Raffaele Deidda: Barbaricini criminali per nascita

| 2 Febbraio 2016 | Comments (0)
Su segnalazione di Carla Caprioli diffondiamo questo articolo da  sardegnasoprattutto.com del 2 febbraio 2016

 

All’inaugurazione dell’anno giudiziario il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Cagliari, con riferimento agli assalti ai portavalori, ha dichiarato: “E’ agevole la considerazione che nella esecuzione di questi delitti si sia principalmente trasfuso l’istinto predatorio (tipico della mentalità barbaricina) che stava alla base dei sequestri di persona a scopo di estorsione, crimine che sembrerebbe ormai scomparso”.

In Sardegna si è visto e sentito di tutto. Difficile dimenticare l’ex presidente della Regione Cappellacci che parlando con l’imprenditore toscano Riccardo Fusi presentatogli da Denis Verdini e che sarebbe dovuto arrivare in Sardegna a “prendere le aragoste” disse: “Ho la consapevolezza del vero grande limite della Sardegna: noi sardi”. Ora é il turno del Procuratore Roberto Saieva, siciliano, dal 2009 in Sardegna.

Il riferimento ad un “istinto predatorio tipico della mentalità barbaricina” richiama fatalmente il concetto lombrosiano del criminale per nascita, cioè di persona dotata di anomalie e atavismi che sono causa di comportamenti socialmente devianti. Per Cesare Lombroso, infatti, l’inclinazione al crimine era generata da una patologia ereditaria. Le teorie lombrosiane sono oggi, però, destituite di ogni fondamento e considerate pseudoscientifiche, avendo la scienza moderna dimostrato che il comportamento è primariamente determinato dalle esperienze cognitive dell’individuo.

Non è dato sapere perché il Procuratore abbia espresso valutazioni para-lombrosiane sui barbaricini a distanza di oltre un secolo dalla morte del criminologo veronese. E’ agevole invece considerare quanto quelle valutazioni appaiano generaliste e  infamanti verso gli abitanti di un intero territorio della Sardegna. Quella Barbagia che ha generato, fra l’altro, giuristi e illustri intellettuali. Fra questi l’orunese Antonio Pigliaru, padre dell’attuale presidente della Regione, considerato uno dei più importanti antropologi giuridici italiani e massimo studioso della Sardegna.

Non appare pertanto peregrina e nemmeno strumentale la richiesta da più parti avanzata al presidente Francesco Pigliaru di manifestare una chiara posizione “istituzionale” a nome della Regione Sardegna nei confronti di quella che si configura come una personale e non motivata ingiuria nei confronti di un territorio dell’isola. Ancora più inaccettabile in quanto proveniente da un alto magistrato chiamato a rappresentare “gli interessi della collettività e dello Stato”, da cui sono attesi chiarimenti e pubbliche scuse.

Pigliaru si faccia parte dirigente nel rivendicare il rispetto dei cittadini e delle istituzioni che rappresenta in qualità di presidente dei sardi. Non sorvoli e non rinvii perché, si è visto, il sonno della Regione può generare l’idea che i sardi siano atavicamente mostri.

 

Category: Osservatorio Sardegna, Storia della scienza e filosofia

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