Se ventimila copie vi sembran poche
Avrei voluto raccontare dei bambini marsigliesi meravigliosi che riempiono le spiagge, vengono dai quartieri più popolari e poveri con genitori, nonni zie e grandi picnic. Oppure gli operai di fralib, una fabbrica qua intorno che occupano da mesi, dove arrivano gli inviati del governo socialista in mensa per cercare la strada di una possibile autogestione con l’aiuto dello stato. Mentre invece il vecchio Peugeot, il patriarca della famiglia dell’auto, una delle più potenti di Francia come da noi gli Agnelli, è infuriato perchè Hollande lo ha chiamato “mentitore e simulatore”, in merito agli ottomila licenziamenti che l’azienda ha in programma, e il governo non ha fatto una piega, vuoi vedere che anche i capitalisti mentono pur di far soldi? O dell’Europa che è stata un fattore di pace e dove oggi la troika, le banche, i governi di destra, i mercanti, esercitano una violenza sociale devastante, un’Europa che può essere difesa solo cambiandola in profondità, e perchè la Francia sia il solo stato governato dalla sinistra, mentre in Italia sembra non esserci via d’uscita, nè a destra, nauseabonda, nè al centro, inesistente, e neppure a sinistra che non c’è, l‘Italia paese dei partiti indegni senza autorità politica, e dei tecnici, incompetenti per un verso, macchiette autoritarie della politica per l’altro, tacendo per carità di patria su Napolitano. Invece mi arriva la lettera di Melika che scrive: ciao Bruno,ho appreso con sconcerto e profondo dolore che E-ilmensile chiude le pubblicazioni, sia cartacee che on-line. La notizia mi ha molto rattristata, non solo per la chiusura in sè, ma anche per il fallimento di un progetto bellissimo che in questo breve periodo mi ha dato tanto. Senza questo giornale (…)Non avrei mai saputo che l’unica birra che bevo e mi piace, della “Vecchia Orsa” sia fatta da persone speciali, con un progetto importante, e non avrei lottato dopo il terremoto per aiutarli a rimettersi in piedi, letteralmente. Ti scrivo questo perchè spero tu possa girarla all’editore, per fargli capire che le guerre non si vincono solo con gli ospedali ma anche trasmettendo la cultura di pace. 20.000 lettori sono pochi, ma credo che tutti sarebbero disposti a fare una donazione per tenere aperto il loro giornale, e che andarsene così senza nemmeno provarci con sottoscrizioni, manifestazioni, numeri ad un costo speciale, ecc. sia fare un torto ai tanti che amano la rivista e che mai avrebbero voluto vederla chiudere. Un abbraccio.
Ora io non posso modificare le decisioni dell’editore, però credo che Melika abbia interamente ragione salvo in un punto: ventimila copie vendute, il che significa almeno il doppio dei lettori, non sono poche, in Italia oggi per un mensile come E- il mensile, tantomeno sono pochi trentamila sostenitori su facebook. Quando qualcuno mi propose di collaborare scrivendo, non intesi il progetto come un’appendice ideologica e/o politica di una organizzazione come Emergency, che si dedica a curare le ferite e preservare la vita, perchè creare un giornale è fare nascere una forma di vita. Un giornale è nella sua essenza una forma di vita, per di più intelligente, per questo tutti sono così tristi quando un giornale chiude, perchè la chiusura significa la morte di una forma di vita, un lutto. Quindi mi parve che fosse inscritto nel DNA di Emergency editare un giornale di pace, una forma di vita di pace per la salvezza di altre forme di vita, iniettando intelligenza contro le epidemie di stupidità e violenza dilaganti. Ma se così è, allora quando si fa nascere una nuova forma di vita sub specie di un giornale, bisogna prepararsi a difenderla con le unghie e coi denti. Nè si può prendersela col mercato, perchè i mercanti, il mercato è una ipostasi, i mercanti dicevo di armi di petrolio di speculazione inevitabilemente hanno in odio un giornale come E-il mensile, è il loro mestiere distruggere le forme di vita in nome del profitto e del potere. Il nostro è difenderle, al meglio. Con tutta la determinazione e durezza necessarie.
da E-ilmensile online di Emergency
Category: Movimenti, Osservatorio internazionale