Jean-Pierre Sorou Piessou: Vicini alle donne indiane vittime di violenza

| 5 Gennaio 2013 | Comments (0)

 

 

 

Pubblicato il 4 gennaio 2013 su www.slysajah.com con il titolo:  Vicini alle donne indiane vittime di violenze con la voce della scrittrice Arundhati Roy: “Se perdi i tuoi sogni, perderai la testa”


La violenza contro le donne nel mondo e in particolare modo in Italia dove le vittime  donne (uccise da coloro che dicevano di amare) nel 2012 erano piu’ di 120 e in India dove ogni minuto si conta una vittima donna stuprata, violentata e vituperata è la misura della degradazione della nostra umanità. Il volto autentico dell’Esistenza è femminile.  Il sottoscritto che vi scrive queste righe proviene da una famiglia matriarcale dove giocano il ruolo di primo piano nelle scelte decisionali le donne. Le mogli e le zie. Sono loro ad avere l’ultima parola in ogni scelta determinante. Tanto che da noi si dice che dove soffre, piange e muore una donna, soffre, piange e muore la Vita. La speranza.

La Natura, la Terra, la Sostanza esistenziale che noi chiamiamo in Africa taluni chiamano Ubuntu e altri Ayé ricopre un volto tipicamente femminile. Cioè è femmina. Pertanto la figura della donna come essere, single, sola, coniugata, amica, sorella, moglie, compagna, amante, giovane, anziana, ammalata e sana, triste, gioiosa, complicata, semplice, straordinaria, normale, brutta, bella ( secondo i punti di vista), ricca,  povera l’autentica reincarnazione della realtà della Natura-Esistenza. Ed è in questo senso che è bene sapere che quando ci si lascia avvolgere dal fascino, dalla bellezza e dal mistero di una donna in quanto donna e non oggetto di desiderio istantaneo, ci si abbandona in maniera completa all’Esistenza di cui facciamo semplicemente parte e di cui apparteniamo fin dal primo vagito sino all’ultimo respiro.

Le imponenti manifestazioni contro la violenza nei confronti delle donne in India stanno a significare la presenza del maledetto virus “biofago”l, cioè che si autconsuma. Personalmente fatico a trovare parole per esprimere la mia indignazione contro questo scempio nei confronti delle donne. Nell’intervista di due giorni fa su Rainews 24 alla scrittrice indiana, autrice di il dio delle piccole cose (1997) Arundhati Roy, sul perché di una tale efferatezza degli uomini contro le donne in India. Lei rispose dicendo che il sistema delle caste in India, da quella dei bramini e quella degli intoccabili (l’ultima della scala della considerazione) leggittimano in qualche modo questa violenza sulle donne. Donne, aggiunse Arundhati che in alcuni casi sono considerate un peso sociale, un problema. Questo, purtroppo avviene già alla nascita della donna. La scrittrice in modo tranchant dichiara quasi commossa che il livello di “progresso economico” dell’India moderna, non corrisponde affatto al profilo di civiltà, di progresso e di umanità richiesto ad un paese, finche persiste questo clima di violenza contro le donne.

La violenza che si sta consumando a danno delle donne in maniera inequivocabile in India e in diverse parti del mondo, vedi il caso della piccola Malala in Pakistan, riduce e mortifica la nostra stessa Esistenza  rendendola  pressoché nullo ed inesistente. In quanto la Donna che ne è la generatrice inconfondibile è polverizzata e vituperata e ridotta a nullo. Purtroppo. Quindi il nostro grido di dolore e di Indignazione che si unisce alle milioni di voci indiane non è solo  a difesa delle donne, a tutela e in salvaguardia dell’Esistenza di ciascuno di noi, figli, creature della Donna di cui siamo immagini e somiglianza.

Dunque le nostre voci per maggior diritti di tutela, di sostegno, di protezione dei nostri volti e cuori femminili. Le nostre voci contro le ingiustizie, le ipocrisie dei politici che possano essere anche delle donne che curano piu’ i loro interessi svendendosi a uomini anziché impegnarsi per le loro comunità e le loro collettività di donne e di uomini. Le nostre voci debbano rimanere come delle candele accese in fondo al tunnel dell’odio, del razzismo, della discriminazione di genere e della violenza sulle donne, sui bambini, sugli uomini e sull’ambiente, il creato appunto.

A tutte le donne indiane vittime dello stupro e della violenza e in particolare alla studentessa di cui nome significava Tesoro che ne se è andata, che ha consegnato il respiro ai suoi nobili Antenati dell’altra sponda del fiume Gange dedico questa breve  narrazione della Arundhati Roy che traggo da dio delle piccole cose:


…Ammu accese la radio mandarino. Una voce d’uomo crepito’ fuori. Una canzone inglese inglese che non aveva mai sentito. Sedeva li’ al buio. Una donna solitaria e splendente che guardava il giardino ornamentale della sua acida zia ascoltando un mandarino. Ascoltando una voce che veniva da lontano e si espandeva nella notte. Navigando su laghi e fiumi. Sulle dense cime degli alberi. Oltre la chiesa gialla. Oltre la scuola. Sobbalzando sulla strada di terra. Salendo su per i gradini della veranda. Fino a lei. Non ascoltava quasi la musica. E osservava la frenesia degli insetti che svolazzavano attorno alla luce, facendo a gara a chi si ammazzava prima. Le parole della canzone le esplosero nella testa:


There’s no time to lose

I heard her say

Cash your dreams before

They slip away

Dying all the time

Lose your dreams and you

Will lose your mind


Non c’è tempo da perdere

L’ho sentita che diceva

Spendi i tuoi sogni prima

Che scivolino via

E muoiano

Se perdi i tuoi sogni

Perderai la testa

 

 

 

 

 

Category: Donne, lavoro, femminismi, Osservatorio internazionale

About Jean-Pierre Piessou: Jean-Pierre Sourou Piessou è nato nel Togo nel 1961 ed è arrivato in Italia nel 1990 per studiare. Dopo la laurea in filosofia e teologia conseguita a Roma nel '97 presso l'Università Pontificia ha lavorato per 18 mesi come venditore di libri porta a porta, Attualmente è responsabile dell'Ufficio stranieri della Cisl a Verona. Ha fondato con Alloune Blaye musicista e cantautore, conoscitore della tradizione orale africana, la rivista on line Slysajah (www.slysajah,com), rivista e progetti tra Africa e Europa Il suo nome africano Sourou significa “calmo tranquillo paziente”

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