Appello internazionale: Stop alla repressione e alle uccisioni di curdi in Turchia
Il 15 gennaio 2016 la polizia nella provincia di Kocaeli nel nordovest della Turchia ha arrestato 14 dei firmatari nell’ambito di perquisizioni domiciliari. Secondo dichiarazioni della procura dello stato, 21 docenti dell’università di Kocaeli sono indagati per “propaganda terroristica” e “sobillazione del popolo«. Inoltre gli accademici avrebbero infranto il famigerato articolo 301 del codice penale, “offesa della nazione turca, dello stato della Repubblica di Turchia e delle istituzioni e degli organi dello stato”
Cari Accademici e Scenziati Italiani,
Vi inviamo l’appello firmato da più di 1128 accademici e accademiche della Turchia che trovate qui di seguito in italiano e altre lingue europee.
Come ben sapete, il governo dell’AKP, per mettere a tacere tutti coloro i quali non condividono la crudeltà e i massacri che sta commettendo, sta attaccando tutte e tutti con ogni mezzo.
Gli accademici e le accademiche che hanno firmato questo appello, il giorno stesso sono stati minacciati da Presindente Recep T. Erdogan e addirittura sono stati aperti procedimenti contro i loro e alcuni sono stati sollevati dal loro incarico e arrestati.
Facciamo appello a tutte le accademiche ea tutti accademici di firmare questo appello e di manifestare la propria solidarietà con gli accademici e le accademiche in Turchia.
Con preghiera di massima divulgazione per la raccolta una campagna di raccolta firme.
Inviare le adesioni a: info@retekurdistan.it
UIKI Onlus & Rete Kurdistan
2. APPELLO (Firmato dal 1128 accademici in Turchia)
Noi, gli accademici e le accademiche e gli scienziati e le scienziate di questo paese non saremo parte di questo crimine!
Lo Stato turco, a Sur, Silvan, Nusaybin, Cizre e in molte altre località, attraverso coprifuoco della durata di settimane, condanna i suoi cittadini e le sue cittadine a morire di fame e di sete. In condizioni di guerra, interi quartieri e città vengono attaccati con armi pesanti. Il diritto alla vita, all’incolumità fisica, alla libertà, all’essere al sicuro dagli abusi, in particolare il divieto di tortura e maltrattamenti, praticamente tutte le libertà civili che sono garantite dalla Costituzione turca e dalle Convenzioni Internazionali vengono violate e abrogate.
Questo modo di procedere violento messo in pratica in modo mirato e sistematico, manca di qualsiasi fondamento giuridico. Non è solo una grave ingerenza nell’ordinamento giuridico, ma lede le normative internazionali come il Diritto Internazionale, che sono vincolanti per la Turchia.
Chiediamo allo Stato di mettere immediatamente fine a questa politica di annientamento e espulsione nei confronti dell’intera popolazione della regione, che tuttavia è rivolta essenzialmente contro la popolazione curda. Tutti i coprifuoco devono essere immediatamente revocati. Gli autori e i responsabili di violazioni di diritti umani debbono renderne conto. I danni materiali e immateriali lamentati dalla popolazione vanno documentati e risarciti. A questo scopo chiediamo che osservatori indipendenti nazionali e internazionali abbiano libero accesso alle zone distrutte per poter valutare e documentare la situazione sul posto.
Invitiamo il governo a creare le condizioni per una soluzione pacifica del conflitto. A questo scopo il governo deve presentare una roadmap che renda possibile un negoziato e che tenga conto delle richieste e della rappresentanza politica del movimento curdo. Per coinvolgere l’opinione pubblica in questo processo, al negoziato debbono essere ammessi osservatori indipendenti provenienti dalla popolazione. Con questo manifestiamo la nostra disponibilità a prendere parte di nostra libera volontà al processo di pace. Ci opponiamo a tutte le misure repressive mirate all’oppressione dell’opposizione sociale.
Chiediamo l’immediata cessazione della repressione dello Stato contro le cittadine e i cittadini. Come accademici e accademiche e scienziati e scienziate, così manifestiamo che non saremo parte di questi crimini e prenderemo iniziativa nei partiti politici, in parlamento e nei confronti dell’opinione pubblica internazionale, fino a quando le nostre richieste troveranno ascolto.
Category: Guerre, torture, attentati, Osservatorio internazionale