Emilia come Ragione

Ma davvero la microtax sulla plastica manderà in malora la packaging valley emiliana? (La quale, sia detto per inciso lavora quasi intera per mercati esteri dove questo tipo di balzelli li staccano con cipiglio ben più fiero). Se c’è un servizio offerto a gratis a Salvini non è in questo ‘insostenibile’ gravame ma nell’incauta drammatizzazione pubblica che ne hanno fatto Bonacini e tutta la marmaglia renziana al seguito.

A neanche tre mesi dal voto le inadeguatezze nei messaggi sono plateali. Contrapporre alla valanga ideologico emozionale della destra la razionalità calcolante degli indicatori locali (pur’anche evidenti) e i distinguo programmatici è come pretendere di svuotare il letamaio con un cucchiaino istoriato di perline. Del resto le elezioni regionali sono sempre intimamente politiche. Nulla a che vedere con quelle municipali.

Compagni, amici e conoscenti, sia ben chiaro. Questa è davvero la madre di tutte le battaglie. Uno scontro politico a tutto campo. Uno scontro ideologico. Una questione identitaria. Il sangue di noi tutti. Se l’Emilia sarà conquistata non sarà una normale alternanza. Cadrà immantinente il governo giallo-rosso e la sinistra italiana sarà trasformata in una cava di rovine che gli ardenti democrats vaganti nei dintorni potranno usare come pisciatoio.

Una conquista, Così sarà celebrata la vittoria dai fascio-leghisti. Sarà come una ‘resa dei conti’. Di segno opposto a quella di settanta e più anni fa narrata nel Novecento di Bertolucci. Il Gennaio 2020 contro il 25 Aprile del ’45. Che i barbari siano un’accozzaglia di gente molta della quale composta di energumeni ignari della storia e di qualsivoglia ideologia, non conta. Questa sarà la lettura. Il copione, anche se gli attori non conoscono che poche battute. Un passaggio epocale. La destra trionfante non sarà interpretabile come un fisiologico raddrizzamento di torti, malefatte, incurie amministrative, deviazioni e revisionismi. Un segnale da reinterpretare. Non festeggerà la caduta del Pd infiltrato di liberismo ed opportunismo renziano. Il peana sarà un altro. La caduta dell’Emilia rossa, della sua identità socialista delle origini (non della sua forma vigente scolorita) e della sua democrazia socialmente partecipata. E insieme delle culture coeve del cristianesimo sociale dei Dossetti e dei Gorrieri e del repubblicanesimo civile. L’Emilia Costituzionale. Sarà uno sbrego, uno stupro. Una violenta reazione iconografica. Una sepoltura. Dopo la quale il socialismo emiliano riposerà come damnatio memoriae, come il comunismo nei paesi dell’est.

Ogni lotta identitaria ha un contenuto iconografico. Lo sapeva bene Guazzaloca (pur’anche un signore rispetto a questi trogloditi) quando ebbe in sorte di prendersi Bologna per un mandato. Data la sua indole moderata si guardò bene dall’intaccare il tessuto monumentale (del resto qui incarnato da una miriade di spogli cippi in memoria dei partigiani: quanto di più spiritualmente scabro si possa immaginare). Coadiuvato dalla curia biffiana si limitò a infiorare la città di statue (da padre Pio a San Petronio) che dovevano segnalare il passaggio identitario: la bonomia vernacolare contro l’idea tragica dell’emancipazione, dalla città rossa alla città barocco pontificia, e insieme massonica. Sebbene fosse un guazzabuglio l’intento era nondimeno chiaro. Staccare la cultura politica egemone dalle radici di senso comune.

La battaglia iconografica di Guazzaloca fu una forma di localismo civico, un leghjsmo soft in salsa petroniana. Nulla di paragonabile a quel che accadrebbe con la vittoria della nuova destra fascio-leghista. Cioè la definitiva resecazione della cultura politica nella quale la regione si è identificata sino a farne la sua coscienza territoriale specifica.

Ma lo sapeva bene anche Renzi, infatti la distruzione del Pd e della sinistra è stata essenzialmente una tabula rasa simbolica.

Che cosa spinge i ceti sfavoriti verso la destra ? In un dibattito di qualche giorno fa Alleva ha usato una formula sintetica: la rassicurazione di un posto stabile in fondo a una gerarchia forte. Un patto hobbesiano: sicurezza contro sottomissione. La realtà che si cela dietro l’illusione dell’eguagliamento nel sovranismo. Se è la sicurezza la posta dello scontro, è la nostra idea della sicurezza come emancipazione ed elevazione nella dignità sociale che è di nuovo in gioco. Come fu da principio.

In un discorso alla vigilia di Stalingrado Stalin abbracciò con forza la narrazione patriottica: evocò Puskin, Tolstoj e la grande letteratura russa, la grandezza della civiltà slava contro la barbarie del nazismo. Ed è questo impulso patriottico, malgrado l’indebolimento dell’esercito operato dalle purghe staliniane, che valse la vittoria.

C’è bisogno di allestire una narrazione di combattimento, non un congresso autocritico. Non è il momento. Un libro, un documento identitario, un Manifesto. Un verbo da impugnare. Dietro il quale si marci uniti, Con un sound. Che parli del carattere sociale, democratico e civile dell’Emilia. Terra di emancipazione e di libertà piantata nell’Europa. Che si ispiri ai nostri padri, anche se siamo stati indegni. A mio padre Mario. Una narrazione patriottica regionale. Se ne dovrebbero fare promotori gli intellettuali, gli artisti, i narratori, i musicisti che hanno tratto dal country emiliano la loro linfa ispiratrice. E tutto il resto a seguire

Partiamo con almeno sei punti di deficit (almeno stando alle europee). Per vincere bisognerebbe trarre almeno tre punti percentuali alla destra, tre al M5S e altri tre all’astensione. Impresa ardua. Se proprio dobbiamo cadere almeno che avvenga mentre siamo in piedi.