Dimitris Argiropoulos: Il conflitto nella striscia di Gaza trasmette dolore

| 27 Agosto 2014 | Comments (0)

 

 

L’attuale conflitto che si consuma nella striscia di Gaza crea indignazione e imbarazzo, intralcia le domande e trasmette dolore.

Il pesante coinvolgimento, dei minori e degli infanti, il loro uso (anche dai mas media) sospende il respiro e brucia le articolazioni del pensiero, richiede un enorme sforzo per essere percepito e spiegato. Talvolta va ignorato, silenziato, oscurato poiché insostenibile dalla nostra esistenza. Intenzionalmente confinato nella normalità di un mondo impotente a pensare ai figli, propri e degli altri, di un mondo inesorabilmente cristallizzato ad una unica dimensione quella dell’esistente, dove si esilia il passato e si prende beffa del futuro.

L’estremo coinvolgimento di bambini e adolescenti da un mondo, Ego ed Etno centrico, che si sforza neutro, obbiettivo e immutabile e che si presenta come il migliore possibile. Un pesante ed estremo coinvolgimento di figli e figlie, vissuto nell’assurdo che lo ha generato.

Trovo legittimo ed è giusto interrogarsi su un attualità estrema che coinvolge pesantemente minori e infanti;

Non trovo imbarazzanti, sull’estremo e non solo, le domande imperfette. Le domande hanno bisogno di tempo per farci distinguere e capire le cose, per divenire pensiero. Non esistono domande illegittime e forse non possiamo dire la stessa cosa delle risposte;

Nutro e investo con importanza, le aspettative negli incontri fra persone, che si sforzano di capire e soprattutto negli incontri con chi a più strumenti di me. Per affrontare la mia ignoranza ho bisogno di leggere e di studiare attraverso le parole e i saperi di chi ha cose da dire e da indicare;

Ho letto Morin, Chomsky e Bauman e mi è stato di sostegno costruttivo, leggere che cosa sentivano e pensavano anche sull’attuale conflitto nella striscia di Gaza. Incontrare anche nella lettura l’altro e fare nascere una conversazione che trasforma l’indignazione in sapere e giustizia. Cercare una prospettiva di uscita (exodos) in un marasma che pretende schieramento;

Trovo legittimo fare i conti con la paura e trovo altrettanto legittimo di non fare paura. Io “non ho paura”…. E sono alla ricerca di una parola gentile, di quella gentilezza che allontana la presunzione di essere vittima, l’unica vittima. Di quella gentilezza che non trova luogo attorno (meta) a questo estremo conflitto. Di una gentilezza che spinge gli approcci e gli intendi di una comprensione che forse diventerà vicinanza;

Trovo assurdo insegnare educazione interculturale in Europa e proclamare due Stati per due Nazioni in Palestina;

Trovo assolutamente importante sapere come pensa, un sopravvissuto alla Shoah, la situazione a Gaza, ma sono assai convinto, che non posso pretendere una sua qualsiasi esternazione poiché riconosco unicità al male europeo conosciuto come Olocausto.

Trovo interessane, poter avere opinioni di una certa importanza. Superare l’opinione del cronista e districarsi in discorsi, che separano e uniscono appartenenze, somigliane e differenze.

Trovo importante lo sforzo di considerare l’offesa in ogni espressione che tocca l’altro. Come trovo importante di non cedere spontaneità solo per affrontare in offesa che tutto sommato può sempre trasformarsi in qualcosa che rafforza le relazioni senza rimanere inesorabilmente un insulto. Trovo importante pensare i significati dell’offesa che ci potrebbero aiutare ad organizzare la relazione.

Trovo disumano il ricatto. Ogni ricatto. Trovo senso nel disubbidire ogni pretesa e organizzata costrizione. Trovo disumano obbligare ai “certificati di buona condotta”, è disumana la violenza dell’uniformità.

Trovo estremamente violento non sforzarsi di distinguere, di non distinguere la persona/individuo dalla sua (presunta) appartenenza. Attribuire responsabilità al singolo per le scelte dello Stato e/o dell’Istituzione dell’appartenenza è violenza.

Trovo molto banale cercare la “normalità” al conflitto di Gaza. Mi infastidisce la perdita delle Memorie, della Storia e della Sofia. Mi disturba, la futilità e la fretta, di non ritrovare senso in quella dimensione che accompagna le parti in conflitto e che è parte preciso, comune nonché quotidiano, che è logos e luogo di incontro: salom / salam.

 

Category: Osservatorio Palestina

About Dimitris Argiropoulos: Dimitris Argiropoulos è docente di Pedagogia all’Università di Bologna, città dove vive e lavora a partire dagli anni ’80. Educatore, si occupa di pedagogia della marginalità e delle emergenze e di pedagogia speciale. È particolarmente interessato ai contesti della marginalità estrema relativamente alle migrazioni, alla profuganza e alle minoranze etniche. Ha condotto ricerche riguardanti le condizioni di vita e la riduzione della partecipazione e delle attività dei rom in situazione residenziali di campi “nomadi” e ha indagato il rapporto tra immigrazione e disabilità. Attivista e membro della Fondazione Romanì, ne coordina il Comitato Scientifico, ed è coinvolto in attività di cooperazione educativa internazionale. Si occupa di schiavizzazione e traffico di esseri umani e si interessa della formazione degli Educatori di Strada.

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