessun palestinese oggi può rivendicare una proprietà confiscata.A Gerusalemme Est, sono i giordani a rilevare le proprietà degli ebrei fuggiti, e ad affittarle apalestinesi. Dopo il 1967 si consente la restituzione degli immobili ai proprietari israeliani, ebrei.Diverse organizzazioni di estrema destra iniziano un lento lavoro di recupero dei beni, perl’ebraicizzazione di Gerusalemme.
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Le famiglie palestinesi, ricche o povere, cominciano a perdere le case in cui hanno vissuto per decenni a Sheik Jarrah, Silwan e altri quartieri.Appoggiati da progressisti israeliani, i palestinesi hanno lottato a lungo invano nei tribunali. Adessol’estrema destra è l’alleata dei coloni che hanno occupato gli edifici. Gli scontri saranno inevitabili.
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La spoliazione per legge (con Israele che ripete «abbiamo un nostro sistema legale e la Corte internazionale di giustizia non deve intervenire») andrà avanti e altri palestinesi saranno daannoverarsi fra le vittime dirette dell’occupazione. Netanyahu o il suo possibile successore dovrannoaffrontare una situazione di caos, fomentata non solo dagli estremisti di destra. Ecco all’opera ilsistema legale dell’occupazione. Eventuali cambiamenti di governo non saranno una rispostasufficiente per contrastare l’operato di elementi razzisti e parafascisti, che lentamente mainesorabilmente continuano la loro guerra contro la presenza palestinese. Nella città nella quale ilgoverno israeliano domani celebra il «giorno di Gerusalemme». E in tutto il Paese.

Category: Osservatorio Palestina, Politica

About Alessandra Mecozzi: Alessandra Mecozzi Nata a Roma il 14 novembre 1945. Né marito né figli. Ho due sorelle, un fratello e un mucchio di nipoti, madre novantunenne. Liceo Tasso e Università La Sapienza di Roma. Laureata nel 1970 con una tesi sulla Cgil. All’Università ho conosciuto la politica e il movimento studentesco, incontrato per la prima volta il sindacato. Non iscritta a nessun partito, dopo 2 anni di FGCI. Dalla fine del 1970 alla Fiom nazionale. Dal 1974 al 1990 alla FLM prima, poi alla FIOM di Torino/Piemonte. Nel 1975, con il gruppo dell’Intercategoriale donne cgil cisl uil di Torino, conosco e pratico il femminismo, nel sindacato e alla casa delle donne. 1983: primo convegno internazionale su donne e lavoro “Produrre e riprodurre”; 1987 : costruiamo Sindacato Donna nella CGIL. La politica per la pace, la incontro a Gerusalemme e nei territori palestinesi occupati, nel 1988, con donne italiane, palestinesi e israeliane (“Donne a Gerusalemme”, Rosenberg&Sellier), dopo una breve esperienza nei campi profughi palestinesi in Libano, in seguito a un appello di Elisabetta Donini. Nel 1989, eletta nella Segreteria Nazionale della Fiom, torno a Roma. Dal 1996, responsabile dell’Ufficio internazionale e, successivamente, anche della rivista della fiom Notizie Internazionali. Contribuisco alla nascita di “Action for Peace” (2001) un progetto di molte associazioni, per la presenza di missioni civili in Palestina/Israele; dal 2002 nel Coordinamento Europeo per la Palestina (ECCP). Partecipo dal 2001 - Genoa Social Forum - al processo del Forum sociale mondiale e del Forum sociale europeo. Dal 2012, “libera dal lavoro”, sono volontaria con “Libera” per l'area medio oriente e maghreb-mashreq e presidente della associazione “Cultura è Libertà, una campagna per la Palestina”.

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