Yuri Herrera: Non dobbiamo aver paura che la poesia entri nella narrativa
Gian Luca Valentini ha intervistato per “Inchiesta” Yuri Herrera uno dei più significativi scrittori giovani messicani (è nato a Actopan nel 1970) di cui Pino Cacucci ha tradotto in lingua italiana per la casa editrice La nuova frontiera di Roma La ballata del re di denari (2011) e Segnali che precederanno la fine del mondo (2012).
1. La leggenda pre-colombiana fa da sfondo al tuo ultimo libro uscito in Italia dal titolo Segnali che precederanno la fine del mondo. Di che cosa tratta? Ho notato che esistono differenze tra il mito e il contenuto del libro. Perché hai fatto queste scelte come l’uomo che sostituisce il cane della leggenda….
La narrativa messicana del discendente di Mitclan è stato uno dei punti di partenza che ho considerato quando iniziai a scrivere questo romanzo. Mi sono piaciute molto le immagini presenti in questo tipo di narrativa ed ho pensato che mi sarebbero servite come struttura, come colonna portante del romanzo. Appena ho cominciato la ricerca sul soggetto, ho iniziato a mettere insieme sempre più elementi della cosmovisione pre-colombiana anche se ho evitato di scrivere un libro storico o archeologico. Ecco perché ho usato questi elementi liberamente, senza vincoli. Volevo soprattutto che il lettore sentisse l’influenza di questo altro mondo diverso, senza dover consultare per forza testi specializzati in materia. Per quel che riguarda Chucho, egli è una sorta di cane guida (da ricordare che in alcune parti della Spagna, per “chucho” s’intende un cagnolino piccolo).
2. L’eroina del libro, che si chiama Makina, è una donna. Ella deve raggiungere il fratello dopo aver superato 9 prove. Perché hai scelto una donna in un mondo come viviamo governato, cioè, dal maschilismo?
Non ho riflettuto molto nel prendere quella decisione. Mi è venuta automaticamente, come se ci fosse qualcosa di innato, certo, scontato. Ero consapevole che si trattava di un viaggio particolare e che questo viaggio avrebbe dovuto esser intrapreso da una donna, da un tipo di donna forte ed intelligente e così è stato fatto.
3. Mi sorprende sempre il tuo modo di scrivere dotato di una grande cultura. Chi sono i tuoi eroi o eroine letterarie? Anche se, devo dire, il tuo modo di scrivere è davvero originale, difficile da accostare a qualcuno se non a te stesso, a Yuri Herrera proprio, mi ripeto, per la sua spiccata originalità. Che ne pensi?
Mohamed Ali è un mio eroe, quello di sempre, egli non è mai fuggito da una sfida, anzi, l’ha sempre vinta con stile. Ma credo che tu faccia riferimento agli scrittori. Ce ne sono parecchi: Mercé Rodoreda, Daniel Sada, Dashiell Hammett, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Josefina Vicens, Boris Vian, tra i primi che mi vengono in mente. Spero di aver imparato qualcosa da loro anche se non sono la persona migliore per giudicare ciò o per giudicare la mia originalità. Si è originali nel momento in cui smettiamo di pensarci.
4. La strada di Makina è una strada di confine proprio come quella da cui tu provieni. Che ne sai ora della tua terra d’origine? Molti film parlano della terra di confine tra gli Stati Uniti d’America ed il Messico. Hai mai pensato di scrivere un libro che parli solo ed esclusivamente di questo problema? Molti ti considerano uno scrittore Narcos ma io non ne sono affatto d’accordo. Dimmi che ne pensi…El real maravilloso…
Vivo a New Orleans e mi reco spesso in Messico rimanendoci a lungo. Dirigo laboratori di scrittura, scrivo in riviste e quotidiani locali, sono attivo politicamente, ecco perché sono sempre informato di quanto avviene quotidianamente in quella nazione. Per quel che riguarda il confine, ho scritto brevi storie, saggi e racconti che si svolgono proprio là. Ora, però, sono più interessato a quello che io chiamo “Lo Fronterizo” e cioè a qualcosa che riguardi l’instabilità delle forme linguistiche e di quelle d’identità più che a qualcosa che accade fisicamente al confine.
5. Passiamo ora al libro La ballata del re di denari (“Trabajos del reino”), un libro che spiega alla perfezione il mondo dei magnati e dei loro scagnozzi. Hai qualche aneddoto da raccontarmi, qualcosa di più da dirci sul libro…
Ho scritto quel libro quando stavo vivendo a El Paso, proprio sul confine anche se avevo famiglia ed amici dal lato messicano. Spesso mi recavo a fare acquisti a Juarez per comprare prodotti alimentari e per far visita alle mie cantine preferite. Sapevo già che volevo scrivere un racconto che intrecciasse arte e potere e i miei modelli si fondavano sulle relazioni tra gli artisti di corte e i loro sovrani. Misi insieme le cose, le mie esperienze e le mie conoscenze culturali riguardanti il confine e le amalgamai nel mio progetto. Ne venne fuori il racconto di cui parlavi.
6. In Italia i tuoi racconti sono stati tradotti da Pino Cacucci. Lo conosci? Conosci i suoi libri?
Ci siamo contattati, specialmente per i libri precedenti. Abbiamo amici comuni e so che è uno scrittore molto stimato.
7.Quanti LUPO ci sono là fuori nel mondo odierno?
In ogni nazione, in tempi diversi ci sono sempre state persone vicine al potere, intellettuali, consulenti, artisti. La storia di Lupo non ha città o luogo, può succedere ovunque.
8. Che idea ti sei fatto sulla morte?
Non ci sto a pensare troppo. Ne ho già abbastanza con quanto i tempi ci fanno vedere e avere a che fare con essa che non ho tempo ulteriore da dedicarle.
9. Noto che i tuoi racconti, i tuoi libri in generale, sono pieni zeppi di poesia, un modo davvero speciale di scrivere romanzi. Che mi dici?
Credo che tutta la letteratura si basi sull’operazione poetica che consiste nel ricreare il mondo attraverso il linguaggio. Ma ciò che scrivi non è così scontato o ovvio o evidente. C’è dietro una costruzione che non è casuale, non puoi trovarla per caso e questa è l’operazione poetica, il compito della poesia. Non dobbiamo aver paura che la poesia entri nella narrativa, intendo in questo modo.
10.Chi sono i Narcos? Chi sono i Re di Denari?
Non ho capito se fai riferimento al mio libro o se alla realtà e quindi ti rispondo in tutti e due i modi. Per quel che concerne il racconto, il Re non è qualcuno che ho preso dalla realtà, ma un personaggio modellato pensando alla diversità di persone di potere che si trovano in questo mondo e non lo ho cercato solo fra coloro che trattano con la droga. Nella realtà di tutti i giorni, invece, i Narcos messicani sono spettri che trovi in ogni angolo delle città, tra i ricchi della nazione, tra i politici, tra i corruttori che si sono comprati persino i poliziotti.
11. Sei un Mellon Fellow. Che cosa vuol dire? Qual è lo scopo di questa fondazione?
Ho ricevuto una Mellon Fellowship per le mie ricerche e per aver insegnato a Tulane. La fondazione promuove i dibattiti e le inchieste nelle discipline umanistiche, tra le tante altre cose. Eccoti il sito dove i lettori possono trovare qualche notizia in più: http://www.mellon.org. Ti preciso che attualmente non sono più un Mellow Fellow poiché ho finito il mio periodo di fellowship. Attualmente sono assistant professor a Tulane.
12. Sto aspettando con molta impazienza, lo confesso, il tuo nuovo libro La transmigrazione dei corpi (non so ancora come verrà tradotto in italiano). Ti chiedo per cortesia di dirmi qualcosa…Di che cosa parla? I tuoi titoli sono sempre un discreto pugno nello stomaco…Sai se c’è una data di uscita in Italia e con quale editore?
Il libro narra della storia di un uomo che vuole davvero starsene a casa, perché fuori c’è un’epidemia e perché in casa con lui c’è la donna con cui vuole passare il resto dei suoi giorni. Sfortunatamente, l’uomo deve uscire per risolvere i problemi di un uomo con cui ha accumulato un debito enorme. Una volta fuori, si troverà di fronte a persone da difendere e svilupperà una sua nuova versione di etica.
Category: Arte e Poesia, Libri e librerie
Un’intervista eccezionale ad un artista straordinario. Grande lavoro! Onore ad Inchiesta che l’ha pubblicata! Fatene più spesso
Un’ottima intervista, complimenti a Valentini e a voi che l’avete pubblicata. Herrera è uno dei più bravi scrittori degli ultimi anni.