Manifestazioni per il rilascio delle studentesse nigeriane rapite
Non possiamo rimanere a guardare di fronte ad una simile violenza. L’indignazione non basta, bisogna far pressione affinchè un fronte Internazionale piu esteso possibile coordinii un’azione che riporti a casa le ragazze rapite.
Il rapimento collettivo compiuto dal gruppo terroristico di Boko Haram è una sfida lanciata al mondo, contro l’istruzione e l’accesso delle donne alla cultura. I terroristi hanno strappato le ragazze dalla scuola, vogliono ridurle in schiavitù e costringerle a matrimoni forzati e precoci.
Dobbiamo tenere alta l’attenzione e costringere la politica e la diplomazia ad intervenire concretamente. Ed è per questo che manifestiamo SABATO 17 MAGGIO ALLE ORE 15 IN PIAZZA SAN FRANCESCO. Associazione Nigeriana in Italia, Associazione Nigeriana di Bologna e provincia
“Le venderò come vuole Allah”. Intanto, il leader del gruppo islamista, Abubakar Shekau ha detto che le studentesse rapite in nigeria saranno ridotte in schiavitù, vendute e date in moglie. “Ho rapito le vostre ragazze – ha annunciato – e le venderò al mercato, come vuole Allah”, rivendicando il sequestro (sebbene non ce ne fosse bisogno) in un video lungo 57 minuti, nel quale fa riferimento al rapimento delle 276 studentesse dal dormitorio della loro scuola a chibok, nel nord del paese nella notte fra il 14 e il 15 aprile scorso. Cinquantatre ragazze sono poi riuscite a fuggire, mentre altre 223 restano nelle mani dei miliziani.
Cedute per poche decine di dollari sui mercati africani. Secondo alcune informazioni non confermate alcune delle ragazze sono state già vendute per poche decine di dollari al mercato delle mogli, al confine tra Ciad, Nigeria e Camerun. Da giorni, in Nigeria si ripetono manifestazioni per chiedere al governo di intervenire in modo più efficace nella situazione. Il presidente Goodluck Jonathan ha annunciato ieri di aver rivolto un appello a diversi leader internazionali, fra questi anche Barack Obama, per ricevere aiuti per le ricerche delle ragazze.
Le denunce di indifferenza al governo. Le 233 studentesse sarebbero dunque ora fuori dalla Nigeria, in vendita sui mercati di esseri umani africani oppure costrette ad andare in sposa agli uomini di Boko Haram. I genitori delle ragazze sequestrate continuano a denunciare l’inerzia e l’inefficacia delle autorità di governio, rispetto a questa situazione. Tuttavia, i sussulti di protesta non si sono fatti attendere. Diverse centinaia di donne hanno data vita a manifestazioni davanti al Parlamento, nella capitale Abuja, accusando il governo di immobilità. La marcia di protesta ha avuto origine dall’organizzazione Donne per la Pace e la Giustizia.
Hanno da 12 a 17 anni. Il rapimento di massa di ragazzine dai 12 ai 17 anni, è avvenuto in piena notte, tra il 14 e il 15 aprile scorso, nella una scuola di Chibok, nello stato del Borno. Un fatto che ha turbato profondamente la popolazione, perché dall’inizio dei sanguinosi rigurgiti degli integralisti di Boko Haram, cominciati dal nord della Nigeria, hanno provocato già migliaia di morti nell’arco degli ultimi in cinque anni. La fresponsabilità maggiore, ancora una volta, è comunque attribuita al governo di Abuja che appare, stando alle valutazioni degli osservatori internazionali, quanto meno indifferente (qualcuno azzarda anche l’aggettivo “complice”) della spavalderia mostrata dal gruppo islamico nel tener sotto scacco l’intera nazione,. caratterizzata da un’economia in vistosa crescita e ricca grazie al petrolio, ma per tanto tempo bloccata da una instabilità politica congenita, dalla diffusa corruzione e dall’assenza di politiche strategiche e macroeconomiche.
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