Bruno Giorgini: La Torre, la Strage, il Voto

| 19 Marzo 2015 | Comments (0)

 

 

 

 

Mercoledì 18 marzo si dispiegano tre eventi, disastrosi per la civile convivenza e l’intera civiltà euromediterranea. Viene inaugurata la Torre grattacielo della BCE (Banca Centrale Europea) a Francoforte. Un gruppo di jihadisti in piena Tunisi sequestra decine d’ostaggi, quindi ne fa strage. In Israele Nethaniau e la destra peggiore annunciano la loro vittoria nelle elezioni.

Sono tre passi forti verso una guerra, anzi più guerre; tre passi verso un mondo sempre più pervaso di totalitarismo; tre passi verso un mondo di diseguaglianze sempre più abissali; tre passi verso un mondo dove sempre più si affermano forme di razzismo e di apartheid; tre passi verso un mondo dove sempre più si violano i diritti degli individui e dei popoli, commettendo in serie crimini contro l’umanità. Sono tre vittorie del fanatismo e dei fanatici che si tengono per mano: i fanatici della finanza, i fanatici del jihad, i fanatici israeliani nazional nazionalisti e religiosi.

Cominciamo dalla Torre costata un miliardo e trecento milioni di euro (1.300.000.000 leggetelo in cifre per rendervi conto quanto è lungo) ci dicono le cronache. Il simbolo dei fanatici della finanza che vogliono imporre la dittatura del capitale liberista sull’intero globo. La Torre grattacielo guarda il mondo dall’alto. Di lassù gli umani che camminano per strada, vanno al lavoro, o s’aggirano cercandolo, le persone che amano, studiano, mangiano, bevono, respirano, piangono e ridono, sono poco più che piccole formiche operaie funzionali all’accumulo di capitale, di danaro, anzi neppure danaro ma fantasmi come i derivati cui non corrisponde alcuna merce ma solo uno smisurato potere di oppressione e sfruttamento che  propagano inviando segnali – metastasi- che viaggiano alla velocità della luce. La Torre BCE è lo scettro fallico testimone della violenza feroce con cui finanzieri, banchieri e mercanti agiscono per fare a brani il mondo; lo scettro fallico testimone delle diseguaglianze estreme che finanzieri banchieri e mercanti  impongono al 99% degli esseri umani per annichilirne la libertà, rendendoli sottomessi.

Nell’immediato si propongono di stritolare la piccola Grecia governata da Syriza  che forse credeva bastasse l’investitura popolare per discutere da pari e trovare se non comprensione almeno ragionevolezza. Invece la troika (CE, BCE, FMI) sempre si erge minacciosa, a dispetto dei giochi di parole. Ma se dal punto di vista economico – della tecnica per così dire – nulla osta a una ricontrattazione del debito greco, si tratta di briciole infinitesime sul mercato finanziario europeo e mondiale, l’economia essendo sempre economia politica, Syriza deve o piegarsi non rispettando il mandato del suo popolo, oppure, se si ribella, prepararsi a uscire e/o essere buttata fuori dall’euro e dall’Europa, nel tentativo di ridurla a una miseria ancor più miserrima di quella che già le hanno imposto.

Fa pena ascoltare Hollande – già socialista – che, partito baldanzoso per ricontrattare con Merkel le condizioni d’austerità e uscito a pezzi con la coda fra le gambe fin dal primo colloquio, oggi col dito alzato fa il mestrino dando lezioni di austerità alla Grecia. Fa rabbia ascoltare Merkel che riafferma la sua egemonia al prezzo dei sacrifici altrui, lei capo di quella Germania che sul debito degli altri e sull’euromarco ha speculato arricchendosi ben oltre le sue endogene capacità produttive e d’accumulazione.

Sotto l’Eurotower alcune migliaia di compagne/i hanno tentato di contestare l’evento, ma erano pochi, eravamo pochi rispetto all’enormità dell’evento. Assumiamo questa azione di dissidenza, disobbedienza e ribellione come l’inizio simbolico di una resistenza che non sarà breve e neppure facile, ma è l’unica possibilità di mantenerci liberi. Sperando che in un qualche momento sotto quella Torre saremo a milioni, come accadde a Parigi l’11 gennaio, per occuparla e magari trasformarla in una grande casa popolare, un HLM, come dicono in Francia, una Habitation à Loyer Modéré, una casa a affitto moderato. Ma non è l’unico fronte di resistenza cui siamo chiamati.

La strage di Tunisi significa una azione armata – l’ennesima – di annientamento e distruzione nell’ambito della guerra globale scatenata dal Jihad, il cui cuore è daesh, il sedicente stato islamico totalitario. Una guerra in/civile combattuta da un esercito transnazionale che dai monti afghani via Pakistan traversando il Medio Oriente arriva fino al Nordafrica con propaggini in Centrafrica, Nigeria, Niger, Mali. Derubricare il Jihad a terrorismo è una imbecillaggine, che lascia inermi, istupiditi. L’armata di daesh è valutata in circa centomila uomini – ma se pure fossero solo (!) cinquantamila non cambierebbe molto – che ricevono un regolare soldo come in ogni esercito, e occupa un’area vasta quanto la Francia, senza misurare le sue punte avanzate in Libia, Mali,  Nigeria. Una guerra contro gli eretici, i blasfemi, gli apostati, i crociati e chi più ne ha più ne metta. Perchè sulla guerra si fonda la sua forma e sostanza totalitaria.

La guerra legittima la dittatura, e viceversa la dittatura legittima la guerra, secondo un meccanismo già sperimentato nella storia. Daesh si fonda sulla guerra, e sulla charia, la giustizia islamica che pratica il terrore contro i civili, magari per inavvertenza non abbastanza obbedienti, qualcuno persino osa ascoltare musica. Una guerra che nè i bombardamenti della coalizione anti isis guidata dagli USA, nè le iniziative del residuo esercito iracheno con l’appoggio dei pasdaran iraniani come il tentativo fallito di riprendere la città di Tikrit, riescono non dico a vincere ma, per ora, nemmeno a arginare, se si esclude la resistenza vittoriosa dei kurdi e delle kurde a Kobane.

A proposito di Jiahd e daesh circola un’altra idiozia, che essi siano figli di un oscuro ritorno al passato, barbari eruttati dal Medioevo. Il totalitarismo che li ispira è invece figlio limpido della filosofia occidentale, in specifico tedesca nel nome di Heidegger. Se alla parola Allah sostituite l’Essere e/o lo Spirito, che per l’appunto s’incarna nello stato, e al Corano sostituite Mein Kampf, i due modelli appaiono analoghi, con l’uso della guerra come atto fondativo e gli ebrei, razzialmente estranei all’Essere, che devono essere sterminati. Inoltre dal proselitismo alla propaganda – video hollywoodiani di crudeltà, social network, uso abile e esteso della rete con modulazioni che vanno dalla ricerca di giustificazioni alla simpatia fino al vero e proprio aggancio in vista del reclutamento – dalle tattiche di guerra psicologica e informatica, fino alle strategie di combattimento e terrore, tutto fa pensare a un moderno apparato politico militare, con competenze tecnologiche e scientifiche non indifferenti nel campo della logistica, delle comunicazioni, dell’intelligence. Quando si grida allo scandalo perchè jihadisti in preda al demone della“barbarie primitiva”distruggono opere antichissime della storia umana, non si capisce che essi questo fanno esattamente per colpire l’immaginario occidentale onde fiaccarne lo spirito, proprio come i nazisti bruciavano i libri.

Inoltre simbolicamente per fare tabula rasa del vecchio,  affinchè si apra lo spazio vuoto su cui costruire il nuovo ordine. Il sistema daesh dispone inoltre di rilevanti abilità e expertise finanziarie e non solo. Si pensi a quanto costa mantenere un sistema del genere in soldi ma anche in cibo energia – per esempio estrarre e vendere il petrolio, avere benzina – armi veicoli documenti d’identità. Altro che esercito dei poveri senza scarpe. Pare invece ragionevole supporre che al sistema daesh collaborino, se non lo ispirano, esponenti dell’oligarchia finanziaria e dei mercanti di armi, molti a mio avviso, quindi pezzi di stati, l’Arabia Saudita e il Qatar hanno certamente almeno una mano in pasta (e in tasca) mentre la Turchia chiude occhi e orecchie al gran maneggio che daesh organizza sul suo territorio e al confine, per non dire dei tecnici, ingegneri, chimici, meccanici, informatici, medici, biologi e tutti gli altri che servono, al seguito. Probabilmente le strategie sono definite in modo flessibile da una sorta di consiglio d’amministrazione che vede insieme mercanti (di armi , denaro ecc.), parti del clero islamista, strateghi e generali provenienti dall’esercito di Sadam Hussein e di Gheddafi, esponenti della borghesia araba che mal sopporta la possibile democrazia. Non è un complotto ma un insieme di interessi che si coalizza e struttura in funzione della guerra, per ripartire in modo diverso da quello attuale profitti e poteri, con un sottofondo comune, il totalitarismo appunto e metodi che possiamo tranquillamente chiamare fascisti, se non nazisti.

Ora ciascuno di noi deve decidere se sono o non sono fatti nostri, salvo qualche attentato. Nel caso siano fatti nostri altra strada non c’è salvo combattere lo jihad su tutti i piani, ovunque. Personalmente ho molti dubbi su quasi tutto, ma non sul fatto che questo impasto di ideologia e interessi che chiamiamo Jihad debba essere sconfitto e ridotto all’impotenza.

Dopo i finanzieri della Tower e gli assassini di daesh  ci capita anche che Benjamin Natanyahu – il governante più a destra che Israele abbia mai avuto – annunci la sua netta vittoria alle elezioni. Questo fa presagire un governo che accentuerà tutte le politiche discriminatorie oppressive e repressive fino all’apartheid nei confronti dei palestinesi, con installazioni coloniali nei territori dell’ANP (Autorità Nazionale Palestinese) sempre più diffuse e provocatorie. Anche Netanyahu ha bisogno per governare di uno stato di guerra permanente, virtuale e reale, seppure nel quotidiano probabilmente a bassa intensità. Egli ha dichiarato finito il tempo dei due stati, quello di Palestina e quello d’Israele, e lavora esplicitamente per il grande Eretz Israel, uno stato nazionalista e religioso  che si estenda fino al Giordano, senza scrupoli e agendo con brutalità. Ora lo stato d’Israele nasce nel 1948 dentro frontiere internazionalmente garantite, il che gli era in qualche modo dovuto dopo il genocidio nazista, epperò non sta scritto da nessuna parte che si debba difendere una politica simil fascista, o, se preferite fanaticamente nazional religiosa. Anzi anche su questo versante bisogna attrezzarsi per il dissenso e la resistenza.

Siamo al terzo fronte di resistenza, per di più fronti frattali e mobili, che non possono essere tracciati con la stessa sicurezza che si ha disegnando un triangolo. Con faglie di frattura che traversano le nostre città e la nostra convivenza civile. Per cui non rimane altro che mettersi all’opera con pazienza, per quel che ciscuno può.

 

 

 

 

Category: Osservatorio internazionale, Politica

About Bruno Giorgini: Bruno Giorgini è attualmente ricercatore senior associato all'INFN (Iatitutp Nazionale di Fisica Nucleare) e direttore resposnsabile di Radio Popolare di Milano in precedenza ha studiato i buchi neri,le onde gravitazionali e il cosmo, scendendo poi dal cielo sulla terra con la teoria delle fratture, i sistemi complessi e la fisica della città. Da giovane ha praticato molti stravizi rivoluzionari, ha scritto per Lotta Continua quotidiano e parlato dai microfoni di Radio Alice e Radio Città. I due arcobaleni - viaggio di un fisico teorico nella costellazione del cancro - Aracne è il suo ultimo libro.

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