Luigi Manconi: Pestaggi a S. Maria Capua Vetere. Il carcere va riformato radicalmente
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Diffondiamo da www.asknews.it del 30 giugno 2021
Alcuni di loro denunciano, lo fanno i loro garanti e alcune associazioni. E alle immagini delle telecamere di sorveglianza, pubblicate in esclusiva dal quotidiano ‘Domani’, che riprendono quelle violenze, c’è poco da aggiungere. Tanto che la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, parla di ‘tradimento della Costituzione’
Ma dietro quelle violenze c’è qualcosa che non si risolve in un ‘caso’, lo spiega ad askanews il professore Luigi Manconi, fondatore e presidente di A Buon Diritto onlus. ‘Le parole del ministro mi sembrano quanto mai opportune ma non esauriscono il problema. Purtroppo il suo augurio che siano fatti isolati è già stato smentiro dai fatti: nel febbraio scorso il tribunale di Firenze ha condannato, in primo grado, 10 poliziotti penitenziari per atti di tortura nei confronti di detenuti. E ricordo un dato impressionante: tra luglio 2019 e quel 6 aprile del 2020 a Santa Maria Capua Vetere si sono registrate 9 indagini della magistratura su altrettante vicende di violenze e maltrattamenti avvenuti in carcere, in nove mesi 9 indagini’. Quindi ‘se da un lato è ovvio che la responsabilità penale è personale, ed è ovvio che non si tratta in alcun modo, e sottolineo in alcun modo, di criminalizzare un intero corpo di polizia, è altrettanto vero che non si può parlare di poche mele marce. Indubitabilmente ci sono tendenze alla sopraffazione nei confronti dei detenuti, ci sono tendenze all’esercizio di punizioni illegali che non possono farsi risalire a poche mele marce. Questo è il primo dato, ce n’è un altro persino più inquietante: come ormai tutti sappiamo il 6 aprile 2020 accade quella che il gip definisce ‘orribile mattanza’, ma a ottobre dello stesso anno, sei mesi dopo, rispondendo alla Camera ad una interrogazione del deputato Riccardo Magi il ministero della giustizia – tramite il sottosegretario Vittorio Ferraresi Ndr -afferma che il 6 aprile c’è stata ‘una doverosa azione di rispristino dell’ordine e dell’agibilità’. Quello che un gip definisce mattanza, per il ministero – allora guidato da Alfonso Bonafede – è (con una formula tra l’altro priva di senso) un ‘ripristino dell’ordine e dell’agibilità”.
‘Io sono stato sottosegretario alla giustizia con delega alla carceri tanti anni fa ( secondo governo Prodi Ndr ) e a me sembra incredibile che quell’azione di ‘rispristino dell’ordine e dell’agibilità’ sia avvenuta senza che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria a Roma venisse in qualche modo informato’, spiega il professore, ricordando che ‘quell’operazione vide coinvolti due comandanti della polizia penitenziaria e il provveditore regionale. Nel linguaggio dell’amministrazione il provveditore è il responsabile di tutte le carceri della Campania, che infatti è stato interdetto. E’ molto difficile credere che questa operazione sia avvenuta senza che qualcuno avvertisse Roma’.‘Io ho una grande fiducia nella ministra della Giustizia Cartabia – è non è una fiducia astratta, perché ha sempre detto e fatto cose sagge – che anche in questo caso procederà come richiesto da una situazione che è drammatica’.
In Italia ‘c’è una mentalità regressiva, arretrata. Adesso nelle proposte di riforma c’è un più ampio ricorso alla pena pecuniaria – in Germania ad esempio è molto usata – questo è giusto. Qualunque sanzione diversa dalla cella chiusa va sperimentata, la cella va riservata solo ed esclusivamente ai detenuti socialmente pericolosi, che secondo la stessa amministrazione penitenziaria sono il 10% della popolazione carceraria (stima del Dap)’.
Forse un esercizio di immedesimazione può aiutare: che penseremmo se un italiano venisse messo in carcere in un Paese straniero solo perché non ha i documenti in regola? Cosa che è successa ( in minima parte e per minimo tempo) questa primavera nell’era Brexit con alcuni italiani alla frontiera di Londra, arrestati, portati nel carcere di Heathrow ed espulsi. E con la dovuta reazione-indignazione dell’Italia e dell’Ue.‘Oggi – incalza Manconi pur sapendo l’effetto che fanno le sue parole – bisognerebbe avere il coraggio, ma la classe politica questo coraggio non ce l’ha, di approvare un’amnistia e un indulto per ridurre drasticamente la popolazione detenuta, il numero dei processi, delle cause pendenti e poi ripartire da zero, con una riforma che elabori un ventaglio di sanzioni e pene alternative alla cella chiusa, dai lavori socialmente utili, alla giustizia riparativa, dalle pene pecuniarie alle attività di risarcimento e – ripeto – usare il carcere come solo come estrema ratio e solo nei confronti dei detenuti che siano comprovatamente socialmente pericolosi. Si continua ancora a pensare che la pena deve essere il carcere, oppure non è una pena. Questa è una scemenza’.Ma la cella chiusa non garantisce più sicurezza? Altro errore: ‘Parlano i dati. I cittadini italiani dovrebbero sapere che coloro che hanno scontato interamente la pena in carcere tornano a delinquere nel 69% dei casi e coloro che invece scontano la pena in misura alternativa tornano a delinquere nel 2-3% dei casi. Se i cittadini realizzassero questa verità statistica già dovrebbe cambiare radicalmente l’atteggiamento nei confronti del carcere. Eppure questo dato o viene ignorato o nascosto, oppure i numeri risultano in fondo troppo asettici, sembrano incapaci di soddisfare una voglia di vendetta che circola nel corpo sociale’. (Di Giovanna Turpini).
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